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giovedì 24 dicembre 2015

La Sicilia del vino protagonista di “Boss in incognito” su RAI2

 
 
Sarà Federico Lombardo di Monte Iato a svelare al grande pubblico televisivo una storia imprenditoriale di successo del vino dell'isola, raccontata nel vivo della vendemmia. In prima serata, alle 21.10,  Lunedì 28 dicembre, gli appassionati del vino potranno vivere l'emozionante ciclo della vite sotto il sole della Sicilia.
 
Il grande vino di Sicilia conquista il prime time su RAi 2 con la seconda puntata di "Boss in incognito", in onda il prossimo lunedì 28 dicembre, nel pieno delle feste di fine anno.
 
Sarà l'azienda Firriato, questa volta, il set televisivo di questo programma, seguito da oltre 2 milioni di telespettatori, centrato su persone, lavoro e sentimenti. La scelta di ambientare nel mondo del vino la seconda storia della trasmissione prodotta dall'Endemol per RAI DUE, sta suscitando già grande interesse tra appassionati e addetti ai lavori.
 
Non esistono, infatti, precedenti simili: l'aver realizzato in un ambiente agricolo e in piena vendemmia, le riprese di una trasmissione così congeniata, ha richiesto un surplus di attenzione per la troupe e le maestranze impegnate nella raccolta e nelle lavorazioni in cantina. Uno spaccato di "vita vera" colto in una delle realtà vitivinicole che hanno contribuito ad affermare il prestigio e la reputazione del vino siciliano nel mondo. Federico Lombardo di Monte Iato e la famiglia Di Gaetano hanno aperto alle telecamere la loro azienda e le loro storie personali, raccontando il valore della terra, del lavoro in campagna e dell'umanità di chi ci vive e lavora. 
 
Ma chi è realmente il prossimo boss? “Creatività, immaginazione, conoscenza. Questi requisiti sono sufficienti per delinearci il dinamismo e la versatilità del personaggio. Un giovane imprenditore capace di entrare in questo mondo per una doppia passione: l'amore per la moglie Irene e per quell'universo di emozioni che il  vino riesce a generare per chi lo produce.  Federico Lombardo di Monte Itatoda 3 anni in cantina si occupa di produzione e marketing, puntando all’esaltazione dei valori green, dell’innovazione del dialogo costante coi winelovers. 
 
La trasmissione di Boss in incognito da Firriato chiude un 2015 stellare per il marchio siciliano. Gli sorride il mercato, ha inaugurato nel giro di pochi mesi tre wine resort nei territori d'elezione,  c'è una nuova generazione in campo e a fianco di Salvatore e Vinzia Di Gaetano. La figlia Irene col marito Federico Lombardo di Monte Jato, nel solco di questa tradizione, stanno scrivendo una nuova pagina della storia di questa azienda.

www.firriato.it    

giovedì 17 dicembre 2015

LO STORICO VERMOUTH DI TORINO COCCHI E IL PANETTONE:L'ABBINAMENTO DEL NATALE 2015

 

 
 
Lo Storico Vermouth di Torino di Cocchi e il  panettone: un nuovo legame Torino - Milano in cui la casa Giulio Cocchi crede e che propone per sondare nuovi affascinanti accompagnamenti per il suo Vermouth di Torino, campione delle classifiche di settore nel mondo.
Il Vermouth Cocchi, dalla sua riedizione, ha saputo catalizzare l'attenzione dei bartender internazionali inaugurando un felice rinascimento dell'intera categoria.

E proprio il Vermouth rappresenta l'abbinamento inedito e sorprendente per il panettone, dolce simbolo della realtà gastronomica del nord Italia. Come la cultura più autentica del panettone sta tornando a emanciparsi dal solo consumo del periodo natalizio, così quella del Vermouth sta superando i confini classici dell'aperitivo o del fine pasto.

