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lunedì 29 agosto 2011

Quei bei ricordi di vendemmie passate......e della soma d'aj


Tendenzialmente non sono un nostalgico, ma mi fatto molto  piacere, domenica 28 agosto, ritornare per qualche ora nell'atmosfera  vendemmiale delle uve moscato di un tempo. La ricostruzione storica è stata curata dal Consorzio dell'Asti e del Moscato d'Asti, con la collaborazione del Comune, Pro Loco Villanuova e Gruppo Militari Assedio di Canelli,  per realizzare  riprese televisive che raccontano di un mondo contadino ormai scomparso, per festeggiare i 100 milioni di bottiglie prodotte sommando i due vini "figli" dello stesso  antico vitigno autoctono che, non a caso, si chiama "Moscato di Canelli". 
Ai giovani sembrerà un passato molto remoto, ma in fin dei conti si parla di poco più di cinquant'anni fa, quando bambino vedevo salire i carri colmi di uve nel centro storico di Canelli dove avevano sede buona parte delle cantine. I camion ed i trattori si stavano facendo largo, specie dal  secondo dopoguerra, nel loro utilizzo che sarebbe poi diventato esclusivo, ma erano ancora numerosi i carri trainati dai cavalli e dai buoi.  Questi ultimi sono ormai scomparsi da tempo, quasi tutte le cascine, fino agli anni 50/60,  ne avevano almeno uno che veniva utilizzato per i lavori agricoli e per spostare i carri.  Nella stalla, di cui tutte  erano dotate assieme al fienile, c'erano anche le mucche, per produrre il latte e il formaggio. Ora sono solo più presenti negli allevamenti specializzati da carne o da latte. Per questo "revival" è stato possibile reperire cavalli da tiro e carri perchè c'è ancora qualche appassionato che mantiene queste tradizioni e anima le feste nelle varie località piemontesi e non solo.
Le vecchie ceste di vimini o altri legni  come il castagno, sono diventate anch'esse in pochi anni degli autentici pezzi da museo, sostituite rapidamente dalle cassette in materiale plastico. E' ovvio che queste ultime hanno solo dei pregi: sono leggere, maneggevoli, facilmente lavabili, ma vedere dopo tanto tempo molte ceste ormai "d'epoca" schierate su un carro mi ha fatto tornare indietro negli anni felici della gioventù, ricordando in particolare una vendemmia non distante da casa mia,  dove in una vigna dalle pendenze impossibili si raccoglieva l'uva con quelle ceste e poi si portavano a spalle sulla strada,  dove aspettava il placido bue con l' "arbe" nel quale si vuotavano direttamente i grappoli.

LA SOMA D'AJ e l'uva moscato

Alle giovani generazioni, che spesso rifuggono l'aglio come i vampiri, quelle fette di pane (grissia) sfregate con l'aglio e mangiate abbinandole ai dolci grappoli di moscato forse non piaceranno. Ma questo era un cibo tra i più ambiti e gustosi della tradizione contadina. Un tempo l'olio d'oliva in Piemonte  era un lusso e qualche volta veniva sostituito da quello di noci, era un tocco in più per insaporire il pane, ma nessuno si preoccupava più di tanto se non c'era, l'abbinamento con l'uva era perfetto (provare per credere) e nutriente per affrontare le fatiche vendemmiali. Pan os d'aj e muscatel come si dice in piemontese rimane comunque un pezzo di storia e viene ancora proposto, sia pure saltuariamente, in qualche sagra di paese o da locali attenti alle antiche tradizioni.


lunedì 22 agosto 2011

Parlare di vino, quanta confusione. Forse è l'ora di mettere ordine nel vocabolario enologico


