Nel numero 5-6
(maggio-giugno) 2015 della rivista
"Civiltà del Bere", con la quale ho avuto il piacere e l'onore di
collaborare per anni, ho notato che l'Amarone, vino veneto tra più
celebri nel mondo , è una
"creatura" dell'enologo Ernesto Barbero, originario come me di Canelli, dove nacque il 12 marzo 1933.
L'articolo del
noto giornalista Cesare Pillon, che considero tra i miei maestri, titola "Il barolista piemontese che inventò
l'Amarone" e racconta la storia, penso poco conosciuta se non dagli
addetti ai lavori, di un personaggio che
ha legato il suo nome ad un vino prestigioso, divenuto poi tra i protagonisti
qualitativi dell'enologia italiana.
Ernesto Barbero
oggi ha 83 anni, portati con disinvoltura e con la passione per lo sci che lo
ha visto imporsi anche di recente in
parecchie competizioni master nelle principali località alpine.
Il 1° maggio 2014
l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito il
titolo di Maestro del Lavoro, titolo di cui va giustamente fiero, come ricorda a
Cesare Pillon che l'ha intervistato.
Diplomato nel 1953
all'Istituto tecnico agrario di Conegliano Veneto, Ernesto Barbero maturò importanti esperienze già dal 1954 lavorando
presso la storica azienda di Canelli Luigi
Bosca & Figli (fondata nel 1831) che
all'epoca produceva già 3 milioni di bottiglie all'anno, vendute sia in
Italia che all'estero e tra gli altri vini tradizionalmente invecchiava in
botte il Barolo.
Nel 1960 Barbero venne chiamato da Guglielmo Bertani per avere un parere su una partita di vino Recioto in grandi botti che l'imprenditore veneto, a capo di un'azienda
storica (1857) e molto importante già all'epoca, considerava
"venuto a male". Ernesto Barbero, come racconta all'intervistatore, intuì subito che quel vino era tutt'altro che
andato a male. ma al contrario aveva grandi potenzialità.....
Bertani gli offrì un posto nella sua azienda, Barbero, da buon piemontese, ci pensò su per qualche tempo e poi, dopo essersi consultato con i familiari , accettò l'offerta.
A fine 1960 lasciò la Luigi Bosca e nel febbraio del 1961 entrò nello staff tecnico della Bertani, dove è rimasto fino al 31 dicembre del 1989 al raggiungimento della pensione. Da impiegato tecnico di 1a categoria nel frattempo era arrivato già dal 1973 a dirigente dell'azienda.
Una bella storia di capacità e intuizione vincente, e dopo non poche difficoltà iniziali per far "capire" questo vino dalle caratteristiche inedite, che migliorava moltissimo stando a lungo in bottiglia, l'Amarone si impose con grande successo nel mondo.
L'articolo racconta tutto nei dettagli e ne consiglio la lettura ai tanti che amano i risvolti umani, oltre che tecnici, che sempre stanno dietro alla grandezza di un vino.
Ne allego la copia in quanto non ne ho trovato traccia sul web e vale senz'altro la pena di essere letto per intero da chi segue storia ed evoluzione dei grandi vini italiani.
Credo che per molti sarà anche una buona occasione per degustare un Amarone della Valpolicella, vino che un po' come il Barolo, è più consumato e diffuso nel mondo che in Italia e che personalmente ho avuto modo di apprezzare qualche volta nei miei giri "enoici" e alle fiere...senza sapere che l'aveva creato un mio compaesano.....
Bertani gli offrì un posto nella sua azienda, Barbero, da buon piemontese, ci pensò su per qualche tempo e poi, dopo essersi consultato con i familiari , accettò l'offerta.
A fine 1960 lasciò la Luigi Bosca e nel febbraio del 1961 entrò nello staff tecnico della Bertani, dove è rimasto fino al 31 dicembre del 1989 al raggiungimento della pensione. Da impiegato tecnico di 1a categoria nel frattempo era arrivato già dal 1973 a dirigente dell'azienda.
Una bella storia di capacità e intuizione vincente, e dopo non poche difficoltà iniziali per far "capire" questo vino dalle caratteristiche inedite, che migliorava moltissimo stando a lungo in bottiglia, l'Amarone si impose con grande successo nel mondo.
L'articolo racconta tutto nei dettagli e ne consiglio la lettura ai tanti che amano i risvolti umani, oltre che tecnici, che sempre stanno dietro alla grandezza di un vino.
Ne allego la copia in quanto non ne ho trovato traccia sul web e vale senz'altro la pena di essere letto per intero da chi segue storia ed evoluzione dei grandi vini italiani.
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