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giovedì 25 novembre 2021
Le Giornate del Gran Bollito Misto con il bue grasso di razza Piemontese e il cappone San Damiano Dal 5 al 30 dicembre in macellerie, agrimacellerie, ristoranti, agriturismi e gastronomie in provincia di Asti
Fiera del Bue Grasso e del Manzo di Nizza M. - domenica 5 dicembre 2021
mercoledì 24 novembre 2021
NUOVO PANETTONE PERA E CIOCCOLATO: L’ALLEANZA PIEMONTESE TRA ALBERTENGO E GOBINO
LA NOVITÀ DEL NATALE 2021 DELL’AZIENDA DI TORRE SAN
GIORGIO (CN) NASCE DA UNA PARTNERSHIP CON LA CIOCCOLATERIA ARTIGIANA DI TORINO.
OLTRE UN MILIONE E MEZZO DI LIEVITATI ALL’ANNO, EXPORT IN 27
PAESI E NUOVI PROGETTI AGRICOLI IN ALTA
LANGA
Un’alleanza «made
in Piemonte», quella tra Albertengo Panettoni di Torre San Giorgio (Cn) e Guido
Gobino di Torino, nata in vista del Natale 2021: è il nuovo Panettone Pera e
Cioccolato creato dall’azienda cuneese in partnership con la
cioccolateria artigiana torinese. Si tratta di un panettone della Selezione
Piemonte, in cui sono protagoniste materie prime prodotte nella regione.
Dalla “regina” dell’Alta Langa, la Nocciola
Piemonte IGP delle Langhe coltivata
nella Tenuta San Giorgio Pian delle Violette, azienda
agricola della famiglia Albertengo a Levice, in Alta Langa. La Tonda Gentile è riconosciuta come la migliore nocciola al
mondo, e viene utilizzata sia nella glassa che nella decorazione dei Panettoni.
Altra materia prima è il burro di
panna ricavato da latte piemontese,
trasformato da un’azienda vicinissima ad Albertengoin una filiera controllata
per garantire gusto e qualità. E infine, il Moscato delle colline di Santo Stefano Belbo, dolce e aromatico, un’eccellenza vinicola piemontese.
Un’alleanza con la loro terra che si rinnova anche
in importanti investimenti in Alta Langa: dal 2012, Albertengo ha avviato un
progetto agricolo per produrre Nocciole Piemonte IGP
delle Langhe.
«Nove anni fa abbiamo cominciato a mettere insieme
i terreni e a sistemare l’area a corpo unico che oggi è la nostra Tenuta San Giorgio Pian delle Violette a
Levice – dicono Livia e Massimo Albertengo, titolari
dell’azienda con mamma Caterina
- 14 ettari tutti impiantati a nocciole. Sono 7 mila piante, di cui la metà
entrate in produzione nel 2019. L’obiettivo è di utilizzare solo la nocciola
prodotta nella nostra azienda per glassaree decorare i nostri lievitati».
Il Panettone Pera e
Cioccolato, ricco di morbidi pezzi di pera e gocce di cioccolato Guido Gobino,
ricoperto con glassa e decorato con nocciole intere, va ad aggiungersi agli
altri tre prodotti realizzati con materie prime piemontesi che completano la
Selezione Piemonte: il Panettone Gran Moscato, glassato, decorato con
nocciole intere senza scorze di agrumi; il Panettone Classico Glassato,
decorato con nocciole intere, uvetta e canditi; e il Panettone Classico
senza glassa con uvetta e canditi.
Oltre trent’anni di Panettone ai vini
Albertengo nasce in
Piemonte, una terra di grandi vini e di forte cultura enologica: misurarsi con
ricette che esaltano questo ingrediente e questa tradizione straordinaria è
stato un passo importante e allo stesso tempo una sfida. Così alla fine degli
anni ‘80, sollecitati da clienti e amici, la famiglia Albertengo ha iniziato a
utilizzare il vino come ingrediente del Panettone. Sono stati pionieri: i primi
esperimenti sono stati fatti con il Moscato d’Asti, a cui si sono aggiunti i
passiti di Moscato, il passito di Pantelleria, la grappa, i distillati e,
ultimi, il Brachetto d’Acqui e il vin santo. All’impasto non vengono aggiunti
solo vini dolci: funzionano anche unioni meno convenzionali, come quelle con
Fiano, Torcolato e Albana. La produzione di panettoni al vino ha raggiunto
dimensioni importanti: quasi un quarto della produzione Albertengo. Sono
disponibili in tutti i formati, da 100 grammi a 20 chili.
