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lunedì 22 febbraio 2021

"Banco delle Memorie" dal titolo "La tavola d’antan - tramandare i saperi, tramandare i sapori", realizzata con la Regione Piemonte per la valorizzazione del patrimonio culturale e immateriale piemontese



L'ARchivio TEatralità Popolare della Casa degli Alfieri sta ulteriormente implementando la nuova sezione del progetto "Banco delle Memorie" dal titolo "La tavola d’antan - tramandare i saperi, tramandare i sapori", realizzata con la Regione Piemonte per la valorizzazione del patrimonio culturale e immateriale piemontese

Questa sezione è dedicata al cibo, elemento cardine della cultura materiale di ogni popolazione.

Sul sito internet di ARchivio TEatralità POpolare (www.archivioteatralita.it) e sul canale Yotube “Banco delle Memorie”(https://www.youtube.com/c/BANCODELLEMEMORIE), venerdì 26 febbraio verrà pubblicato il nuovo video documento “Dante Garrone. La tradizione va studiata, non idolatrata”.

Parlare di vino oggi significa occuparsi di un prodotto che viene consumato per il piacere delle sue qualità, ma fino a non molti anni fa, nelle campagne, era un vero e proprio alimento che contribuiva in modo non trascurabile all’apporto calorico quotidiano della persona. Ecco perché a buon diritto si può inserire questa testimonianza nella sezione “La Tavola d’antan”, che ha per obiettivo di portare l’attenzione su quanto i prodotti della terra siano preziosi e vadano rispettati.

Dante Garrone è un produttore di vino, risiede a Grana (AT) ed insieme al fratello Marco e alla cognata Cinzia conduce l'azienda agricola “Garrone Evasio & figlio” fondata dal nonno paterno nel 1926. Una storia ormai centenaria, che ha visto espandersi e cambiare molto la connotazione dell’azienda, che oggi si estende su dodici ettari di terreno coltivato a vigneto tra i Comuni confinanti di Grana, Montemagno e Castagnole Monferrato.

La coltivazione dei vitigni autoctoni (tra cui Barbera, Grignolino, Ruché, Cortese…) viene effettuata oggi applicando strategie che consentano il più basso impatto ambientale possibile, per preservare l’integrità del terreno e dell’ambiente collinare, sensibile ai dissesti idrogeologici.

Ed ecco ritornare anche in questa intervista il focus sul legame tra tradizione ed innovazione, ove quest’ultima si connota, da un lato, come nuove modalità di lavoro per ottenere un prodotto di qualità sempre maggiore ma anche sempre più rispettoso della terra; dall’altro come studio di quelle modalità tradizionali di lavoro, che venivano applicate magari con minor consapevolezza scientifica e tecnologica, che possono essere ancora valide per ottenere i suddetti risultati.

Il testimone, con eloquio elegante e grande simpatia, da cui traspare la sua passione, ci conduce nella cantina dell’azienda, che è anche una sorta di piccolo museo dell’enologia, a scoprire la sua professione, le storie famigliari, aneddoti curiosi che riguardano la produzione e la commercializzazione del vino, le tendenze odierne nel consumo di questo bene come specchio di una società profondamente mutata.

Questo video è stato realizzato dallo staff dell’ARchivio TEatralità POpolare della casa degli alfieri,con la regia video del videomaker Diego Diaz.


 

L’occasione di questo nuovo video documento è, per il pubblico, di riscriversi al canale Yotube “Banco delle Memorie”, migliorato ed affinato in questo periodo.

Si è lavorato inoltre in questo periodo sul sito di ARTEPO sulle azioni di censimento e recupero di tradizioni legate al ciclo calendariale. Nella nuova sezione del sito "feste e ritualità" si documentano gli “Orsi carnevaleschi”: orsi ma anche Lupi e Uomini Selvatici del Carnevale in Piemonte, antiche figure mitiche protagoniste dei riti di rinascita primaverile.

 Ed in generale si lavorando all’edizione 2021 de “La Passiùn di GesüCrist” con un pensiero più ampio, come annunciato lo scorso anno durante il lockdown: permane l’impossibilità di incontro dal vivo ma i cammini del periodo pasquale ed in primis questo, che da un ventennio costituisce ritualità e consuetudine per i “camminatori di domande”credenti e laici, assume un’importanza centrale nel desiderio di ritrovarsi comunità attorno a temi spirituali e non solo.


venerdì 12 febbraio 2021

Estate 2021. Vigne Aperte in 460 Comuni italiani Dopo il progetto pilota di Alba (Cn), le Città del Vino portano la vendemmia turistica nei territori enologici


Il presidente Floriano Zambon: “Una breve esperienza didattica nel rispetto delle norme su lavoro e sicurezza. Il turismo del vino volano economico e culturale per far ripartire l’Italia dei borghi e delle aree rurali” 

Dal Piemonte alla Sicilia le Città del Vino preparano per l’estate 2021 la prima vendemmia turistica su scala nazionale. La raccolta manuale delle uve diventa così un’esperienza didattica per avvicinare per qualche ora al mondo della vigna, in una fase di forte valenza pratica e simbolica, un pubblico d’appassionati, di professionisti, di giovani, di semplici curiosi e amanti del vino. Un modo originale, anche, di promuovere centinaia di territori “minori” vocati all’enogastronomia, borghi e piccoli Comuni, ricchi di sapori ed eccellenze artigianali, attraverso una breve esperienza di enoturismo attivo.

