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giovedì 23 dicembre 2021

Alta Langa Docg: nel 2021 + 42% delle vendite rispetto ai valori pre-pandemia A marzo prossimo, a Torino, la nuova edizione de La Prima dell’Alta Langa

  



Cinquanta case associate al Consorzio che producono 80 diverse etichette di Alta Langa Docg; 90 viticoltori, circa 300 ettari di vigneto (1/3 chardonnay, 2/3 pinot nero) e un + 42% di vendite rispetto ai valori pre-pandemia del 2019: le alte bollicine piemontesi chiudono l’anno con un sold-out che lascia ben sperare per il 2022, quando gli ettari di vigneto si assesteranno a quota 350, per una produzione attesa di oltre tre milioni di bottiglie


Diverse le attività svolte quest’anno dal Consorzio, una su tutte l’avvio del progetto pilota di sensibilizzazione dei soci viticoltori per dedicare una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo ideato insieme al Centro Nazionale Studi Tartufo.  
“Questi alberi – spiega il presidente del Consorzio Alta Langa Giulio Bava - potranno essere curati direttamente dagli agricoltori, o si potranno stabilire accordi con associazioni di trifolao che se ne occupino in modo da favorire buone pratiche di sviluppo e mantenimento delle tartufaie sul territorio delle colline alte di Langa. Il progetto è stato annunciato lo scorso settembre e acquisisce tanta più importanza in relazione all'iscrizione ufficiale della ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale”. Il legame tra i vini Alta Langa Docg e il Tartufo Bianco d’Alba in questi anni si è fatto via via più stretto: un comune territorio di origine, un comune senso del gusto, un comune sentire che ha avvicinati e ha permesso di vivere un’esperienza che parte dalla tavola ma va ben oltre. Ormai l’abbinamento fra le bollicine di Alta Langa e il Tartufo Bianco si è fatto strada e si è affermato tra le ricette degli chef e nei desideri di chi ama il buon vivere: prova ne è stata la fortunata collaborazione, per il sesto anno consecutivo, tra Consorzio e Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, soprattutto durante i cooking show della manifestazione.


Ancora uno sguardo all’anno che verrà: nel 2022 tornerà il grande evento di degustazione del Consorzio: “La Prima dell’Alta Langa”, che riunisce tutti i produttori e le loro cuvée per un tasting riservato al trade e alla stampa, stavolta farà tappa a Torino, dopo le due edizioni ospitate nel castello di Grinzane Cavour e quella di Palazzo Serbelloni a Milano.


ALTA LANGA DOCG - L’Alta Langa Docg è il metodo classico tradizionale del Piemonte. Una denominazione con una storia molto lunga: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee” oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco.

È fatto di uve Pinot Nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi.

L’Alta Langa è esclusivamente millesimato, riporta cioè sempre in etichetta l’anno della vendemmia.

 

 


giovedì 16 dicembre 2021

PIEMONTE: UNA VENDEMMIA 2021 DA QUATTRO STELLE, VINO IN CALO DEL 15%

 


 I DATI E L’ANALISI DELL’ANNATA APPENA CONCLUSA PRESENTATI AD ANTEPRIMA VENDEMMIA DA REGIONE PIEMONTE E VIGNAIOLI PIEMONTESI. PRODOTTI 2,3 MILIONI DI ETTOLITRI

Poco più di 2,3 milioni di ettolitri contro gli oltre 2,7 del 2020: un calo significativo di produzione ha caratterizzato la vendemmia 2021in Piemonte con un meno 15%, ma è un’annata che si avvicina all’eccellenza qualitativa e si merita le Quattro Stelle. Positivi anche i dati dell’export nonostante la crisi economica mondiale causata dalla pandemia. Questa l’analisi fatta da enologi, agronomi e giornalisti di settore in Piemonte Anteprima Vendemmia 2021, l’annuale pubblicazione curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte in cui si analizzano dati tecnici e valutazioni sulla vendemmia appena passata e sull’andamento economico generale del comparto vitivinicolo. Un lavoro che Vignaioli Piemontesi porta avanti da trent’anni esatti, dal 1992, raccogliendo minuziosamente i dati regionali di maturazione delle uve e dell’andamento climatico in varie zone vitivinicole del Piemonte e svolgendo un’attività di coordinamento di tutti i tecnici viticoli e agronomi presenti sul territorio. L’ultima pubblicazione è stata presentata ad Alba.