Moscato
Passito: specialità nata
dall’unione tra il dolce e pregiato Moscato Passito dei Vignaioli di Santo
Stefano Belbo e il soffice impasto del Panettone Albertengo. Ricco di morbida
uvetta, ricoperto con glassa e decorato con mandorle.
Brachetto
d’Acqui: una grande specialità
nata dall’incontro tra il dolce e profumato Brachetto d’Acqui Docg Giulio
Cocchi e il soffice impasto del Panettone Albertengo.
Vin
Santo: una grande
specialità nata dall’incontro tra l’intenso e aromatico Vin Santo Santa
Cristina Valdichiana Toscana e il soffice impasto del Panettone Albertengo.
ALBERTENGO
PANETTONI E COLOMBE|LA STORIA
Maestri
dell’arte bianca già dalla fine dell’Ottocento, gli Albertengo sfornavano pane
fresco ogni mattina per gli abitanti di Torre San Giorgio, in provincia di
Cuneo, in un’antica panetteria ai piedi del Monviso.
Negli
anni Cinquanta del secolo scorso Domenico Albertengo, che aveva ereditato il
mestiere dai suoi nonni, intuì che era arrivato il momento di aggiungere
qualcosa di nuovo alla produzione di famiglia e iniziò a preparare i suoi primi
panettoni e colombe alla piemontese: nel soffice impasto dei lievitati
Albertengo, la grande conoscenza dell’arte della panificazione, dei segreti
della lievitazione naturale e dell’importanza di materie prime di qualità
rappresentarono fin da subito le chiavi di un successo straordinario; i riconoscimenti
non si fecero attendere.
Insieme
a Domenico, all’epoca giovanissimo, c’era la moglie Caterina, che lo affiancava
e credeva in lui e nei suoi progetti. Ancora oggi, da presidente, Caterina
segue con occhio attento le scelte, la crescita dell’azienda e dei nipoti Giorgia
e Amedeo, figli di Massimo e futuri eredi della Albertengo. Insieme a
lei, i figli Livia e Massimo: con circa un milione e mezzo tra panettoni e
colombe prodotte ogni anno, Albertengo sa riunire la sapienza della pasticceria
artigianale ai metodi di lavorazione e alla garanzia di qualità di una grande
azienda moderna.
Lo slogan aziendale è: «I Piemontesi sono fatti di un’altra pasta!».
domenica 14 novembre 2021
CIA sulla Nocciola Piemonte “Per difendere la qualità è decisiva l’alleanza con il mondo della ricerca”
Venerdì scorso presentate a Nizza Monferrato le novità per la corilicoltura
Le ricerche del CNR e dell’Università Cattolica di Piacenza
Aziende innovative: il Vivaio Roveta con le prime piante di nocciolo con Dna certificato
Economia circolare: dagli scarti della nocciola risorse preziose per la cosmetica e la nutrizione
Il presidente nazionale Dino Scanavino: “Dal Pnrr una spinta alla tracciabilità di filiera”
***Il Premio Agrestino 2021 al giornalista Paolo Monticone***
La Nocciola è una grande risorsa per l’agricoltura piemontese, per difenderla e valorizzarla è sempre più importante l’alleanza tra i corilicoltori, il mondo della ricerca e l’Università. Il convegno promosso da Cia Agricoltori Italiani di Asti – venerdì 12 novembre al Foro Boario di Nizza Monferrato – ha confermato quanto questa relazione possa essere virtuosa e promettente per consentire alle aziende di stringere un patto sempre più forte con il consumatore finale. Certificare la Tonda Gentile dal campo alla tavola sta diventando un obiettivo raggiungibile grazie ai passi avanti fatti dalla ricerca e in parte già applicati ad alcuni processi produttivi. E’ il caso del Vivaio Roveta di Bubbio, dove sono state prodotte le prime 4000 piante di Tonda Gentile Trilobata con DNA certificato. Diego Breviario, esperto dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR di Milano, ha spiegato come - grazie al contributo dell’azienda astigiana che ha sostenuto interamente i costi del progetto - sia stata sviluppata la metodologia “FoodCode” per il Nocciolo. Il metodo assegna un profilo di DNA semplice e distintivo, leggibile da cellulare tramite codice QR.