La felice combinazione è già stata proposta il 1° ottobre scorso, all’inaugurazione del Panettone Day Temporary Store di Braims e Novacart in corso Garibaldi a Milano: in quest’occasione sono state presentate in anteprima le golose variazioni sul tema panettone realizzate dai finalisti del concorso Panettone Day 2015 accompagnate dallo Storico Vermouth di Torino di Giulio Cocchi.

Ma l’abbinamento torna straordinariamente di attualità per tutto il mese di dicembre, nell’esclusiva cornice dell’Excelsior Hotel Gallia di Milano dove fino al giorno di Capodanno, in una sorta di count-down festivo, Terrazza Gallia presenta degli abbinamenti tematici tra i panettoni firmati Da Vittorio e i Vermouth Cocchi. Il team di mixologist di Terrazza Gallia, che guiderà gli ospiti nella scelta dell’abbinamento e delle degustazioni, ha creato un menù ad hoc per il Natale 2015, che da una parte include i grandi classici firmati Cocchi in degustazione esclusiva per Terrazza Gallia, dall’altra cinque nuovi cocktail a base di Vermouth, ispirati alle festività, che andranno ad arricchire le attuali proposte in carta.
Sempre al Gallia il Vermouth di Torino concluderà anche il Gala di Natale dell’associazione dei grandi chef internazionali Euro-Toques guidata da Enrico Derflingher, che presenterà in questa occasione la Guida 2016.
 
Anche a Roma, i panettoni artigianali di Attilio Servi sono stati degustati con il Vermouth di Torino Giulio Cocchi.
La ricetta tradizionale dello Storico Vermouth Cocchi, formulata nell'Ottocento ad Asti, prevede l’uso di erbe come la china e il rabarbaro per tingere leggermente di ambra  il bel vino chiaro, insieme allo zucchero imbiondito preparato sul fuoco come per la crème caramel che, con il colore, dona anche una nota speciale “croccante” al gusto e arrotonda tutti i sentori amari.
Tra le erbe e spezie aromatizzanti sono protagonisti l’artemisia e gli agrumi che con la china donano equilibrati toni amaricanti in finale.

Il gusto complesso del Vermouth Cocchi, caratterizzato da vibranti note di cacao e arancio amaro e da sentori lievemente balsamici si sposa a quello altrettanto ricco del panettone.

A dimostrazione della riuscita del connubio, Cocchi inoltre firma un proprio panettone, una piccola produzione tutta astigiana di pasticceria artigianale in cui l’uvetta viene fatta rivivere nel Vermouth per portare al dolce le note caratteristiche del vino aromatizzato e i canditi al limone di Sicilia esaltano il gusto e si affiancano a datteri e prugne nell’impasto: il panettone al Vermouth Cocchi si può acquistare in questi giorni nell’enoteca nella cantina di Cocconato in via Stazione, 2.
 
 
 

