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martedì 26 aprile 2016

ERNESTO BARBERO, L'ENOTECNICO DI CANELLI CHE INVENTO' L'AMARONE




Nell'immagine degli anni '70 (da sin.): Gaetano Bertani, Gilberto Formenti (direttore de quotidiano L'Arena di Verona), Ernesto Barbero, il direttore di Spiegel e sua moglie, l'addetto commerciale dell'ambasciata tedesca e Guglielmo Bertani

Nel numero 5-6 (maggio-giugno) 2015 della  rivista "Civiltà del Bere", con la quale ho avuto il piacere e l'onore di collaborare per anni, ho notato che l'Amarone, vino veneto tra più celebri  nel mondo , è una "creatura" dell'enologo Ernesto Barbero, originario come me  di Canelli,  dove nacque il 12 marzo 1933.
L'articolo del noto  giornalista Cesare Pillon, che considero tra i miei maestri, titola "Il barolista piemontese che inventò l'Amarone" e racconta la storia, penso poco conosciuta se non dagli addetti ai lavori,  di un personaggio che ha legato il suo nome ad un vino prestigioso, divenuto poi tra i protagonisti qualitativi dell'enologia italiana.

Ernesto Barbero oggi ha 83 anni, portati con disinvoltura e con la passione per lo sci che lo ha visto imporsi  anche di recente in parecchie competizioni master nelle principali località alpine.
Il 1° maggio 2014 l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito il titolo di Maestro del Lavoro, titolo di cui va giustamente fiero, come ricorda a Cesare Pillon che l'ha intervistato.
Diplomato nel 1953 all'Istituto tecnico agrario di Conegliano Veneto, Ernesto Barbero maturò  importanti esperienze già dal 1954 lavorando presso la storica azienda di Canelli Luigi Bosca & Figli (fondata nel 1831) che  all'epoca produceva già 3 milioni di bottiglie all'anno, vendute sia in Italia che all'estero e tra gli altri vini tradizionalmente invecchiava in botte il Barolo.
Nel 1960  Barbero venne chiamato da Guglielmo Bertani per avere un parere su una partita di vino  Recioto in grandi botti che  l'imprenditore veneto, a capo di un'azienda storica (1857) e molto importante già all'epoca,  considerava "venuto a male". Ernesto Barbero, come racconta  all'intervistatore, intuì  subito che quel vino era tutt'altro che andato a male.  ma al contrario  aveva grandi potenzialità.....

Bertani gli offrì un posto nella sua azienda, Barbero, da buon piemontese, ci pensò su per  qualche tempo e poi, dopo essersi consultato con i familiari ,  accettò l'offerta.
A fine 1960 lasciò la Luigi Bosca e nel febbraio del 1961 entrò nello staff tecnico della Bertani, dove è rimasto fino al 31 dicembre del 1989 al raggiungimento della pensione.  Da impiegato tecnico di 1a categoria nel frattempo era arrivato già dal 1973 a dirigente dell'azienda. 
Una bella storia di capacità e intuizione vincente, e  dopo non poche difficoltà iniziali per far "capire" questo  vino dalle caratteristiche inedite, che migliorava moltissimo stando a lungo in bottiglia, l'Amarone si impose  con grande successo nel mondo.
L'articolo racconta tutto nei dettagli e ne consiglio la lettura ai tanti  che amano i risvolti umani, oltre che tecnici,  che sempre  stanno dietro alla grandezza di un vino.
Ne allego la copia in quanto non ne ho trovato traccia sul web e vale senz'altro la pena di essere letto per intero da  chi segue storia ed evoluzione dei  grandi vini italiani.

Credo che per molti sarà anche una buona occasione per degustare un Amarone della Valpolicella, vino che un po' come il Barolo, è più consumato e diffuso nel mondo che in Italia e che personalmente ho avuto modo di apprezzare qualche volta nei miei giri "enoici" e alle fiere...senza sapere che l'aveva creato un mio compaesano.....

 

 
Una foto scattata  a fine 2015 all'Hotel  Salera di Asti, con Ernesto Barbero e Mirella Morra delegata  della sezione Onav di Asti che l'ha invitato  per parlare di Amarone e guidare la degustazione di qualche etichetta prestigiosa di questo vino

 


 

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