Con il presidente Alessandro Durando, esperto corilicoltore, Cia Asti spinge l’acceleratore su innovazione e politiche di filiera che garantiscano alle aziende agricole un ritorno commisurato alla qualità del prodotto. “La corilicoltura è sempre più importante per la nostra economia, basti pensare che solo in provincia di Asti gli ettari coltivati sono più di 5700 e crescono di anno in anno – commenta Durando – dobbiamo proteggere questa produzione di qualità garantendo agli agricoltori un reddito adeguato che consenta investimenti in ricerca, tecniche di produzione all’insegna della sostenibilità, riuso degli scarti, tutele assicurative contro i danni sempre più frequenti provocati dal cambiamento climatico”.
Il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, è intervenuto sul PNRR.
L’obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è agire in un’ottica d’insieme, per costruire veri e propri “sistemi imprenditoriali territoriali” interconnessi, dove le attività produttive e le forze sociali possano fare rete per resistere meglio alle crisi. “La pandemia ha rimesso in discussione tutti i modelli di crescita. Ora la ripartenza dipende dalla capacità di interpretare il cambiamento -ha spiegato Scanavino- utilizzando le ingenti risorse a disposizione per progetti concreti e innovativi, realizzabili con tempi certi e ragionati in un’ottica più verde, digitale e resiliente, come ci chiede l’Europa con il Green Deal”.
Più in dettaglio “dovranno rientrare misure e strumenti specifici per modernizzare e digitalizzare il settore, con l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili e competitivi i produttori nazionali, avendo a disposizione tecnologie innovative a supporto delle scelte di tecniche culturali e input produttivi, razionalizzazione delle risorse, raccolta dati, tracciabilità delle filiere e blockchain, rinnovamento del parco macchine agricole”. Non meno strategica, poi, “la creazione di sistemi produttivi a vocazione territoriale, tramite un coinvolgimento attivo e condiviso tra agricoltori, artigiani, commercianti, logistica, turismo, enti locali, consumatori”.
Il settore primario “può diventare il paradigma di un nuovo modello di sviluppo in sinergia con le altre forze economiche e sociali, sostenendo una logica di progettualità trasversali tra le varie Missioni del Piano -ha concluso il presidente di Cia-. Si tratta di un’opportunità unica per consentire all’Italia di imboccare la strada della ripresa, attraverso il rilancio dei territori dal punto di vista sociale, economico e ambientale”.
Il Premio Agrestino 2021 al giornalista Paolo Monticone
Paolo Monticone, giornalista esperto di temi agricoli, direttore di testate locali, per molti anni “colonna” della comunicazione per la Cia Agricoltori Italiani di Asti, ha ricevuto venerdì 12 novembre il Premio Agrestino 2021.
Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente provinciale Alessandro Durando e dal presidente nazionale Dino Scanavino al Foro Boario di Nizza, in occasione della giornata di studio sulla corilicoltura. Componente del direttivo dei Pensionati Cia e della direzione regionale di Cia Piemonte, Monticone va a impreziosire l’Albo d’oro del Premio annuale dedicato al personaggio che si sia segnalato per la sua attività di valorizzazione e promozione del mondo agricolo e dei suoi “attori”. Dal 1987 ad oggi sono state insignite personalità della politica, della cultura, della scienza, dell’imprenditoria. Nel 2020 il Premio è stato consegnato ad enti, istituzioni pubbliche, forze dell’ordine, medici, infermieri e volontari che si sono spesi con dedizione assoluta e coraggio per contrastare l’emergenza Covid.