Ancora una volta traggo spunto da un interessante articolo di Luigi Odello, riportato di seguito,  che in pratica propone quesiti che spesso mi sono  posto anch'io leggendo o ascoltando  in varie occasioni più o meno ufficiali, un pò per lavoro e tanto per curiosità e passione, le varie disquisizioni sul vino e le spiegazioni infarcite di terminologia "specifica" rivolte ad un pubblico  il più delle volte non solo costituito da addetti ai lavori. Questo spesso, concordo perfettamente, crea molta confusione e Odello fa un esempio tra i tanti. Il mondo vinicolo spesso si affida per comunicare ad un "vocabolario" che, sono d'accordo anche in questo, sarebbe ora di rendere più fruibile ai tanti che amano il vino ma non hanno certo bisogno di essere chiamati a "tradurre" termini ed espressioni specialistiche non sempre molto chiare. Un bel "sasso nello stagno" quello lanciato dal Centro Studi Assaggiatori, i cui sviluppi leggeremo volentieri  nel numero autunnale della rivista L'Assaggio.

Info: www.assaggiatori.com

"Impettito e rituale, il sommelier è al secondo giro del bicchiere: lo fa ruotare con consumata abilità facendo lambire al vino il bordo superiore, ma senza che una sola goccia abbia a trabordare. La descrizione del profumo l’ha già eseguita con eloquio fluente e colorito, ora ne preleva un sorso, modellando la bocca come se dovesse baciare, e sentenzia: “Bel vino, abboccato …”.
Il signore della prima fila lo incoraggia con un cenno del capo: avverte il dolce richiamato con l’aggettivo. La signora a lui vicina intende però tutta un’altra cosa e trova il sommelier un poco… sboccato. Neppure il terzo della fila è d’accordo: per lui abboccato significa di gran corpo e deve riservarsi alla descrizione dei rossi.
Insomma, se fosse possibile mettere in evidenza con dei fumetti i pensieri dei presenti in sala si scoprirebbe che il vocabolo “abboccato” è stato interpretato come: gustoso, con una discreta dose di zucchero, morbido, con leggera tendenza al dolce, facile da bere, piacevole, che si beve, corposo, appena dolce, dolce e morbido al palato, tra amabile e dolce, con grado zuccherino superiore ai 50 g/L, leggermente dolce, che ha preso aria (ossigeno), morbido, di gusto pieno.
Siamo quindi ben lontani da avere, di fronte a questo termine gergale, un’univoca produzione di senso. E così succede per altre decine di parole che normalmente vengono usate con appagante piacere dai professionisti del mondo del vino: è quanto ha messo in evidenza una ricerca del Centro Studi Assaggiatori tutt’ora in corso.
Andando a vedere le definizioni riportati in manuali di degustazione scritti da professionisti del vino e/o in uso presso le associazioni dedite alla valutazione sensoriale del prodotto la situazione non è certo migliore.
Tre sono quindi le domande che ci poniamo: è davvero necessario parlare di vino in termini gergali? È giunta l’ora di mettere un po’ d’ordine nel vocabolario enologico? Un nuovo stile nel parlare di vino potrebbe migliorare la comunicazione del prodotto?
Già sul prossimo numero de L’Assaggio, quello dell’autunno, affronteremo l’argomento."

Luigi Odello

mercoledì 17 agosto 2011

MANGO Un paese che porto nel cuore

una veduta di Mango con l'imponente Castello sede dell'Enoteca Regionale "Colline del Moscato"