PIETRO COLLA EXTRA BRUT METODO CLASSICO



UNA TRADIZIONE CHE SI TRAMANDA DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
 Il Metodo Classico extra brut di casa Colla, blend di pinot nero e nebbiolo, porta il nome del più giovane della famiglia e il segno indelebile della filosofia aziendale
Non è usuale incominciare a raccontare la storia del proprio vino parlando degli altri; ma l’identità, e la solidità della famiglia Colla si misurano anche sulle differenze rispetto alle mode, ai cliché, ai dettami fragili del mercato.
 E’ così che Pietro Colla, figlio di Tino e nipote di Beppe, racconta la genesi e la natura dell’extra brut a dosaggio zero che rappresenta, a sorpresa, uno dei capisaldi qualitativi della produzione vinicola di famiglia.
 I Colla, ancora prima di cominciare a produrre Barolo e Barbaresco, già nel 1911 erano identificati come enologi spumantisti. E questa è una grande parte della loro anima e, senza alcun dubbio, un segno importante della storia e della filosofia aziendale.
Parla Pietro, figlio di Tino e nipote dell’altro Pietro, il nonno sciampagnista (così cita il foglio di congedo dell’arruolamento durante la Prima Guerra Mondiale) nato nel 1894; Pietro ha trentacinque anni e già le idee molto chiare, come vuole la tradizione di famiglia: “Il Franciacorta conta 12 milioni di bottiglie, il Prosecco intende arrivare a 1 miliardo di bottiglie entro 10 anni.
Ci siamo posti la domanda, inevitabile: e Pietro Colla Extra Brut? Come si può collocare all’interno di un panorama costituito da colossi e potenze commerciali? Qual è la sua natura?”.
La domanda è legittima: si parla infatti di una produzione che si aggira tra le 6.000 e le 8.000 bottiglie l’anno in media.
Perché questa variabilità, Pietro?  “Perché, semplicemente, non tutti gli anni si produce il Pietro Colla extra brut. Questo metodo classico pas dosè nasce per il 90% dalle uve pinot nero coltivate su una vigna di 3 ettari circa; uve che il Pietro Colla condivide con un altro vino aziendale, il Pinot Nero Campo Romano.
E poiché noi Colla, da sempre, abbiamo come unico riferimento produttivo quello di seguire la natura e le sue scelte, se l’annata è stata fresca il pinot nero viene utilizzato per produrre lo spumante; se il clima, al contrario, è stato più caldo, la vendemmia è buona per il Campo Romano, Langhe DOC Pinot Nero 100%.
Per questo motivo non abbiamo spumantizzato il pinot nero nelle annate come il 2007, mentre in altre annate abbiamo anche raddoppiato la produzione. Si seguono la natura e le sue scelte, perché la qualità dell’uva sia assolutamente alta e costante. Poderi Colla non compra uve e non compra vino, e la base di partenza deve essere ottima. Altrimenti non si produce il vino. E’ la natura che deve supportare la produzione, e non viceversa”.
Il Pietro Colla Extra Brut Metodo Classico è il connubio di due grandi uve rosse: il pinot nero e il nebbiolo. Extra brut, pas dosé, blanc de noirs, secchissimo: la caratteristica principe è la sua grande struttura. Il pinot noir garantisce finezza, eleganza, bevibilità; il 10% di nebbiolo gli dà una struttura che da solo non avrebbe.
Ad oggi l’annata in commercio è la millesimata 2012 che, spesi 3 anni sui lieviti, presenta caratteristiche di freschezza, una bella acidità e profumi primari, netti e puliti, di rosa e piccoli frutti rossi. La storia e recenti assaggi ci parlano di un’evoluzione ottima: “vinoso”, complesso ed elegante al naso, pieno, equilibrato e potente al palato, con sensazioni finali di velluto. Il Pietro Colla viene vinificato esclusivamente in acciaio, senza passaggi in legno.
“Nel 2014 il nonno Pietro avrebbe compiuto 120 anni, ed è dal 1909 che la famiglia Colla produce spumanti: prima per grandi case vinicole, da ultimo come Prunotto e ora con la nostra etichetta Poderi Colla.
Sentiamo forte, inscindibile il legame con la sua persona e la sua natura di maestro spumantista; e altrettanto fortemente condividiamo la sua filosofia, che è tuttora quella della nostra famiglia: la capacità di saper aspettare che la natura dia i suoi frutti”. Perché, come scrisse Pietro Colla già nel 1957 – e la citazione stupisce per la sua longevità e la sua contemporaneità: “in questi tempi sempre più anonimi e frettolosi, per gli uomini (oltre che per il vino) la gran virtù è la pazienza”.
 

 


 


PODERI COLLA

San Rocco Seno d'Elvio, 82 - 12051 Alba (CN)

www.podericolla.it

Tino e Pietro Colla

lunedì 7 dicembre 2015

“Di Vite e d’Acqua – Uva, Fuochi, Cuochi”


 
Ecco il nuovo volume edito da Il Cucchiaio d’Argento ispirato alla storia e alle tendenze che si respirano tra le mura della Distilleria Bonaventura Maschio


 

E finì tutto nero su bianco. Ma non solo, ci fu anche il colore, grazie all’emozione degli scatti fotografici. Racchiuse in 96 pagine sarà così possibile scoprire le storie e le tendenze dellastoricadistilleria di Gaiarine: Bonaventura Maschio. Edito da Il Cucchiaio d’Argento sta arrivando sugli scaffali delle librerie “Di Vite e d’Acqua – Uva, Fuochi, Cuochi”.