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SERVE LA QUARTA DOSE LA PROPONE IL BAGNA CAUDA DAY - IN ARRIVO IL BAGNA PASS CHE GARANTIRÀ ACCOGLIENZA SPECIALE NEGLI OLTRE 130 LOCALI CHE PARTECIPANO ALLA PIÙ GRANDE BAGNA CAUDA CONTEMPORANEA E COLLETTIVA AL MONDO. LA KERMESSE CONTRIBUIRÀ A FAR NASCERE IL BOSCO DEGLI ASTIGIANI
Foto di Franco Bello
Potrebbero bastare i numeri a raccontare la voglia di bagna cauda che si sta diffondendo in Piemonte. Più di 130 locali tra ristoranti, cantine storiche, agriturismo, con una disponibilità di ventimila posti a tavola, hanno aderito alla kermesse proposta per il nono anno dall’Associazione Astigiani che si svilupperà in due fine settimana (26,27, 28 novembre e 3,4, 5 dicembre)
«Il Bagna Cauda Day di quest’anno ha il profumo speciale della voglia di ripartire nel rispetto delle regole e con il consueto pizzico di ironia» ha sottolineato il direttore di Astigiani Sergio Miravalle, alla conferenza stampa di presentazione. «Tutti i bagnacaudisti che nell’ultimo fine settimana di novembre e nel primo week end di dicembre andranno nei locali aderenti riceveranno in omaggio il bavagliolone in stoffa “Quarta dose!”, firmato da Sergio Ponchione, un modo per dire che, dopo i vaccini, una bella bagna cauda aiuta a stare in salute».
È prevista anche la possibilità di avere la bagna
cauda a casa, già pronta con tutte le verdure giuste nei ristoranti che
propongono la versione «Sporta a ca’».
E la manifestazione che si è diffusa in tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta con adesioni anche in Liguria e significative presenze all’estero da Shanghai a Berlino aggiunge quest’anno un obiettivo di alto valore simbolico in tempi di cambiamenti climatici.
«Crediamo nell’azione concreta della messa a dimora di alberi – spiegano ad Astigiani - Il Bagna Cauda Day contribuirà a finanziare la nascita del Bosco degli Astigiani sulle colline di Viatosto su un terreno di oltre 5 ettari messo a disposizione del Comune di Asti dalla Banca d’Asti. Possiamo dire che andando a mangiare la bagna cauda si contribuirà così a far crescere un grande parco pubblico nel segno della sostenibilità ambientale a tutela della biodiversità».
Quest’anno il bavagliolone del Bagna Cauda Day avrà un valore in più.Basterà farsi un selfie indossando il bavaglione dell’edizione 2021 e conservare la propria foto sul telefono cellulare. Quell’immagine diventa il «Bagna pass», un lasciapassare che avrà valore fino al 21 marzo 2022 e sarà riconosciuto da tutti i locali che aderiscono al Bagna Cauda Day. Mostrando il Bagna pass in tutti i locali aderenti all’iniziativa (proprio come si fa con il Green pass) si avrà un’accoglienza speciale e un brindisi omaggio con una coppa di Asti docg o Moscato d’Asti docg. E ci sono anche decine di negozi amici del Bagna Cauda Day che a chi mostrerà il Bagna Pass, garantiranno sconti e omaggi.Con il Bagna pass si può partecipare al contest fotografico Bagna Cauda Clic sui canali Instagram e Facebook. Le migliori 12 foto saranno premiate con un magnum di Asti docg offerto dal Consorzio dell’Asti.
Basta una telefonata per prenotare
Per sapere quali sono i locali che aderiscono
all’originale formula è sufficiente andare sul sito www.bagnacaudaday.it e scorrere gli elenchi, suddivisi per aree
geografiche: Astigiano, Monferrato, Langhe, Torinese, Alto Piemonte e non solo.
Per ogni locale è pubblicata una scheda con il
numero di posti messi a disposizione e il telefono per prenotare direttamente i
propri posti a tavola.
Basta una telefonata
direttamente al numero del locale prescelto.