Il progetto pilota è stato lanciato lo scorso settembre dal Comune di Alba (Cuneo), poi adottato da Asti e Alessandria, le altre due province delle colline del vino piemontesi patrimonio dell’umanità Unesco –attraverso un protocollo d’intesa con le principali associazioni agricole, l’Ispettorato del Lavoro e lo Spresal, servizio di prevenzione e sicurezza – e che adesso arriva sul tavolo dei sindaci di 460 Comuni italiani a vocazione vitivinicola ed enoturistica, da Barolo - Città del Vino Italiana 2021 - a Marsala (Trapani), passando per Conegliano (Treviso), Usini (Sassari), Montalcino (Siena), Suvereto (Livorno), Tollo (Chieti) e per tantissimi altri paesi-simbolo del vino italiano di qualità, riuniti nell’Associazione Nazionale Città del Vino. 

“Abbiamo deciso di allargare e promuovere questa buona pratica nei territori rurali ed enoturistici di tutta Italia, anche per lanciare un messaggio di speranza e ripartenza attraverso un’esperienza turistica originale e sicura, che guarda alla natura, agli spazi aperti e alla ricerca di benessere e qualità – commenta il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. Il coinvolgimento dei vendemmiatori turistici avverrà nel rispetto delle norme stabilite nei protocolli, per poche ore e a carattere didattico ed esperienziale, senza incorrere in spiacevoli equivoci con le autorità preposte ai controlli sul lavoro. La vendemmia turisticapuò dare un nuovo impulso al settore, messo a dura prova dall’emergenza sanitaria, e che prima del Covid valeva oltre 2,6 miliardi di euro solo in Italia, grazie a un pubblico di enoturisti che nell’ultimo rapporto di Città del Vino abbiamo stimato in 14 milioni di persone”.

“Negli ultimi anni sempre più eno-appassionati hanno espresso il desiderio di poter vivere l’emozione del taglio dei grappoli e sperimentare uno dei momenti più importanti dietro alla nascita di un vino. Per offrire ai turisti di Langhe e Roero anche questa esperienza, il Comune di Alba ha deciso di farsi promotore di un protocollo che, con poche e semplici regole, potesse garantire sicurezza e rispetto delle normative – spiegano il sindaco di Alba Carlo Bo e il consigliere comunale con delega all’Agricoltura Mario Sandripromotori dell’iniziativa -. E anche se la stagione turistica 2020 è stata profondamente segnata dalla pandemia, le prime richieste ufficiali non sono mancate e l’interesse da parte di visitatori e aziende vitivinicole è stato ampiamente confermato. Ringraziamo le Città del Vino, di cui siamo tra i soci fondatori, per aver apprezzato la nostra iniziativa e averla voluta condividere con gli altri territori enologici italiani”.

Come già disciplinato ad agosto 2020 dal Comune di Alba, il protocollo qualifica la vendemmia didattica come attività integrativa e connaturata allo sviluppo turistico del territorio, inserita nell’ambito delle attività enoturistiche “ai sensi dell’art. 1 c. 502 della legge 27 dicembre 2017 n. 205 e del decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 12 marzo 2019”.

Si tratta, in sintesi, di attività non retribuita, ristretta a poche ore e non oltre l’arco della giornata, rivolta a un pubblico attento di turisti enogastronomici, legati al soggiorno nelle strutture ricettive del territorio oppure in visita giornaliera alle cantine. La vendemmia enoturistica ha dunque carattere strettamente culturale, ricreativo e didattico, è rivolta a un numero di persone limitato e comunque in misura proporzionata alla dimensione della vigna.

L'operatore enoturistico dovrà garantire ambienti adeguatamente attrezzati per la tipologia di attività svolta, conformi agli strumenti urbanistici ed edilizi nonché alla normativa sulla sicurezza degli impianti, e dotarsi di assicurazione di responsabilità civile verso terzi per danni a cose e persone. Pur non rientrando nella normativa a tutela dei lavoratori, le operazioni di raccolta di uve e gestione di pratiche agricole si svolgeranno nel rispetto delle norme e discipline igienico-sanitarie e di sicurezza, dal momento che sottopongono a rischi i partecipanti, i quali saranno tenuti anche al rispetto della normativa anti-covid.

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 10 febbraio 2021

Visitatori, reputazione e impatti economici di un grande evento Dal nuovo Osservatorio Turistico Langhe, Monferrato e Roero segnali incoraggianti sul turismo estivo 2020 nonostante la pandemia




Si è tenuta ieri ad Alba, presso la sede della Banca d’Alba, la presentazione dei risultati 2020 del nuovo Osservatorio Turistico Langhe Monferrato e Roero, con la partecipazione del Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e dell’Assessore regionale alla Cultura, Turismo e Commercio, Vittoria Poggio. Nei sondaggi condotti durante lo scorso anno, l’area di Langhe-Monferrato Roero è stata la destinazione più indicata fra le intenzioni di viaggio degli italiani per una vacanza in Piemonte, dopo Torino e Città metropolitana. E, pur nel quadro della crisi globale del turismo, una nota positiva è stata rappresentata dall’aumentata propensione di spesa dei turisti negli scorsi mesi estivi

 

Queste e altre evidenze - frutto di sondaggi, sentiment analysis, dati statistici e spend index effettuati dall’Osservatorio Langhe Monferrato Roero -, rappresentano strumenti fondamentali per interpretare i chiaroscuri di un anno molto difficile e per progettare la ripartenza dell’area Unesco e dell’intero Piemonte.