Le esperienze di unimportanteproduttoreche, dopo aver coraggiosamente intrapreso la strada dei distillati d'uva, si avvicina alla cucina per sperimentarne con alcuni grandi chef del nostro Paese e con Il Cucchiaio d'Argento, le infinite possibilità di utilizzo. Un racconto in parole, immaginie in più di venti ricette realizzate da grandi chef e pasticceri quali Moreno Cedroni e Corrado Assenza, Marco Stabile e Simone Padoan, Marcello Trentini, Luciano Monosilio e Luca De Santi, oltre a una sezione di proposte inedite de Il Cucchiaio d'Argento.

«Questo volume – spiegano Andrea e Anna Maschio, che al fianco del padre Italo rappresentano la più giovane generazione dell’azienda di Gaiarine - racconta la storia di un prodotto italiano innovativo, ma ben ancorato al suo territorio e alla tradizione. Spiega agli appassionati di cucina e di gastronomia i segreti, replicabili e alla portata di tutti, di cuochi italiani di statura internazionale per sperimentare e stupire i propri ospiti».

«Ho curato personalmente testi e immagini – aggiunge Stefano Caffarri, direttore delle Iniziative speciali de Il Cucchiaio d’Argento – con la collaborazione della redazione del più famoso e autorevole ricettario di cucina italiana. Il Cucchiaio d’Argento, con oltre due milioni di copie venute e tradotto in 10 lingue, scopre nuove vocazioni, e forte della propria autorevolezza affronta con spirito contemporaneo la sfida digitale così come progetti editoriali originali e moderni per portare in libreria nuovi concept di volumi illustrati inusuali e interessanti».

A garanzia della qualità dei contenuti il marchio Il Cucchiaio d’Argento le firme di grandi cuochi, di grandi pasticcieri e l’arte narrativa e fotografica di Stefano Caffarri. Splendide immagini aggiungono infatti all’opera non solo chiarezza espositiva ma anche potere evocativo. Un volume imperdibile perché illustra gli aspetti produttivi ed umani della ricerca della famiglia Maschio, un riferimento in materia di distillati: la ricerca, il pensiero, gli ingredienti.

 

IL CUCCHIAIO D’ARGENTO

Di Vite e d’Acqua – Uva, Fuochi, Cuochi

96 pagine, cartonato | Formato: cm 21 x 29,7 | Prezzo di copertina: € 19,00

ISBN: 7212882 | disponibile on-line dal 10 dicembre

 

 

Informazioni:
DISTILLERIA BONAVENTURA MASCHIO | Via Vizza, 6 | 31018 GAIARINE (TV) |
www.primeuve.com

UN VIDEO EMOZIONALE SULLA VENDEMMIA


REALIZZATO  DA WINERAM PRODUCTIONS

 

 

“LaVendemmia” è questo il nome scelto per il primo cortometraggio realizzato in Italia dalla casa di produzione americana Wineram Production, con base in California. Un progetto nato dalla sinergia con GranVia Società&Comunicazione, azienda siciliana leader nel settore delle Media Relations. La realizzazione di questo primo video inaugura un percorso di importanti produzioni televisive e documentaristiche per il mercato statunitense e dell'area del Pacifico.

 
Nel mese di settembre la troupe americana è stata ospitata in Italia per assistere e documentare uno dei momenti più significativi della tradizione del Bel Paese: la vendemmia. Quattro cantine e tre territori vitivinicoli d’eccellenza: Donnafugata e CVA Canicattì in Sicilia, Masottina in Veneto e Tenute Rubino in Puglia.