La
fortunata formula non cambia. Il prezzo di riferimento del piatto in tutti i
locali sarà di 25 euro. La bagna cauda potrà essere
proposta in varie versioni segnalate da
un semaforo: Come dio comanda
(rosso), eretica (giallo) o atea senz’aglio (verde). Previsto anche
il Finale in gloria con tartufo. Il
vino è proposto al prezzo di 12 euro a bottiglia.
Il Bagna Cauda Day vede alleate quattro importanti
case vinicole astigiane leader della barbera: Bava
di Cocconato, Braida di Rocchetta Tanaro, Cascina Castlet di Costigliole e
Coppo di Canelli.
Al Bagna Cauda Day aderiscono quest’anno anche la Coldiretti che ospiterà il mercatino
dei prodotti per la Bagna Cauda nella sede di Campagna Amica di corso Alessandria
ad Asti e la Cia
(Agricoltori italiani) che
avrà il suo Agrivan nel centro di Asti con assaggi di bagna cauda, proposti in
versione food street, in collaborazione con gli studenti dell’Istituto Agrario
di Asti.
La bagna cauda non è solo un piatto che coinvolge
l’intera filiera agricola, dall’olio alle verdure, ha un valore storico e
sociale, un momento di incontro a tavola che quest’anno ritorna, pur mantenendo
per chi lo vorrà anche la possibilità di ordinarla e farsela portare a casa con
tutti gli ingredienti, bavagliolo compreso.
Sono arrivate adesioni anche dall’estero. Quest’anno
tornerà a celebrarsi il Bagna Cauda Day anche in Cina grazie all’adesione
dell’associazione piemontesi di Shanghai.
All’associazione Astigiani sottolineano: «Ringraziamo
fin da ora i titolari dei locali, i cuochi e le cuoche, le centinaia di
camerieri che nei giorni del Bagna Cauda Day saranno impegnati nel rispetto
delle norme di sicurezza per far vivere al meglio l’evento nello spirito di
convivialità regolata e attenta. Torniamo in presenza, dopo l’esperienza dello
scorso anno, che fu obbligatoriamente in versione solo da asporto. Dopo le
vaccinazioni vere e necessarie crediamo che anche una “quarta dose” sottoforma
di una bagna cauda a modo suo contribuisca a tener lontani i virus visto che,
oltre alle note qualità antisettiche dell’aglio, certamente favorisce il
distanziamento sociale”.
Gadget imperdibili: Acciù portafortuna, Acciculata e il Kit del dopo bagna
Nel periodo del Bagna Cauda Day la sede di Astigiani in via San Martino 2 ad Asti, in corso Alfieri, di fronte alla pinacoteca di Palazzo Mazzetti, diventa il quartier generale della manifestazione.
Si possono trovare i bavaglioloni che il vignettista astigiano Sergio Ponchione ha disegnato con lo slogan “Quarta dose!”, un modo per dire che, dopo i vaccini veri, anche una bella bagna cauda può aiutare ad allontanare le paure e restare in salute.
In via San Martino 2 ci sono anche le Acciù in stoffa. Colorati pezzi unici portafortuna nel formato portachiavi da 12 centimetri e distanziamento sociale da mezzo metro. Se infatti si fanno baciare le due Acciù tenendole per la coda si ottiene il metro indicato per il distanziamento sociale, ancora più evidente e garantito dopo che si è mangiata la bagna cauda.
La novità di quest’anno è la confezione delle Acciculatadella Barbero: due deliziose acciughe (da 70 grammi di finissimo cioccolato fondente e al latte) proposte nella scatoletta in metallo serigrafato vintage della famosa torroneria astigiana. Un oggetto regalo sfizioso, prodotto in esclusiva per il Bagna Cauda Day.
Altro ironico gadget considerato ormai un classico dell’evento un sono i kit del dopo Bagna Cauda composti da: lattina di Molecola, bicchiere di magnesia Tortoroglio, dentifricio alle sette erbe in versione “baciamisubito”della famacia Moderna di Asti, torroncini Barbero, cremina rigenerante per la pelle della Poliphenolia ottenuta dall’uva dei vigneti astigiani.
C’è anche la versione con grappa di Moscato d’Asti della Ab selezione italianspirits di Canelli.