L’Osservatorio Langhe Monferrato Roero nasce grazie al protocollo d’intesa siglato il 13 marzo 2020 tra VisitPiemonte – Regional Marketing and Promotion (la società in-house della Regione e di Unioncamere Piemonte per la valorizzazione turistica e agroalimentare del territorio), Unioncamere Piemonte, soggetto di raccordo e rappresentanza delle imprese regionali, l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba (organizzatore dell’omonimo evento), motore di promozione del sistema turistico piemontese nel suo complesso, e la Banca d’Alba.

Inizialmente incentrato sulla misurazione degli effetti della Fiera internazionale e di Vinum, la pandemia ha trasformato il contesto di analisi e, di conseguenza, costretto a modificare l’impostazione del lavoro ampliando la valutazione su tutto l’anno, monitorando anche i periodi di lockdown.

«L’Osservatorio Turistico Langhe, Monferrato e Roero rappresenta un importante esempio di collaborazione fra attori pubblici e privati – sottolinea il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio - Poter misurare l’impatto economico dei movimenti turistici e le ricadute economiche che un evento come la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba è in grado di generare, non solo su quell’area ma su tutto il Piemonte, sono leve importanti che consentono alla Regione di decidere le priorità di intervento e definire le attività future, dando anche agli operatori del settore strumenti di analisi utili per lo sviluppo delle proprie offerte».

Un aspetto interessante emerso durante la presentazione è che i dati statistici provvisori sui flussi turistici delle Langhe Monferrato Roero evidenziano una risalita, dopo il lockdown primaverile, fino a raggiungere, nel mese di agosto, i valori di arrivi e presenze del 2019 nonostante l’assenza dei visitatori internazionali che, ogni anno, rappresentano una componente importante dei movimenti turistici per questa zona.

 

«L’attrattività di questa area è stata capace di recuperare le perdite di arrivi e presenze dopo il blocco della mobilità primaverile, fino a raggiungere, in agosto, i livelli registrati nel 2019. Il Voucher Vacanze della Regione è stato particolarmente fruito in questi territori, come pure il dato che indica un aumento della propensione di spesa dei turisti nei mesi estivi sull’area collinare - commenta l’Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte, Vittoria Poggio - Si tratta di indicatori importanti che indicano prospettive ottimistiche in vista della riapertura degli spostamenti».

 

All’interno dei tre sondaggi – realizzati dall’Osservatorio Turistico Regionale in maggio, agosto, novembre - sulla propensione degli italiani a trascorrere una vacanza in Italia se, da un lato, è emersa chiaramente una progressiva diminuzione dell’intenzione di fare vacanza, passata dal 58% di maggio al 12% di novembre; al contrario, la quota di coloro che avrebbero scelto il Piemonte per fare vacanza è cresciuto progressivamente dal 25% al 42%.

 

In tutti e tre i sondaggi Langhe Monferrato Roero - con Alba - si posiziona sempre al secondo posto fra le destinazioni piemontesi scelte, dopo il territorio del Torinese.

In particolare rispetto all’appeal della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba 2020, dalle interviste di fine agosto agli italiani è emerso che il 25% degli intervistati conosce bene l’evento e che, di questi, il 70% aveva partecipato in passato ed il 7% pensava di partecipare alla 90^ edizione del 2020.

Oltre ai sondaggi e alle rilevazioni statistiche, il terzo set di dati che costituiscono il nuovo Osservatorio LRM si basa sul monitoraggio delle recensioni on-line dei punti di interesse della destinazione (ricettività, ristorazione e attrattori), da cui emerge una contrazione numerica dei commenti rilasciati, in linea con l’andamento del lockdown primaverile e la ripresa estiva. Da sottolineare che, durante il periodo di apertura al pubblico della 90° edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, la ristorazione ha raccolto comunque un +6,7% rispetto all’anno precedente.

«L’Osservatorio Turistico Langhe, Monferrato e Roero si propone di offrire un contributo concreto alla governance territoriale e allo sviluppo economico del Piemonte, grazie all'integrazione di diverse competenze, conoscenze e strumenti – sottolinea il Direttore Generale di VisitPiemonte, Luisa Piazza. Un set di analisi a più dimensioni in grado di fornire informazioni oggettive di tipo quali-quantitativo fondamentali per un’efficace programmazione strategica sul territorio, utile anche per individuare interventi di formazione sul tema accoglienza rivolti agli operatori del settore e ai residenti. E, grazie alla sua connotazione di partnership fra soggetti pubblici e privati che integrano le diverse capacità per rafforzare l’attrattività di una specifica area, l’Osservatorio Turismo LMR rappresenta un modello che possiamo replicare, a livello regionale, in tutte le zone che lo riterranno utile».

 

Il quarto elemento essenziale del nuovo Osservatorio è costituito dallo Spend Index, cioè il monitoraggio della spesa sul territorio, frutto del recente accordo siglato da Unioncamere Piemonte con Mastercard al fine di analizzare i volumi delle transazioni economiche, avviando un progetto pilota su un perimetro di analisi comprendente 23 comuni, tra i quali Alba e le principali località limitrofe.