Il progetto nasce dall’esigenza di raccontare, fuori da ogni stereotipo, il significato profondo e ancestrale che si cela dietro la vendemmia. A differenza dei paesi del “Nuovo Mondo” dove questa parola si riferisce alla semplice raccolta delle uve, in Italia assume invece un valore più forte e simbolico, che affonda le sue radici in una cultura millenaria. Un viaggio in Italia che esplora e racconta attraverso immagini ad alto impatto emozionale e scenografico i luoghi e i volti di una esperienza che ogni anno accomuna tutti gli italiani, ciascuno con le proprie differenze regionali.

Si comincia con la vendemmia in Sicilia di Donnafugata, marchio storico del vino siciliano, raccontata da Josè Rallo, voce e volto di un'azienda del vino entrata tra i "grandi dell'eccellenza italiana”. La famiglia Rallo ha accolto la produzione italo-americana nelle sue tenute: le Cantine storiche di famiglia a Marsala; la Tenuta di Contessa Entellina e la tenuta di Khamma sull’isola di Pantelleria dove era in corso la vendemmia dello Zibibbo. Una vendemmia particolare e un territorio  estremo, dove la coltivazione della vite diventa un fatto eroico, tanto da ricevere il riconoscimento dell'Unesco, con l'inserimento, nel novembre 2014, dell'Alberello di Pantelleria tra i  beni immateriali dell’Umanità. Restando sempre Sicilia, altro territorio ed altro clima, per documentare la grande biodiversità del continente vitivinicolo rappresentato dall'isola: l'agro di Agrigento con la vendemmia nella Valle dei Templi e nelle Terre del Nero d’Avola – nei luoghi del mito e della Storia -  dove Giovanni Greco, Presidente della Cooperativa CVA Canicattì, ha riunito in una virtuosa ed efficiente realtà vinicola orientata all’eccellenza, i migliori viticoltori di quest’angolo della Sicilia sud-occidentale. La voce e il volto della viticoltrice Egle Corvaja è stata scelta per rappresentare questa nuova dimensione del vino al femminile, dove i ritmi della campagna coincidono con quelli delle persone, nel segno di un'alleanza d'equilibrio tra uomo e natura.

Il viaggio alla scoperta dell’Italia prosegue in Veneto, un territorio che nell’immaginario collettivo americano e mondiale richiama subito due simboli assoluti di italianità: Venezia e il Prosecco. La città lagunare e le colline di Conegliano-Valdobbiadene fanno da sfondo al racconto della Wineram Production affidato alle parole sincere e toccanti del giovane Federico Dal Bianco della cantina Masottina, una delle realtà vinicole più interessanti e innovative dell’area storica e più pregiata del Prosecco, con le sue etichette pluripremiate dalla stampa estera di settore. Una testimonianza affidata alle nuove generazioni di produttori storici che, in modo nuovo, rinnovano quanto si è definito nel passato, forgiando, di riva in riva, un territorio unico al mondo. Un percorso narrativo in immagini che lega questi territori alle Alpi e al mare sino alla Città di Venezia.

Altro territorio italiano, altra storia produttiva, questa volta nel Salento, a Brindisi: una terra magica dove nascono quelli che sono chiamati i grandi vini del Sole come il Primitivo e il Negroamaro. Ad ospitare la troupe americana Tenute Rubino, realtà fortemente legata al territorio che ogni anno apre al pubblico la bellissima tenuta di Jaddico per la “Vendemmia delle donne”. Un evento che consente a tutti di partecipare attivamente alla raccolta delle uve di Susumaniello, varietà reliquia della tradizione salentina a rischio estinzione, oggetto di un encomiabile lavoro di salvaguardia da parte di Luigi e Romina Rubino. Punto di forza di questo appuntamento è il team delle donne di Tenute Rubino che come in passato, cantano tra i filari i temi della tradizione contadina salentina. Un momento di nostalgia che richiama a un mondo arcaico fatto di poche, piccole e semplici cose che la frenesia moderna ha dimenticato. 