Un 2021 vitivinicoloche si classifica dunque tra l’ottimo e l’eccellente, nonostante le criticità climatiche dovute alle gelate anomale avvenute a inizio aprile e alle grandinate estive, a una primavera fredda e piovosa che ha portato a un ritardo vegetativo e a una seconda parte dell’estate molto calda con assenza di pioggia.

L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Marco Protopapa fa la sua analisi: «Le avversità atmosferiche hanno inciso sulla produzione a livello quantitativo determinando una diminuzione della resa ma al tempo stesso resta confermata la qualità eccellente del vino piemontese, sia per i vitigni precoci sia per quelli tardivi, e si prospettano quindi vini di qualità richiesti dai mercati internazionali. Prosegue il sostegno della Regione Piemonte al comparto vitivinicolo attraverso tutti gli strumenti a disposizione, a partire dalle misure dell’OCM a favore degli investimenti e della ristrutturazione delle aziende agricole; e a favore della promozione dei vini nei mercati extra Ue; proseguendo con le misure del Programma di sviluppo rurale per i contributi rivolti agli investimenti nelle aziende, ai giovani agricoltori, ad investimenti per la trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli; per il sostegno alle attività di informazione e promozione a favore delle produzioni di qualità».



Il presidente di Vignaioli Piemontesi Giulio Porzio aggiunge: «Stiamo assistendo a un’euforia dei mercati: nella rivoluzione portata dal Covid-19, il vino piemontese sta vendendo bene in Italia e nel mondo. Ora dobbiamo concentraci su quella che sarà la viticoltura di domani: dal problema dei cambiamenti climatici che ci costringono a un ripensamento delle pratiche agronomiche al discorso della sostenibilità ambientale nelle vigne e della sostenibilità economica per i nostri viticoltori. Con questi cambiamenti repentini, dai mercati al clima, chiediamo alla Regione più flessibilità nelle misure di sostegno dell’agricoltura: non possiamo restare bloccati dalla burocrazia e da progetti lunghi che non si adeguano alle trasformazioni veloci che sono in atto».

Il giornalista Giancarlo Montaldo si è soffermato, poi, sugli aspetti legati all’economia del Piemonte vitivinicolo 2021. La pandemia da Covid-19ha cambiato alcuni aspetti commerciali del comparto vitivinicolo. Il primo dato da evidenziare è quello sulla superficie vitata: «Dopo parecchi anni di flessioni, nel 2017 la tendenza si è invertita – rileva Montaldo - grazie al fatto che il vigneto piemontese ha ricominciato a mettere a dimora nuovi ettari. La tendenza è proseguita anche nel 2020nonostante la crisi mondiale da Covid e si sta confermando anche nel 2021». Guardando ai numeri, negli ultimi nove anni (2013 - 2021), il vigneto piemontese ha evidenziato un andamento sostanzialmente stabile e con una situazione di incremento nella fase finale. Nel 2013 la superficie vitata piemontese disponeva di 44.169 ettari, nel 2014 di 43.893, nel 2015 di 43.553, nel 2016 di 43.500, nel 2017 di 44.202, nel 2018 di 44.449, nel 2019 di 44.677 ettari e nel 2020 44.737 ettari. Anche nel 2021 è continuato il recupero della superficie vitata persa nel passato: oggi è di 45.420 ettari, con un netto incremento anche rispetto al valore del 2013.