 

"La collaborazione che abbiamo siglato per l'Osservatorio Langhe Monferrato Roero continua a dare i suoi frutti: avere dati e informazioni certe sull'andamento di alcuni indicatori economici, come ad esempio il valore di quanto spendono i cittadini in determinati periodi dell'anno, consente ai decisori pubblici - soprattutto in questa fase emergenziale - di attuare politiche efficaci di valorizzazione di alcuni comparti, oltre che di sostegno alla crescita. Grazie, inoltre, al recente accordo che, come Camere di commercio piemontesi, abbiamo siglato con Mastercard per il monitoraggio della spesa sul territorio, è stato avviato il progetto pilota che contempla 23 comuni dell'albese: un ulteriore strumento, utile anche per il futuro, per indagare singole realtà e territori con parametri affidabili", commenta Paolo Bertolino, Segretario generale di Unioncamere Piemonte.

 «Abbiamo aderito convintamente all’Osservatorio perché siamo convinti che solo facendo squadra si possono ottenere risultati concreti per questo territorio: la qualità e la profondità dei dati sul turismo che il gruppo di lavoro presenta oggi ne sono un esempio”, spiega Tino Cornaglia, Presidente di Banca d’Alba».

 Dai dati relativi allo Spend Index si osserva che l’area Albese - dopo l’inevitabile crollo nei mesi del primo lockdown - nel periodo estivo dimostra una forte capacità di reazione che si concretizza in una graduale ripresa dei volumi di spesa. Il peggioramento del quadro pandemico e la conseguente introduzione di nuove restrizioni nel mese di novembre hanno portato a un nuovo significativo calo del trend di speso indicizzato. Una leggera ripresa viene registrata nelle settimane centrali di dicembre, grazie alle aperture del periodo prenatalizio, con dati di spesa che restano comunque inferiori rispetto all’anno precedente.

Considerando complessivamente l’area Albese, nell’intero 2020 la spesa media settimanale con carta di credito è variata da un minimo di 89 € a circa 118 € in concomitanza dell’avvio in presenza della Fiera del Tartufo.

«É un passaggio epocale: andiamo oltre il contapersone per arrivare allo scarico dei dati dal POS. É uno strumento fondamentale che dovrà guidare le nostre scelte strategiche nell’uscita dalla pandemia, orientando promozione e sviluppo verso i mercati, pesandone il valore attraverso la capacità di generare economia. La collaborazione pubblico privato sta dando ottimi risultati, portando a valore tutte le competenze della filiera», commenta il Presidente dell'Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, Luigi Barbero.

 «Rivolgo un sentito ringraziamento a tutti i partner sottoscrittori del protocollo d'intesa che ha dato vita all'Osservatorio turistico Langhe Monferrato Roero accogliendo la proposta fatta da Ente Fiera. Per chi, come noi, organizza eventi al fine di generare ricaduta economica sulle imprese del territorio, è necessario pianificare e programmare gli interventi monitorando costantemente sia il sentiment della domanda, che le esigenze dell'offerta.

Link del Filmato di presentazione dell'Osservatorio Turistico Langhe, Monferrato, Roero  

https://www.youtube.com/watch?v=Kg7ZSCTTHIE

sabato 6 febbraio 2021

Robiola di Roccaverano DOP o “ROCCAVERANO DOP” ??? E intanto nel 2020 la produzione è cresciuta

 


Nel tragico anno appena trascorso, tragico per sanità, economia e stato sociale, la Robiola di Roccaverano DOP ha vissuto fasi alterne, passando dal timore di vedere anni di lavoro del proprio mondo, uomini e donne, andare in fumo, fino al constatare con soddisfazione l’aumento della produzione.

Andiamo con ordine. La paura del primo lockdown, quando con il fermo dei ristoranti e dei mercati rionali, buona parte delle forme di formaggio sono rimaste invendute nei caseifici; poi la scelta di affrontare la situazione rivolgendosi direttamente ai consumatori con un messaggio chiaro e veritiero sul momento negativo. E’ stato infatti in quel preciso istante che il Consorzio di Tutela ha deciso di chiedere un aiuto ai consumatori che hanno risposto in modo esemplare con grande affetto e di questo gliene siamo ancora grati.

Si sono attivati in centinaia, chi singolarmente, chi organizzando gruppi d’acquisto ma tutti con l’intento di non farsi mancare un prodotto di primissima qualità. Parallelamente il Consorzio e i singoli produttori non hanno perso tempo nell’organizzarsi con le vendite on line, porta a porta, con l’ausilio del nuovo sito internet garantendo le consegne a chi richiedeva il formaggio.

Una scelta che ha portato i suoi frutti, sicuramente inaspettati ma nonfortuiti e di sicuro  tangibili, veritieri come l’affetto che circonda il nostro prodotto e ci rende orgogliosi e riconoscenti .

Le vendite sono così tornate in poco tempo ad essere ai livelli del prelockdown e la domanda aumentata. Con la domanda anche la produzione ha avuto un ritocco al rialzo passando dalle 490.389 forme – pari a 148.128 Kg di formaggio –del 2019 alle 506.254 – pari a 151 tonnellate di prodotto – del 2020 con un aumento del 3,4% circa.

Una buona notizia che non rappresenta solo una piccola luce nell’oscurità della pandemia ma che può tramutarsi in un ottimo stimolo per i produttori attuali e per gli eventuali futuri, continuando a realizzare un prodotto artigianale simbolo di un territorio che necessita attenzione e continua promozione per le sue peculiarità straordinarie.