 

Link video “LA VENDEMMIA”: https://vimeo.com/146004354

 

 

 


 

 

 

domenica 6 dicembre 2015

Un museo per raccontare la storia di Costa di Bussia


 

L’azienda della famiglia Sartirano apre le porte agli enoturisti con visite guidate e con uno spazio museale dedicato alla storia della Tenuta

Siamo a Monforte, nella zona cosiddetta della Bussia, un terroir capace di regalare dei grandi vini, amati e apprezzati in tutto il mondo. La storia di Costa di Bussia, già conosciuta come Tenuta Arnulfo, si identifica con questo angolo di Langa e vanta una storia documentata che ne fa una delle aziende più antiche della denominazione. Era la fine del 1800 quando Luigi Arnulfo, un farmacista di Cherasco, prese in mano le terre di quella che allora era conosciuta come Cascina Bertoroni per incominciare a produrre in maniera strutturata un vino che fin da subito si confrontò con un mercato ben più ampio di quello locale. In un’epoca in cui le relazioni commerciali tra le Langhe e il resto del mondo erano ancora tutte da sviluppare, vi furono rapporti costanti tra la Tenuta Arnulfo e i mercati esteri, primo fra tutti il Nord America: questi contatti sono ampiamente documentati da lettere e diari esposti oggi nel Museo Storico Luigi Arnulfo ospitato all’interno della Tenuta, uno spazio che ripercorre la storia del farmacista vignaiolo, il suo lavoro, le sue intuizioni commerciali.

Costa di Bussia dal 1988 è guidata dalla famiglia Sartirano che è custode della storicità dell’azienda. Fin da subito l’obiettivo di Paolo e Guido Sartirano è stato quello di proseguire nel solco della tradizione, puntando su vini capaci di esprimere al meglio le peculiarità proprie della Bussia. Tutto questo con un occhio di riguardo per l’enoturismo: la cantina, circondata a 360° gradi da 11 ettari di vigneti aziendali, oltre al Museo, vanta una grande sala degustazione che chiude il percorso di visita e tre suite affacciate sulle vigne, stanze dotate di ogni confort e ad oggi messe a disposizione di clienti e giornalisti.

L’intera struttura nelle scorse settimane è stata presentata a tour operator e guide professioniste per incentivare l’afflusso di visitatori a Costa di Bussia. Racconta Paolo Sartirano: “La posizione dell’azienda e la qualità dei vigneti ci hanno convinti fin da subito a ragionare in un’ottica enoturistica che ha influenzato tanto la progettazione della sala degustazione quanto degli spazi ricettivi. Inoltre, quando abbiamo rilevato la Tenuta, durante i lavori di restauro della Cascina, abbiamo trovato tante tracce del lavoro fatto da Luigi Arnulfo: lettere, diari ma anche attrezzi, vecchie bottiglie. Testimonianze che ci parlano di un uomo che per la sua epoca fu un vero e proprio innovatore e che merita di essere ricordato come un protagonista della storia del nostro territorio. Da qui l’idea del Museo che oggi rappresenta per noi motivo di orgoglio e che vorremo ulteriormente ampliare per offrire ai visitatori uno scorcio quanto più possibile ampio sulla storia della Bussia”.

Per prenotare la visita alla cantina e al Museo Storico Luigi Arnulfo e per maggiori informazioni scrivere a: visit@costadibussia.com.

 


Costa di Bussia

12065 Monforte d’Alba (CN) Località Bussia, 26
Tel. +39 0173 731136
Fax +39 0173 731418
www.costadibussia.com
info@costadibussia.com

 

giovedì 3 dicembre 2015

Clavesana, un impegno a 360° per il territorio, il bue, il Dolcetto, il Dogliani.


 
 


 

Ancora una volta, per due weekend consecutivi (dal 5 all’8, per la Fiera del Bue Grasso di Carrù (Cn)
e dall’11 al 13/12, con l’invito alla stampa e la partecipazione a “Terre Originali”), Clavesana scende in campo per mostrare al pubblico ciò che in realtà la grande cantina fa in silenzio tutto l’anno, a 360°: lavorare a sostegno del territorio delle “sue” Langhe e della loro anima più profonda, l’agricoltura.