I DATI DELLA VENDEMMIA 2021

Ricordiamo in sintesi quali sono i dati della vendemmia 2021.La raccolta delle uve è stata lunga, avvenutatra settembre e ottobre inoltrato. Tra i vigneti del Piemonte, la produzione di vino ha un calo importante del 15% e si attesta a 2.319.722di ettolitri.In Italia la produzione è stata di 44,5 milioni di ettolitri (-9% sul 2020).

La vendemmia comunque soddisfa per la qualità: dalle analisi evalutazioni svolte costantemente dal servizio tecnico di Vignaioli Piemontesi, molti vitigni sono collocati in vetta della classifica. Si attendono vini dalla bella struttura e complessità, particolarmente armonici e capaci di resistere al tempo. Il risultato migliore è per il Dolcetto e il Nebbiolo che si aggiudicano l’eccellenza con 5 stelle. Vicino all’eccellenza con quattro stelle e mezzo, Arneis, Cortese, Favorita, Moscato bianco, Barbera, Brachetto, Freisa, Grignolino, Pelaverga piccolo e Chardonnay. Seguono Erbaluce, Nascetta, Ruché, Sauvignon Blanc e Pinot Nero (4 stelle). Più difficile la vendemmia nell’Alto Piemonte a causa delle gelate e delle forti grandinate estive: i tecnici assegnano solo un 3 stelle e mezzo.

Le aziende vitivinicole con superfici a DO in Piemonte sono circa 33.781così distribuite: 12.433 a Cuneo; 12.179 ad Asti; 7.389 ad Alessandria; 1.124 a Torino; 282 a Novara; 225 a Biella; 94 a Vercelli; 55 nel Verbano-Cusio-Ossola. Gli ettari vitati sono in crescita e hanno raggiunto quota 45.420.Cuneo è la provincia con più filari (16.852 ettari), seguita da Asti (15.114), Alessandria (11.416), Torino (1.117), Novara (525), Biella (289), Vercelli (179), Verbano-Cusio-Ossola (25).

La produzione di vini a denominazione di origine rappresenta l’83%. Ci sono 59 denominazioni con 19 Docg. Il Moscato bianco con cui si produconoAsti e Moscato d’Asti copre oltre il 25% della superficie vitata regionale (9.453 ettari, 83,9 milioni di bottiglie, 2.739 aziende), seguono la Barbera d’Asti (4.152 ettari, 28, 9 milioni di bottiglie, 1.559 aziende), Barolo (2.152 ettari, 14,8 milioni di bottiglie, 1.250 aziende), Barbera d’Alba (1.457 ettari, 11,6 milioni di bottiglie, 1.234 aziende), Gavi (1.469 ettari, 11 milioni di bottiglie, 250 aziende). Queste 5 denominazioni rappresentano oltre il 50% della superficie rivendicata regionale con una capacità complessiva superiore ai 150 milioni di bottiglie.

Positivi i dati economici del settore dell’agrolimentare piemontese a cui fa riferimento anche il vino: secondo gli ultimi dati divulgati da Unioncamere Piemonte, il settore alimentare cresce tra gennaio e settembre 2021 del 16,3%.Il valore dell’export del vino piemontese supera 1 miliardo di euro.

Un export che interessa circa il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% nei paesi comunitari e il 30% nei paesi extra Ue. I principali paesi importatori sono Paesi Scandinavi, Usa, Germania, Francia, Russia, Spagna, Svizzera, Giappone.

Il 33% della produzione vitivinicola in Piemonte arriva dal mondo della cooperazione: 33 cantine cooperative piemontesi sono associate e rappresentate da Vignaioli Piemontesi con circa 6.500 aziende vitivinicole.