Oltre al dato positivo sull’aumento delle forme in questi giorni al Consorzio si discute per rivedere alcuni passaggi del disciplinare di produzione. Il tema portante è: continuare a chiamarla “Robiola di Roccaverano DOP” o denominarla con un termine più netto e preciso come “Roccaverano DOP”?

E’ necessario prendere atto che i tempi cambiano, cambia il modo di comunicare, cambiano i consumatori e l’identificazione di un prodotto è indiscutibilmente sempre più doverosa per evitare facili e dannose confusioni.

Non si dimentichi che un tempo la Robiola era il frutto del lavoro di chi aveva qualche capra e poco latte, si realizzava un prodotto, senza ricetta alcuna, che serviva più che altro al sostentamento famigliare; poi venne il tempo del Caseificio Sociale che produceva Robiole principalmente con latte vaccino (fino all’85% del contenuto così come il disciplinare del 1979 permetteva di fare). Con la scomparsa del Caseificio Sociale e la contemporanea rinascita delle produzioni aziendali, si tornò alle origini, all’utilizzo del latte di capra. In quel documento erano marcate alcune imperfezioni che sono state riviste e corrette con il disciplinare del 2000.

Intanto sono trascorsi gli anni, oltre quaranta dal riconoscimento della denominazione e più di 20 dall’acquisizione della DOP e oggi la Robiola di Roccaverano DOP come e con quale latte la si produce? E il termine Robiola cosa significa realmente? E’ ancora idoneo?

Abbiamo consultato la famosa enciclopedia Treccani e sul suo sito on line e alla voce Robiola (robiòla in Vocabolario - Treccani) abbiamo riscontrato quanto segue:

robiòla s. f. [dal nome della cittadina di Robbio nella Lomellina, in provincia di Pavia]. – Formaggio, chiamato anche robiolina, di pasta molle, non fermentato e poco stagionato, specialità della Valsàssina, preparato con latte intero di vacca e posto in commercio in inverno, in forme quadrate o tonde di vario peso. La rdi Roccaverano (prodotta nelle province di Alessandria e Asti) contiene, oltre a latte vaccino, latte ovino e caprino. Il dim. masch. robiolino indica invece un formaggio molle di fabbricazione lombarda o piemontese, in forme cilindriche di 50-100 grammi, di latte di vacca solo o misto con quello di pecora o di capra, da consumarsi fresco.

Qualcosa dunque non è compatibile con la Roccaverano DOP di oggi visto che la si produce ormai con latte crudo di capra in purezza (negli ultimi 10 anni le forme miste hanno significato meno dell’1% della produzione totale), siero o latte innesto autoctono non esterno all’azienda di produzione, animali al pascolo durante i mesi preposti (da marzo a novembre), nessun OGM e alimentazione animale prodotta sul territorio per almeno per l’80%.

Identificare al meglio il prodotto per non essere confusi con le tante Robiole che in Italia si producono, moltissime ormai anche a marchio GDO, tutte indubbiamente buone ma con caratteristiche che nulla hanno a che vedere con la Robiola di Roccaverano DOP che esprime una sua definita unicità. La Roccaverano è la Roccaverano e non va confusa. Confusa a livello mediatico, è ancora successo di recente su di una rivista nazionale, ma soprattutto non va confusa da parte di quel consumatore che desidera assaporarne le sue caratteristiche che la rendono uno dei formaggi più apprezzati d’Italia.

Identificare con un nome chiaro, privo di doppi sensi, un prodotto e una terra significa dare valore ad entrambe, pensiamo ad altre produzioni casearie come l’Asiago, il Gorgonzola, il Ragusano e per rimanere in Piemonte si faccia riferimento al Castelmagno, al Murazzano e ne si potrebbero citare altri.

L’eventuale modifica al disciplinare non andrebbe a toccare il metodo di lavorazione e, anzi, con la proibizione di utilizzare anche gli NBT - i nuovi OGM – si vuole rafforzare e ribadire quel principio di precauzione che ha fatto già scegliere di proibire gli OGM, come previsto dall’attualedisciplinare, e che ha fatto diventare il nostro formaggio all’avanguardia di una decina di DOP italiane che hanno indicato come le biotecnologie invasive non servano per continuare a produrre un prodotto genuino, buono e rispettoso della biodiversità del lavoro contadino.

Le potenziali modifiche del disciplinare andrebbero poi a sanare la zona di produzione del Comune di Cartosio, oggi interessato solo in parte, eliminando così un’altra piccola confusione ed inserendolo completamente il comune della Valle Erro nella zona di produzione.

In poche parole escludendo il termine Robiola si darebbe una maggiore valenza al formaggio e si andrebbe ad evidenziare che non parliamo di forme quadrate, di latte vaccino, di robiole prodotte in più zone del bel Paese in svariate modalità: dalla più artigianale fino alla sfera industriale.

La Roccaverano DOP ha un solo metodo di produzione che rispetta il disciplinare in tutta la filiera produttiva, è fatta unicamente con latte di capra, è rotonda, assolutamente artigianale ed apprezzata dai grandi gourmet sia fresca che stagionata.

Non siamo certo noi i giudici dei tempi che cambiano ma non possiamo non prenderne atto e comportarci di conseguenza: oggi i mezzi di comunicazione sono tanti e differenti, le nuove tecnologie, le piattaforme digitali, i social, il linguaggio del mondo giovanile si esprime con altri termini, altre forme, altre velocità. Quel mondo che altro non è che i consumatori dei prossimi anni.