Il titolo  di questo volume , in procinto di essere dato alle stampe, ben rispecchia la mia particolare predilezione per questo paese di alta collina, dal quale si gode un'impagabile panorama di vigneti, in gran parte coltivati a moscato. Di conseguenza mi sono sentito molto onorato quando l'amico Ginetto Bovo, mi ha chiesto di scrivere della mia frequentazione del luogo, che per me non poteva prescindere dal ricordo di un personaggio come Raoul Molinari, infaticabile organizzatore di eventi presso l'Enoteca Regionale "Colline del Moscato" che ha sede nel Castello dei Busca che domina l'abitato, ai quali ho partecipato per molti anni con grande piacere, non solo in veste di cronista, ma per stare in compagnia di amici simpatici e cordiali.
Raoul per me  è stato un maestro come comunicatore ed organizzatore  e le sue vulcaniche iniziative, spesso fuori dagli schemi tradizionali nelle Langhe e non solo, grazie al suo entusiasmo erano davvero coinvolgenti.
Il progetto editoriale di questo libro,  raro esempio di opera corale, offrirà sicuramente il ritratto di un paese per molti aspetti "speciale" vede protagonisti da una parte i manghesi residenti o emigranti (Rosy Volta, Beppe Borello (Bepon), Luigi, Walter e Giancarlo Sitia, Livio Rovetto, Eraldo Sacco, Clizia Ciarli, Flavio Ferrero, Flavio e Valter Bonifacio, Valter Rivetti, Franco Filippa, Felicia Gallina, Mimma Bravo, Beppe Barbero, Ginetto Bovo, Marzia Canale, Anna Maria Cane, Beppe Perosino, il Vice Prefetto della Provincia di Cuneo dr.ssa Bambagiotti, Maria e Agnese Pio, Egle Demaria, Felicia Gallina, Ornella Molinari,   l’attuale Sindaco Silvio Stupino , dall’altra  giornalisti, uomini di cultura ed artisti che hanno frequentato Mango nel corso del tempo: Pietro Giovannini, Fabio Gallina,  Clizia Orlando, Beppe Orsini, Alessandro Masnaghetti, Anna Gagliardi, Paolo Monticone,  Ginetto Pellerino, Adriano Salvi, Giordano Berti, Pierangela Bottino, Stella Riccardo, Andrea Bertino, Angelo Dezzani, Mauro Carbone, Roberto Andreoli, Carlo Gramaglia, José Pellegrini, Piero Montanaro, Elio Archimede, Lorenzo Tablino, Bruno Penna, Giancarlo Montaldo, Sergio Miravalle e tanti altri.

Il volume sarà stampato con 272 pagine a colori, cartonato con sovracoperta plastificata, e viene proposto in prenotazione al prezzo scontatissimo di 20 euro la copia. Presso l’Enoteca “Colline del Moscato” di Mango, l’Osteria della Posta di San Donato di Mango e l’edicola tabaccheria di porta Avene a Mango è possibile dare un’occhiata alle bozze, sfogliando pagine e capitoli.
Con la presentazione di lunedì 11 luglio presso l'Enoteca Regionale di Mango le prenotazioni sono salite a 300. La prenotazione può essere fatta per posta elettronica all’indirizzo arvangia@casamemorie.it oppure telefonando al recapito telefonico 338-1761673, oppure direttamente presso l’Enoteca Regionale “Colline del Moscato” di Mango al numero 0141- 89191, mail enotecamango@tiscali.it
La bella fotografia con un giovane Raoul Molinari, che è stata scelta per la copertina del libro

martedì 16 agosto 2011

Catering: fare business con l’analisi sensoriale.



Pubblico con piacere l'interessante articolo di Luigi Odello  riferito ad un argomento che tocca da vicino gli operatori della ristorazione che vogliono soddisfare al meglio le esigenze di  un vastissimo pubblico di utenti che consumano spesso o tutti i giorni lavorativi pasti fuori casa.

