Un lavoro che è partito con il reperimento di 111 etichette poste in esame, 82 di Barbera d’Asti Docg e 29 Barbera d’Asti Docg Superiore, con 5 sessioni degustazioni alla cieca e bottiglie anonimizzate. Un modo per elaborare un quadro analitico in grado di restituire tutta la complessità della Barbera, che cambia in sfumature chimiche e organolettiche in base all’area di provenienza, segno di grande ricchezza e versatilità di un vitigno così identitario.
Da un punto di vista di caratterizzazione enologica, la correlazione tra i profili sensoriali della Barbera d’Asti e le caratteristiche chimico-fisiche ha portato produrre dati utili per la classificazione dei vini. Da un punto di vista di caratterizzazione territoriale, avvenuta in primo luogo con la divisione dell’areale di produzione in territori distinti da omogeneità produttiva e condizioni pedoclimatiche equiparabili, sono state invece effettuate delle micro-vinificazioni suicampioni provenienti da 13 zone differenti rappresentate da altrettanti vigneti, le quali hanno portato a identificare caratteristiche peculiari e distintive in modo da favorire una caratterizzazione della denominazione sulla base di aree omogenee, ciascuna definita grazie alle caratteristiche chimiche e sensoriali dei vini prodotti.
I risultati, oltre a delineare una mappatura ancora più circostanziata delle zone della Barbera d’Asti aprendo nuovi spazi di valorizzazione e comunicazione per il futuro, serviranno anche a sostenere nuovi studi nella ricerca enologica a partire da un’area e una denominazione apprezzata in tutto il mondo. Un progetto realizzato grazie all’importante sostegno di Regione Piemonte e Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, che confermano di credere e investire nella ricerca attraverso l’appoggio a interventi concreti che ricadono virtuosamente sulle aziende e sul tessuto produttivo del territorio.
«La Fondazione Cassa di
Risparmio di Asti ha sostenuto questo progetto del Consorzio finalizzato a
caratterizzare e valorizzare la Barbera, vino simbolo e prodotto trainante per
la viticoltura e l’economia del nostro territorio dove le imprese hanno
contribuito ad elevarne la qualità e l’immagine» ricorda Mario Sacco (foto sopra) , Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.
«Il progetto della caratterizzazione ha portato un triennio di lavoro intenso e operativamente articolato in due fasi – spiega Vincenzo Gerbi, Professore Ordinario di Enologia all’Università di Torino –La prima è stata un’indagine dei vini Barbera d’Asti Docg presenti sul mercato, per effettuare una ricognizione generale del prodotto; la seconda quella delle micro-vinificazioni in condizioni uniformi, per far emergere unicamente le caratteristiche del territorio di provenienza delle uve, eliminando di fatto l’intervento della singola azienda. I risultati dimostrano una qualità alta e piuttosto uniforme delle uve, ma caratteri differenti di espressione, segno di una grande versatilità del vitigno. Questo, in termini pratici, può consentire ai produttori di avere più spazi di programmazione commerciale, di intercettare fasce di mercato che possano accogliere una singola espressione del vino. Da un punto di vista scientifico, inoltre, abbiamo avuto la possibilità di ampliare la banca dati della Barbera d’Asti, utile a futuri sviluppi nella ricerca».
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