Il tutto può essere ordinato anche on line sul sito www.bagnacaudaday.it.
Bagna Beauty: yoga, creme e relax nella torre medioevale
Sabato 27 e domenica 28 novembre la storica Torre dei Roero Monteu, nel centro storico di Asti in via Roero, ospiterà il Bagna Beauty. Giulia Marcelli, Azienda Agricola Fratelli Durando e Poliphenolia organizzano un evento straordinario dedicato al benessere fisico e mentale.Costo 50 € a persona – Massimo 4 persone per ogni mezza giornata. Per info e prenotazioni: 338 5089194 Giulia
Bagna trekking, le camminate del Bagna Cauda Day
Una bella camminata sulle colline dell’Astigiano è l’ideale per farsi venire l’appetito e “meritarsi” ancor di più la bagna cauda. Lo propone Gabriella Lago istruttrice di Nordic Walking e guida ambientale escursionistica. In occasione del Bagna Cauda Day propone tre diversi itinerari, che si concluderanno immancabilmente in uno dei locali del circuito del Bagna Cauda Day.Per info, costo e prenotazioni: Gabriella colibriescursioni@gmail.com – cell. 333.2387218
“Sfogliamo”, la mostra mercato dei libri di enogastronomia
Vecchi libri di cucina ed enogastronomia tornano a nuova vita alla Cascina del Racconto di via Bonzanigo con la mostramercato “Sfogliamo”. Sabato 27 e domenica 28 novembre e sabato 4 e domenica 5 dicembre dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.Il ricavato della mostra Sfogliamo sarà destinato alla Croce Verde di Asti.
mercoledì 10 novembre 2021
IL SAUVIGNON ABBRACCIA IL PANETTONE (di Fabrizio Salce)
La giornata si
presenta tipica di questa stagione con le foglie delle vigne impreziosite da
mille colori che vengono dolcemente accarezzate da una leggera nebbiolina.
Anche la temperatura è autunnale e il calore di un buon bicchiere di vino è
linfa vitale per scaldare anime e corpi. C’è poi la piacevole compagnia di
alcuni colleghi della stampa enogastronomica e di un piccolo gruppo di
ristoratori.
Siamo tornati in
quella terra di Langa, Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 2014, quella Langa
che ha sempre il potere di affascinare e stupire chi la raggiunge. Le armoniose
colline, i vigneti cesellati dalla mano dell’uomo, e poi casolari, strade,
bricchi e quel nobile passato testimoniato da castelli e torri impreziositi da
tante storie.
Ci accomodiamo all’interno della cantina, seduti ad un lungo tavolo che per certi versi ricorda l’allegria delle feste popolari di paese. L’atmosfera è conviviale nel momento in cui Piergiorgio Marengo prende la parola ed inizia a raccontarci la storia della sua azienda agricola di famiglia: Poderi la Collina sita in borgata Pianezzo a Dogliani (CN).
Dogliani è quella
deliziosa località adagiata sul fondovalle, con le sue frazioni dislocate
sull’ampio territorio comunale che salgono e avvicinano i grappoli al sole.
Questa Alta Langa contraddistinta da un’agricoltura diversificata che abbraccia
pascoli e noccioleti per poi sfociare nelle cantine, alcune delle quali ormai
famose in tutto il mondo. Un territorio che vive prevalentemente di agricoltura
di cui il vino ne è parte integrante di grande rilevanza economica ed
ambientale.
E’ questa la terra del Dolcetto il cui nome deriverebbe da
“DoliumJanuae", la "Coppa di Giano".
Piergiorgio racconta dei nonni
materni Maria e Gabriele, degli anni difficili diventati proibitivi con lo
scoppio della Seconda Guerra. Per Gabriele arrivò il fronte, Africa, Grecia,
Albania e poi la prigionia, per Maria il duro compito di crescere due figli in
solitudine. La vita di quei tempi non si focalizzava sul produrre e vendere i
frutti della terra, bisognava ingegnarsi e andare oltre le colline, oltre le
montagne il naturale confine tra le verdi langhe e la Liguria. E allora Maria
caricava le damigiane di vino su di un carretto e lo trainava con la bicicletta
percorrendo le antiche via del sale. Giorni e giorni di fatica a pedali per
potere tornare con il sale, l’olio, le acciughe. Un baratto fatto a distanza
tra gocce di vino, gocce d’olio, rigagnoli di sudore e tanta paura.