 


C’era una volta una Langa meno pettinata, dalle radici profonde ma poco appariscenti, dove lavoravano agricoltori bravi ma poco “in vetrina”, si allevava una razza nobile ma poco conosciuta, come la Fassona, e si coltivavano vigne di Dolcetto, il vino identitario del territorio, ma per qualche ragione meno valorizzato di altri. In breve, c’era una Langa “marginale”. Per notorietà, non certo per valore.
Per farli emergere, e trasformare la marginalità in originalità, da alcuni anni a dicembre Clavesana | www.inclavesana.it, la cantina-madre del Dolcetto e del Dogliani, mette in campo una serie di iniziative mirate a valorizzare presso il grande pubblico e la stampa peculiarità ed eccellenze del suo territorio.
Il momento non è scelto a caso: è quello che ruota attorno alla celebre Fiera del Bue Grasso di Carrù (Cn), la più antica e affascinante fiera agricola d’Italia, appuntamento fortemente radicato che racchiude in sè il senso della ruralità langarola. E di cui Clavesana è da sempre orgoglioso sponsor. La fiera celebra infatti anche il bollito, fedele compagno del “più amichevole dei vini piemontesi”, il Dogliani, che di Clavesana è simbolo e core business. La Cantina è inoltre uno dei più attivi sostenitori della Casa-Museo della razza piemontese (www.casadellapiemontese.it ), promossa da Anaborabi - l'Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Piemontese - il primo museo del genere realizzato in Italia e il secondo in Europa dopo la Maison du Charolais di Charolles, che si appresta a diventare una tappa obbligatoria per allevatori, turisti e gourmand che vogliano approfondire la razza bovina autoctona più diffusa in Italia.
Appuntamento centrale della manifestazione della Fiera del Bue Grasso, celebrato nel foro boario, sarà come al solito l'animatissima Asta del Bue, fissata quest’anno per domenica 8/12.
Il programma di Clavesana per accendere i riflettori sul territorio prosegue però anche nel weekend dell’11-13/12, quando alcuni giornalisti delle più importanti testate italiane saranno ospiti della cantina per una “full immersion” nel mondo delle Langhe, del Dolcetto, del Dogliani e delle sue tradizioni, a cominciare dalla tipica colazione carrucese a base di bollito, con degustazioni comparative, visite alle cantine dei viticoltori e cene a base di piatti tipici del territorio.
L’appuntamento-clou, nel quale vanno idealmente a confluire tutti gli elementi della tre giorni, sarà domenica 13/12 alle 9.30 nella Chiesa di Sant’Anna delle Surie di Clavesana (Cn), con la quarta tappa di quella che fino al 2014 si chiamava “Da Terra marginale a Terra originale: come possiamo aiutare le nuove generazioni a riappropriarsi della nostra Terra e dell’Agricoltura“ e che oggi, a riprova dei progressi compiuti nell’ambizioso cammino, si chiama semplicemente “Terra Originale”.
Si tratta del progetto pluriennale, sostenuto fin dall’inizio da Clavesana, dedicato al futuro sostenibile dell’agricoltura in Langa e basato su tre “pilastri”: la mappatura del territorio, un concorso nazionale per nuovi progetti di aziende agricole e un osservatorio permanente. Lo scopo è individuare una via concreta per armonizzare attività agricola, identità locale, redditività e paesaggio.
 A sottolineare la volontà di fare dell’incontro non solo un’opportunità di approfondimento tecnico, ma anche di divulgazione e di presa di coscienza dei valori della ruralità, grande spazio verrà dedicato alla presentazione del volume “A come…Agricoltura. Dal Paleolitico ad Expo 2015”, il manuale di storia del mondo agricolo edito da Sometti e scritto dai giornalisti Giulia Bartalozzi (responsabile comunicazione dell’Accademia dei Georgofili) e Matteo Bernardelli (collaboratore di AgroNotizie e portavoce dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia).
 Un altro tassello – spiega il direttore di Clavesana, Anna Bracco – di un’attività di valorizzazione del territorio intrapresa da anni: attraverso la divulgazione delle sue eccellenze e della sua identità, puntiamo a far apprezzare la qualità dei nostri vini, che certo può essere meglio compresa se accompagna alla conoscenza dei luoghi e dei valori da cui essi prendono vita”.
 