La Roccaverano DOP, ovvero quel delizioso formaggio piemontese che è espressione autentica di un territorio e che miscela perfettamente la serietà dei produttori con il vero piacere per il palato.

ROCCAVERANO DOP? Parliamone.


 

mercoledì 3 febbraio 2021

Il Monferrato del Vino, nel cuore del Piemonte enologico, in un nuovo libro che raccoglie articoli usciti sulla rivista "Barolo&Co."

 


 

Negli ultimi anni, il settore vitivinicolo del Monferrato è cresciuto in modo significativo di identità, immagine e qualità dei prodotti, amplificando e qualificando i suoi mercati. Anche la rivista “Barolo & Co” ha divulgato questi vini e la loro crescita, accompagnandone lo sviluppo con una serie di articoli pubblicati sui vari fascicoli trimestrali. In particolare, nel 2020,la rivista ha concluso il racconto di tutti i vini a denominazione che traggono la loro origine da questo territorio.

È parso quindi opportuno alla Vignaioli Piemontesi, editore di Barolo&Co, nell’ambito della sua azione di formazione e informazione, raccogliere tutti gli articoli realizzati sui vini del Monferrato e realizzare, dopo la loro puntuale attualizzazione, il libro intitolato “Il Monferrato del Vino, nel cuore del Piemonte enologico”.

 

Le caratteristiche del libro

Nel formato di cm 17 di base x 24 di altezza, il libro racconta innanzitutto i vini Docg che interessano tale territorio, vale a dire Alta Langa, Asti, Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Brachetto d’Acqui, Gavi, Ruché di Castagnole Monferrato, Nizza e Terre Alfieri.

Poi prende in esame i vini che dispongono sia di Doc che di Docg come Barbera del Monferrato e Barbera del Monferrato Superiore, Dolcetto di Ovada e Ovada.

Infine, passa in rassegna la lunga sequenza dei vini Doc, dai più piccoli di dimensione - come Albugnano, Calosso, Cisterna, Gabiano, Loazzolo, Malvasia di Casorzo,Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Strevi e Rubino di Cantavenna - a quelli dalla dimensione maggiore, sia come territorio di origine, sia come produzione concreta: Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Acqui, Dolcetto d’Asti,Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti e Grignolino del Monferrato Casalese.

La fogliazione totale è di 144 pagine, oltre la copertina, con stampa in quadricromia e confezione in brossura.

L’opera è stata curata da Teresa E. Baccini e Giancarlo Montaldo, rispettivamente responsabile redazione e direttore responsabile della rivista, ma si è avvalsa della collaborazione di numerosi giornalisti che collaborano con Barolo&Co, ovvero tutti coloro che negli anni tra il 2014 e il 2020 hanno scritto di questi vini, vale a dire Teresa E. Baccini, Flavio Boraso, Michele Longo, Beppe Malò, Fabio Molinari, Giancarlo Montaldo, Paolo Monticone e Fiammetta Mussio.

Impaginazione e stampa sono stati curati da L’Artistica di Savigliano.

Inserito nel piano di lavoro del PSR regionale, la pubblicazione è in distribuzione gratuita presso la Vignaioli Piemontesi e può essere richiesta con una mail a redazione@baroloeco.it

 

 

martedì 2 febbraio 2021

«ENOGASTRONOMIA, TURISMO DEL VINO E IMPRESE FEMMINILI FONDAMENTALI PER LA RIPRESA»


  

LE PROPOSTE DELLE DONNE DEL VINO PORTATE ALLA CAMERA DA DONATELLA CINELLI COLOMBINI E PAOLA LOGO PER ARRICCHIRE IL CAPITOLO AGRICOLTURA DEL RECOVERY FUND

La XIII Commissione – Agricoltura della Camera dei Deputati ha ascoltato l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino oggi, lunedì 1° febbraio, nell’ambito dello studio delle proposte sul piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18). La presidente Donatella Cinelli Colombini e la sua vice Paola Longo (foto) hanno ringraziato la vicepresidente della Commissione Onorevole Susanna Cenni per averle indicate come interlocutrici utili alla Commissione e hanno portato la voce di 900 produttrici, enotecarie, ristoratrici, giornaliste ed esperte di tutta Italia che sono state interpellate attraverso un sondaggio online.  



I punti segnalati come più critici sono 4 a cui si aggiunge un forte appello alle politiche di genere e al settore turistico che ha nell’enogastronomia uno dei punti di forza a cui il Recovery Fund deve dare ripartenza e consolidamento.

L’appello è affinché l’agricoltura non venga presa in esame solo per l’impatto ambientale ma anche in termini economici e occupazionali all’interno di una filiera produttiva e commerciale che arriva sulla tavola dei consumatori e coinvolge quindi anche altri comparti nella logica Farm to Fork e di salvaguardia della salute dei consumatori.