Arrivarono gli anni 80, Piergiorgio prende le redini dell’azienda agricola e decide di diventare vitivinicoltore a tutti gli effetti. Acquisisce altri appezzamenti in diversi momenti fino ad arrivare agli attuali 14 ettari e le circa 100 mila bottiglie prodotte annualmente.
La qualità senza transigere, questa oggi la filosofia della cantina che propone l’intera gamma dei vitigni e dei vini locali a denominazione di origine controllata. Le peculiarità del terreno e la consona esposizione al sole, rendono le vigne di proprietà ottimali per la produzione di vini rossi importanti, dalla grande struttura, e di bianchi freschi e raffinati.
Massima cura dei vigneti, sin dall’inerbimento, una gestione attenta all’ambiente e al rispetto della salute umana, il ricorso a una agricoltura che integri antiche tecniche ai più moderni ritrovati. Niente uso di diserbanti di sintesi mentre per la reintegrazione della sostanza organica si predilige l’utilizzo del sovescio: (fave, piselli, orzo, mais) che riporta il suolo alla sua dimensione naturale.
I vini: Dogliani DOCG Pian Marie, Dogliani DOCG Superiore Bricco Castiglia, Barbera d’Alba DOC,Barbera d’Alba Superiore DOC,Langhe DOC Nebbiolo Bricco Barone, Langhe DOC Rosso Marengo, Langhe DOC Arneis Pus-vej, Langhe DOC Favorita, Langhe DOC Sauvignon, Langhe DOC Rosato (Nebbiolo), Magnus Brut Rosé (Nebbiolo), Magnus Brut (Pinot nero e Chardonnay).
Al tavolo in abbinamento ad alcuni
sapori tipici di questo lembo di Piemonte come le acciughe al verde, il salame
nostrano, la frittata e la battuta al coltello degustiamo i vini di differenti
annate. Ma c’è anche un altro motivo interessante per il quale abbiamo raggiunto
Dogliani. Possiamo degustare in anteprima una dolce idea nata nel 2020. Vi
parlo di una collaborazione tra Poderi la Collina e Albertengo nota azienda
dolciaria di Torre San Giorgio (CN).
Il Langhe DOC Sauvignon è indiscutibilmente un vino piacevole, profumato e armonioso motivo per cui le due realtà produttive hanno unito il loro lavoro, la loro manualità e capacità e hanno creato un nuovo panettone impastato col profumato, fine, delicato ed unico Langhe DOC Sauvignon che in langa ha trovato una casa speciale. Il vitigno francese si unisce così alle altre materie prime, rigorosamente selezionate e frutto di rigorosa cernita. Il lievito madre che è necessario far “rinascere” ogni giorno, il burro di malga, i canditi da frutta locale e le nocciole della glassa di copertura non potevano che essere quelle piemontesi, coltivate in Alta Langa. Un panettone che nasce importante, buono, impreziosito proprio dal matrimonio col Sauvignon dei Poderi La Collina. Assaggiandolo lo scopriamo ingrediente ideale per le prossime Festa Natalizie, un compagno per allietare le tavole del prossimo mese e l’arrivo dell’anno nuovo. Il formato è quello classico da 1 Kg, arricchito da una bella confezione che esprime gioia e positività. Un dolce classico della tradizione e i vini di una famiglia per dirsi in armonia tutti insieme: Buone Feste.
Fabrizio Salce
giovedì 4 novembre 2021
SARA VEZZA VINCE IL PREMIO NAZIONALE DONNE E SOSTENIBILITÀ
PRODUTTRICE BIOLOGICA A MONFORTE D’ALBA, 41 ANNI E 4 FIGLI, SI È AGGIUDICATA IL PRIMO POSTO AL CONTEST ISTAT AGRICOLTURA CON UN VIDEO REALIZZATO DA LANGHE TV
Sara Vezza,
produttrice di Barolo a Monforte d’Alba, ha vinto il premio nazionale «Donne
e sostenibilità», un video contest promosso dall’Istat in occasione del 7°
Censimento generale dell’Agricoltura.