 

mercoledì 2 dicembre 2015

PINOT NERO E HOFSTÄTTER: NASCE UN NUOVO GRAND CRU ALTOATESINO


 
 

Appena lanciata sul mercato la prima etichetta di “Ludwig Barth von Barthenau Vigna Roccolo”, vino proveniente dalla particella di Pinot Nero più antica della tenuta Barthenau e della vocata zona di Mazon


Dopo aver legato indissolubilmente il suo nome ai vitigni Pinot Nero e Gewürztraminer, il produttore Martin Foradori Hofstätter arriva sul mercato con un’altra selezione: il Pinot Nero “Ludwig Barth von Barthenau Vigna Roccolo”. Da decenni la famiglia Foradori Hofstätter coltiva con grande passione e maestria questa nobile varietà: con questa nuova etichetta sono state sottolineate le sfumature del vigneto più antico del territorio di Mazon.

 La Vigna da cui prende il nome il vino, appunto, si trova nel cuore di Mazon, mentre il termine “Roccolo” ricorda la classica torretta che veniva utilizzata per l’uccellagione. La trascrizione di questo antico nome nel catasto fondiario è rimasta inosservata per decenni e solamente grazie al caso è stata riscoperta di recente. È il vigneto più antico di Mazon, della stessa epoca di quello storico di Ludwig Barth von Barthenau, risalente alla fine del 19° secolo e reimpiantato dal nonno di Martin Foradori Hofstätter nel 1942. La Vigna Roccolo viene ancora oggi coltivata con la classica Pergola altoatesina e grazie alla oramai anziana età dei ceppi, la resa per ettaro non supera mai i 35 ettolitri per ettaro.

Seguendo la tradizione Hofstätter nel contraddistinguere i propri Cru e renderli inconfondibili, l’etichetta oltre al nome catastale della particella porta anche la menzione Vigna. Questa dicitura in Alto Adige garantisce la provenienza del vino da una particella ben definita, anche a ulteriore garanzia della sua origine.

Il Pinot Nero e la zona di Mazon sono strettamente legati alla famiglia Foradori Hofstätter. Alla fine degli anni ’30, il nonno di Martin acquistò tre masi con annessi terreni dai discendenti di Ludwig Barth von Barthenau. Quest’ultimo era un chimico con cattedra a Vienna che nell’Ottocento portò il Pinot Nero nei suoi vigneti sull’altopiano di Mazon.

 

Nel 1959 Paolo Foradori, padre di Martin, vinificò il suo primo Pinot Nero. Questo in controtendenza rispetto agli altri produttori dell’Alto Adige, dove, a quell’epoca, dominava la varietà d’uva Schiava. I successi di Paolo Foradori ben presto hanno condizionato le scelte dei vignaioli confinanti, che a loro volta hanno concentrato le loro forze su questo vitigno. Oggi la zona di Mazon è una delle poche aree viticole dell’Alto Adige in cui domina un vitigno mentre in altre zone si punta ancora su tipologie diverse. A Mazon, invece, ci si concentra quasi esclusivamente sulla varietà che dà i frutti migliori.

Grazie al lavoro della famiglia Foradori Hofstätter, il nome rinomato dell’altopiano di Mazon  è così diventato sinonimo di eccellenza nella produzione del Pinot Nero. Con la vendemmia 2012 è nata questa nuova etichetta, destinata a sottolineare ulteriormente il legame della famiglia con questo grande vitigno a livello mondiale.

Altre info: http://www.hofstatter.com/it