Le donne dirigono circa un terzo delle imprese agricole italiane ma sono esempi virtuosi: infatti pur gestendo solo il 21% della SAU- superficie agricola utilizzabile, producono il 28% del PIL agricolo. Sono un’enorme risorsa per l’agricoltura italiana perché spesso sono più scolarizzate e più aperte all’innovazione e all’internazionalizzazione dei colleghi uomini. Per questo la richiesta che arriva dalla consultazione delle 900 Donne del Vino italiane ha puntato soprattutto su 4 argomenti oltre il riequilibrio fra i generi, il sostegno al credito e all’esportazione:

DIGITALIZZAZIONE DELLE AREE RURALI - La mancanza di una buona connettività e di banda larga nelle campagne -fino alle imprese e alle case-, la scarsità di strumentazione elettronica, sono considerati il maggiore ostacolo allo sviluppo economico e turistico delle zone rurali. La mancanza di copertura del segnale rende invisibili le imprese ai fini turistici e commerciali, rallenta il lavoro e l’accesso alle informazioni, impedisce il ricambio generazionale e l’introduzione dell’economia verde. 

AGRICOLTURA DI PRECISIONE- Green deal– farm to fork – next generation: il processo di qualificazione dell’agricoltura e di produzioni eco sostenibili passa attraverso un processo di formazione e di digitalizzazione che richiede infrastrutture e connettività. Attuarla innesca un processo virtuoso sotto il profilo ambientale, economico e sociale con maggiori prospettive per i giovani.

TRASPORTI E VIABILITÀ- La carenza di collegamenti favorisce la marginalizzazione culturale ed economica delle popolazioni rurali e danneggia particolarmente i giovani in età scolare, le donne e gli anziani. Potenziare trasporti e viabilità nelle zone rurali significa anche favorire il turismo e renderlo più capillare.

SERVIZI PER LA MATERNITÀ- La carenza di asili nido e di scuole materne nelle zone agricole e nei piccoli centri oltre al loro costo eccessivo in rapporto ai redditi della popolazione rurale, sono di grave impedimento alle possibilità di lavoro e carriera delle donne

POLITICHE DI PARITÀ DI GENERE IN TUTTE LE IMPRESE E SPECIFICAMENTE NELLA FILIERA DEL VINO – Cantine, ristoranti, rivendite, agenzie di consulenza: agevolazioni fiscali e di punteggio nelle graduatorie per le imprese dove si rispettano la parità di salario di progressione di carriera fra i generi ed è offerta la flessibilità nell’orario di lavoro.

POLITICHE PER IL TURISMO ENOGASTRONOMICO E LA FILIERA DELL’AGROALIMENTARE DI ECCELLENZA - Le Donne del Vino, che sono alla guida di aziende agricole caratterizzate da grande diversificazione produttiva, forte internazionalizzazione e maggiore orientamento al BIO-Biodinamico rispetto a quelle maschili, chiedono che fra gli obiettivi del settore turismo sia inserito l’agroalimentare italiano di eccellenza e specificamente il vino.Sottolineando come l’enogastronomia costituisca, secondo gli studi più recenti, la prima attrattiva per i turisti stranieri verso il nostro Paese, superando la cultura e collocandosi, nell’immaginario mondiale, come un aspetto integrante della civiltà e dello stile di vita italiano. Infatti i pizzaioli napoletani, la Val d’Orcia con il Brunello, le viti ad alberello di Pantelleria, i vigneti delle Langhe Roero e Monferrato, le colline del Prosecco sono parte del patrimonio dell’Umanità Unesco.Cantine, laboratori di produzioni alimentari tipiche, ristoranti, enotechecostituiscono una rete produttiva e distributiva da salvaguardare anche in termini di occupazione, di accorciamento della catena alimentare oltre che in una logica di sopravvivenza delle biodiversità, dei mestieri tradizionali e delle produzioni ad alta manualità che trovano nel turismo il primo mercato. La filiera agroalimentare con particolare riferimento alla ristorazione è fra i più colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia e ha bisogno di interventi diretti e indiretti per ripartire. In particolare sono da realizzare un portale nazionale di promo-commercializzazione turistica collegata alla digitalizzazione delle destinazioni, centri espositivi, didattici e di coordinamento turistico in ogni denominazione DOCG o un grande distretto produttivo alimentare, un programma nazionale di formazione per gli addetti e un osservatorio in grado di monitorare e indirizzare l’intera offerta italiana.

CHI SONO LE DONNE DEL VINO

Le Donne del Vino sono un’associazione senza scopi di lucro che promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. Nata nel 1988, conta oggi oltre 900 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste. Le Donne del Vino sono in tutte le regioni italiane coordinate in delegazioni. Altre info sul sito e sul blog: www.ledonnedelvino.com

 

Associazione Nazionale Le Donne del Vino

02 867577, www.ledonnedelvino.com, info@ledonnedelvino.com

lunedì 1 febbraio 2021

Un piemontese in Champagne (di Fabrizio Salce)


Si chiama Alberto Massucco, piemontese verace, imprenditore di successo nel comparto della metalmeccanica e amante da sempre di un territorio transalpino che il solo nominarlo evoca in noi delle dolci e frizzanti emozioni. E’ la terra del vino più famoso al mondo: è la Champagne

 

Alberto è dunque un appassionato di champagne, quei vini eleganti e pregiati che vengono prodotti a poco meno di 150 Km da Parigi e per lo più da piccole realtà produttive: il 90% dello champagne non viene realizzato dalle grandi Maisons ma dai piccoli vignerons sempre più ricercati e apprezzati: Contrariamente al pensiero di molti Nizza, che diede i natali a Giuseppe Garibaldi, non è mai stata una città italiana, era terra della Savoia questo sì, ma non ha mai avuto il tricolore con il verde; dalla bandiera savoiarda passò direttamente a quella francese. Contrariamente Torino, la città in cui sono nato, fu una città francese del Dipartimento del Po (Département de l’Éridan – Eridano antico nome del fiume Po). Avvenne tra il 1802 e il 1814 con Napoleone che in città fece cose importanti: fu il periodo in cui ci si poteva sposare e divorziare senza problematiche religiose.