"Milioni di lavoratori in tutto il mondo consumano almeno un pasto al giorno – nei giorni feriali – fuori casa. Chi in trattoria, chi in self service, qualcuno al ristorante, molti al bar e moltissimi nelle mense aziendali. La ristorazione collettiva è quindi diventato un grande business su una costrizione del vivere moderno e ora è alla ricerca di una nuova dimensione in cui la soddisfazione del bisogno in chiave logistica assuma una connotazione in grado di fornire piacere.
E quando si parla di edonismo in campo alimentare non si può non parlare di analisi sensoriale, l’unica disciplina in grado di misurarlo, di orientare l’innovazione nel senso giusto e di aprire la mente ai clienti affinché sappiano godere appieno del miglioramento indotto.
Ultimamente abbiamo costituito un gruppo di valutazione sensoriale presso Oasis, un’emergente impresa di catering della città di San Paolo in Brasile che vanta ben 28 ristoranti. Abbiamo chiesto all’amministratore della società, Marcos Oliveira, quali obiettivi si pone con questa operazione. Con molta sicurezza il nostro interlocutore ci ha risposto che il suo primo obiettivo è di aumentare la capacità delle maestranze, soprattutto dei cuochi, nella scelta di prodotti di qualità e nella successiva elaborazione.
Il secondo obiettivo è fare valere su un mercato emergente come il Brasile – 7% di tasso di crescita previsto nel 2011, 200 milioni di consumatori dei quali oltre la metà sta rapidamente crescendo in termini di cultura e di possibilità di spesa – il plus che un sistema di valutazione sensoriale comporta in termini di immagine: la qualità conclamata vale poco, la qualità comprovata e certificata ha un peso e può fare la differenza con i concorrenti. Quindi l’analisi sensoriale diventa strategica per il marketing e per la vendita".
 
Il Centro Studi Assaggiatori, con sede a Brescia, fondato e diretto da Luigi Odello, è leader nell'analisi sensoriale,.Ha molto da raccontare: le ricerche di mercato, le tendenze sensoriali, i nuovi metodi e le analisi di prodotto. Coprendo quasi ogni merceologia alimentare, arrivando sino ai servizi.

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martedì 9 agosto 2011

Le cento vendemmie Bava: un concerto e un'esposizione di menu storici e contemporanei il 3 e 4 settembre


Tra “Fiati alle Vigne” e “Cent’anni di menu. Il vino nel menu d’autore dalla lista cibaria al tablet”
Il 3 e il 4 settembre 2011 la due giorni monferrina per festeggiare le cento vendemmie dell’azienda Bava
  di Cocconato (At)

Un concerto in vigna e un’esposizione di menu d’autore, storici e contemporanei, in occasione della centesima vendemmia Bava: sarà un fine settimana intenso, quello del 3 e 4 settembre, nella “riviera del Monferrato” con due eventi organizzati dall’Azienda Vitivinicola Bava nel contesto di
Cocco…Wine.
Sabato 3 settembre alle 17,30 nella Vigna della Pieve (via Liprandi) il maestro Martin Mayes dirigerà un insolito ensemble composto da corni, sassofono, trombone, conchiglia e corno delle Alpi per il concerto “Fiati alle vigne”
Musiche per ottoni, vigna e paesaggio, con un repertorio che va da Chris Hazell (Another Cat - Kraken) a Luis Bonfa (Manhã de Carnaval), con momenti di musica barocca, accompagnando l’ora bella del tramonto. Poi si sale tutti insieme in paese per Cocco…Wine, la passeggiata di degustazione per le vie del borgo.
Domenica 4 settembre alle 17 invece, nelle cantine Bava di strada Monferrato 2, sarà inaugurata l’esposizione dal titolo “Cent’anni di menu. Il vino nel menu d’autore dalla lista cibaria al tablet”.
Attraverso gli interventi di uno chef, di uno storico e collezionista di menu e di un illustratore si potranno esaminare alcuni aspetti particolari, dall’incidenza della forma sulla percezione del gusto all’importanza della grafica, dal ruolo e la collocazione del vino all’evoluzione della cucina tra tradizione e nuove frontiere fino a un’analisi storica delle liste di pietanze di cent’anni fa.
L’esposizione resterà visitabile per tutto il mese di settembre

Informazioni: Tel. 0141 907083

 I fratelli Giulio, Paolo e Roberto Bava, con il padre Piero guidano la Cantina di Cocconato, ben nota in Italia ed all'estero per la qualità della sua produzione. Tra le non molte aziende vinicole piemontesi attente da molti anni alla cultura, ha spesso organizzato, tra l'altro, concerti di musica di alto livello, spaziando dalla classica al jazz. Passione di famiglia quella della musica, non a caso alcune tra le etichette più prestigiose, come la Barbera d'Asti  Superiore "Stradivario",  riportano disegnati  strumenti musicali.