Il video con cui si
è presentata la giovane langarola ha convinto i giudici dell'Istat che l’hanno
scelta tra tante belle storie e progetti di imprenditrice lavoratrici del
settore dedicati al green.
Sara, 41 anni e 4
figli, «si definisce figlia d’arte – mamma e papà entrambi professionisti del
settore – ma soprattutto figlia della propria terra, le Langhe – si legge nella
motivazione del premio -. Nel 2004 Sara trasforma la produzione dell’azienda
dandole pieno indirizzo biologico fino a sposare la tecnica della biodinamica.
Il profondo legame con la natura e l’impegno culturale contraddistinguono il
suo progetto, sviluppato grazie a un approccio virtuoso in ogni aspetto del
lavoro».
Un premio che tiene
in considerazione anche le attività di coinvolgimento del pubblico come
l’iniziativa «Adotta un filare» lanciata da Sara nel 2016 e che oggi
vede protagonisti in prima persona numerosi amanti del vino e della Langa da
tutto il mondo. Gli «adottanti», a cui viene affidato un filare, vengono
coinvolti durante l’anno in diverse attività del ciclo della vite come la
potatura e la vendemmia.
«È davvero un onore
aver vinto il primo posto – commenta Sara -: poter veicolare i valori di
sostenibilità, agricoltura biologica e soprattutto il coinvolgimento della
comunità è per me una mission importante. Ecco realizzato il mio sogno di
lasciare alle generazioni future una Legacy di pilastri fondanti e di linee
guida essenziali per l’agricoltura e il mondo di domani».
Il video vincitore,
realizzato da Massimo Gavello e Rodolfo Carrara di Langhe Tv, si può
vedere qui: https://youtu.be/SZnSX5fGpbc
Da Josetta
Saffirio a Sara Vezza, cinque generazioni di vignaioli in Langa
Sara Vezza, classe
1980, mamma di Clara, Cecilia, Giovanni e Cesare, è la quinta generazione di
contadini che coltivano vigne a Monforte d’Alba, in Langa. A 17 anni aveva un
sogno: fare la vignaiola. L’ha realizzato due anni dopo, a 19 anni, rilanciando
l’azienda di famiglia. Oggi cura una proprietà di 11,5 ettari vitati a varietà
autoctone, principalmente Nebbiolo, Barbera e il raro Rossese Bianco. Produce
circa 70 mila bottiglie all’anno. Ha fatto nuovi investimenti: 16 ettari a
Murazzano dove Sara sta piantando Pinot Nero e Chardonnay per produrre Alta
Langa, le bollicine piemontesi. Quella di Josetta Saffirio è una storia antica,
che inizia alla fine dell’Ottocento con il primo Saffirio, Giovanni Battista,
che si sposta a vivere nella Langa. Ai primi del Novecento, il padre di
Josetta, Ernesto, inizia a coltivare i suoi vigneti. Nel 1975, giovanissima,
Josetta decide di occuparsi dei vigneti del padre. Laureata in agraria e
affiancata dal marito Roberto, enologo, inizia a coltivare le vigne piantate
dai nonni subito dopo la seconda guerra mondiale. Dopo alcuni anni, Josetta e
Roberto vedono premiate le proprie fatiche e riescono a produrre un Nebbiolo di
riconosciuta qualità. Nel 1985 viene presentato il primo Barolo con l’attuale
etichetta, frutto di una passione e di un impegno mai venuto meno. Dopo un
periodo di pausa negli anni 90, Sara, figlia di Josetta e Roberto, decide di
dedicarsi anche lei ai vigneti di famiglia e di scrivere una nuova pagina nella
storia di Josetta Saffirio. Ultimo nato il nuovo brand Sara Vezza che identifica
la produzione dei vini cru dell’azienda: dal Barolo Ravera alla Barbera d’Alba
Villar’o, all’Alta Langa.