Anche in Francia, come in Italia, le differenza tra le varie regioni sono notevoli, diversità territoriali, architettoniche, di clima, di tradizioni e di storia. 
Un parigino non è paragonabile a un marsigliese, e la Bretagna non è la Provenza, ma lo champagne credo che unisca tutti tranquillamente all’unisono; così come sono certo che tra noi piemontesi e i francesi ci sia sempre stata una sorta di amore e odio: lo dicono i secoli di storia vissuti parallelamente, una storia fatta di alleanze, incomprensioni, matrimoni, invasioni, guerre e assedi.

Perché esprimo questi concetti? Perché amo le storie, quelle vissute, scritte sui libri, nei versi delle canzoni, impresse con i tratti dei pennelli sulle tele. Ma anche storie dei miei tempi, di uomini e donne del mondo del lavoro ed per questo che oggi vi parlo di un uomo, della Francia e dello champagnese ne contano migliaia.

Ed è dalla ricerca accurata, profonda, intelligente che Alberto ha selezionato nel tempo le bottiglie più idonee a regalare al consumatore, all’interno del tulipano, quelle emozioni speciali che derivano dalla terra e dalla filosofia del lavoro. Il tulipano è quel bicchiere dall’altezza adeguata capace di lasciare sviluppare le bollicine consentendo la massima espressione degli aromi.

L’Alberto importatore ha così posato cuore e palato su 4 maisons appartenenti alla categoria RM RécoltantManipulant, ovvero produttori che lavorano uve dei loro vigneti ed elaborano i vini direttamente nelle proprie cantine. Sono i vignaioli eroici oggi sempre più ricercati perché in grado di offrire un’identità netta e precisa del loro pensiero di champagne.

Come i grandi scrittori del passato e del presente, Henry Miller, Ernest Hemingway o Milan Kundera, dei quali tanto ho letto, hanno amato la Francia nelle sue più recondite sfumature mantenendo sempre imprescindibile il loro stile narrativo.



Le storie scritte da loro sono vere come veri gli champagne di Rochet-Bocart, Trousset-Guillemart, Gallois-Bouché ed Eric Taillet ovvero le quattro maisons a cui si è legato con passione Alberto. Ma la storia non si ferma mai e Massucco nel tempo ha vissuto una sua metamorfosi trasformandosi e diventando produttore. Alberto, il primo italiano a possedere vigneti in Champagne, con il suo spirito di avventura e di sfida ha concepito un vino decisamente francese ma impreziosito dalle giuste note italiane che ne arricchiscono il pentagramma. Una musica di perlage e gusto armoniosa e, ne sono certo, decisamente interessante.



Il progetto è nato grazie allo stimolo di Alberto e la capacità operativa di Erick De Sousa uno dei più apprezzati produttori di champagne e grande amico del mio corregionale. Il compito di seguire la linea produttiva Alberto Massucco Champagne spetta dunque ad Erick, compito non facile viste le esigenze del Sabaudo di avere un vino dalle grandi emozioni, ma non impossibile: e allora eccoil Millesimato Alberto Massucco Champagne Grand Cru, 100% Chardonnay, con le prime due vendemmie 2018 e 2019 e la Cuvée Mirede.

Aspetteremo l’arrivo del 2024, l’anno in cui degusteremo e valuteremo il lavoro, la passione e la capacità dei due uomini, anche se siamo già adesso consapevoli che ne resteremo piacevolmente sorpresi.

Come i grandi artisti della penna che regalano sempre soprese nei loro testi c’è un’altra chicca dell’imprenditore piemontese di cui vorrei farvene menzione. Oltre alle già citate maisonsMassucco importa anche dalla prima produzioneIsos uno champagne che è che un progetto a firma di sette donne dello champagne.

Le jeunesfilles nel 2015 si sono unite con l’obiettivo di raccontarsi, o meglio di raccontare il loro lavoro, i vini, i territori, con un intento tinto di rosa. Ed è sempre la storia, quella vera, che ci conferma quanto le donne siano sempre state cardine primario del comparto. Isos (parola greca che significa “ugual”) è il risultato dell’addizione degli champagne in parti uguali delle sette note rosa all’interno di un’unica bottiglia. Uve, terroir, metodologie di cantina differenti ma tutte unite per un totale di 644 bottiglie.

Lascio a voi il piacere di cercare gli champagne menzionati, di assaggiarli e percepirne le peculiarità e la bontà. Vi lascio con una frase di Alberto che trovo molto adeguata al mio breve scritto: “Due cose non bastano mai: un buon calice di champagne e un buon calice di champagne”.

Con piacere, come se vi consigliassi un buon libro da abbinare ad uno dei grandi champagne di Alberto, vi riporto i nomi delle sette splendide donne: LaureenBaillette,HélèneBeaugrand, Claire Blin, Charlotte De Sousa,MathildeDevarenne, Sophie Moussie,DelphineBrulez (foto in alto)

 

                                                                                                                      Fabrizio Salce