martedì 2 agosto 2011

FRESCHI DI CANTINA - "Aivè" il Moscato secco de "La Bruciata"


L’affermazione ottenuta negli Usa dal vino  Aivè, annata 2009,  nell’ambito del prestigioso concorso Los Angeles International Wine&Spirits  competition , ci offre lo spunto per parlare di un raro vino bianco secco ottenuto da uve Moscato, ma che non può rientrare nelle doc o docg legate a questo vitigno. Quindi si può classificare in etichetta senza la parola “moscato” e nella categoria “da tavola” e su questa limitazione, di cui all’estero in verità  importa poco a quanti sanno apprezzare la qualità  come in questo caso, si potrebbe discutere, ma il discorso forse risulterebbe  troppo lungo e "tecnico".....
E’ vero che il Moscato è legato quasi esclusivamente  a versioni molto aromatiche e dolci, ma  nel mio lungo percorso di cronista del settore avevo già “scoperto” anni addietro vini interessanti e piacevoli come questo, tanto per citarne uno “Cenerentola” dell’amico Remo Hohler di Cassinasco, prodotti in piccole quantità e grande cura e con risultati eccellenti.
La componente di aromi inconfondibile dell’uva d’origine rimane anche nella versione “secca” (senza zuccheri residui) l’assaggio però rivela caratteristiche sorprendenti e si presta a sperimentare abbinamenti inconsueti.
Oscar Bosio mette tanto impegno nel suo lavoro  a Valdivilla ,  una frazione di Santo Stefano Belbo (Cn), sulla sommità della collina di Langa che domina le valli del Belbo e del Tanaro, a pochi km da Alba, Canelli e Asti.
La Bruciata, da generazioni proprietà della famiglia Bosio, si trova sul culmine della collina a 420 m slm.  Sono luoghi di bellezza straordinaria, tanto che riesce difficile descriverli in poche righe. E’ consigliabile quindi arrivarci per godere di un panorama di alte colline vitate (principalmente a moscato) che lascia senza fiato.  Le vigne sembrano disegnate da un architetto naturalista, la cura che ricevono dai vignaioli  è pari a quella riservata ai giardini delle regge.
Oscar Bosio conta su 17 ettari di vigneti di proprietà, e fa del Moscato, vinificato in modi differenti, la sua vocazione primaria anche se non trascura certamente gli altri vini di Langa. Le vigne sono comprese nei comuni di Santo Stefano Belbo, Mango e Neive, per i vitigni a bacca nera. Andate a trovarlo, ne vale davvero la pena.


Oscar Bosio, con la moglie Graziella Casetta e i figli Edoardo e Francesco in una bella fotografia scattata tra i filari di una sua vigna



La scheda  di Aivè Vdt

vitigno: Moscato Bianco 100%

esposizione vigneti: Sud Ovest 80%, Nord 20%

resa per ettaro: 7000Kg

grado alcol: 12%vol

acidità totale: 6

estratto secco: 23

zuccheri residui: 2 g/l

colore: giallo paglierino chiaro con riflessi verdolini

profumi: intensi aromi primari varietali da uva moscato, fiori di biancospino, salvia officinali, albicocca, menta bianca

gusto: elegante, freschissimo, citrino, intenso e ricco. Completamente secco, senza stucchevolezze. Finale di ottima persistenza, privo di ogni amarezza

abbinamenti: ottimo aperitivo e fresco fuori pasto, si accosta ad antipasti di mare e carpioni. Tra i primi piatti risotti e paste con verdure. Ideale con melanzane, asparagi e peperoni. Bene sul pesce senza salse, anche crudo o affumicato

temperatura di servizio: 10/12°C



Azienda Vitivinicola La Bruciata di Oscar Bosio
Strada Bruciata, n.5 - Fraz. Valdivilla - 12058 S.Stefano Belbo (Cn)
tel. 0141847185
www.la-bruciata.com