Sono 9,2 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte nell'annualità 2021/2022 alla misura promozione sui mercati dei Paesi terzi dell’OCM Vino per l’internazionalizzazione e l’export delle aziende vitivinicole piemontesi a copertura degli anticipi 2022 e dei saldi dei progetti delle annualità precedenti; altri 8 milioni di euro sono stati investiti a favore della sottomisura 3.2 PSR 2014/2020, a sostegno delle attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno alla UE  per la valorizzazione delle produzioni piemontesi rientranti nei regimi di qualità. Per la misura ristrutturazione e riconversione vigneti dell’OCM Vino annualità 2021/2022 per l'impianto e la modernizzazione delle superfici vitate, l’investimento regionale è stato di 6,3 milioni di euro. Infine, sono 3,8 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte alla misura Investimenti dell’OCM Vino annualità 2021/2022.

La pubblicazione di Anteprima Vendemmia 2021è anche scaricabile gratuitamente online andando sul sito www.vignaioli.it

mercoledì 15 dicembre 2021

E venne Natale…ROCCAVERANO Città del Formaggio 2022 - Buone Feste e Buone Notizie dal mondo della Robiola di Roccaverano DOP



E venne Natale... In fondo ogni anno che passa è come fosse un viaggio che, come tutte le cose della vita, ha un inizio e una fine. Si sta dunque ultimando il percorso di questo 2021 che ha regalato al mondo della Robiola di Roccaverano DOP ancora tante piccole grandi soddisfazioni. Di accadimenti e di notizie ve ne abbiamo comunicate molte nel corso dei mesi passati, ma è proprio all’arrivo di questo viaggio che vogliamo raccontarvene altre.

E venne Natale... Auguri anche te. Si, a te che stai leggendo e che ancora una volta ci regali il tuo tempo prezioso. Auguri alla tua famiglia, ai tuoi amici e a tutte le persone che ti sono care. Auguri veri e sinceri da tutti noi che anche quest’anno abbiamo continuato a produrre il nostro formaggio caprino con la passione di sempre. Auguri dunque dalla Robiola di Roccaverano DOP.

E venne Natale... Ne approfittiamo per dirti che dal mese di novembre sono ricominciati i momenti dell’Astesana nuovamente in presenza. L’Astesana è la strada del vino e del cibo della nostra terra ed ha organizzato dei seminari dedicati all'approfondimento del formaggio Robiola di Roccaverano DOP e del suo abbinamento con i vini del Monferrato. Avremo altri seminari per fine anno ed altri nel mese di gennaio 2022. La Robiola di Roccaverano DOP, cos'è? Dove si produce? Come conservarla? Come degustarla e come comunicarla? E poi ancora gli abbinamenti con i mieli, le mostarde e le confetture. Questi i temi portanti degli incontri curati dalla Delegazione ONAF di Asti.

                                               E venne Natale...Tra i vincitori dall’Italian Cheese Awards 2020 – 2021 anche la Robiola di Roccaverano DOP. Al teatro sociale di Cittadella (PD) Sabato 13 novembre si è svolta la finale della sesta edizione del premio dedicato al mondo caseario nazionale. Dopo mesi di selezioni e degustazioni i 33 formaggi “nominati” sono stati giudicati, poche ore prima della premiazione, da una giuria composta da 16 esperti assaggiatori, titolari di gastronomie specializzate in formaggio, giornalisti gastronomici, buyer e appassionati. Nella categoria Fresco il premio è andato alla Robiola di Roccaverano DOP della Cascina Adorno, storico produttore di Ponti.

 

E venne Natale...La produzione di Robiola di Roccaverano DOP si attesta in questo 2021 sui numeri dello scorso anno, quando registrammo un aumento produttivo di circa il 4%. Al 31 ottobre 2021 le forme prodotte erano stimate in circa 450 mila unità il che fa prevedere una costante produttiva pari al 2020.

E venne Natale...Il progetto Rob-In di cui tanto vi abbiamo parlato è stato un successo nonostante il problema pandemia. La Roccaverano con gli altri prodotti del territorio d’origine ha coinvolto tanti appassionati di cose buone e della bellezza delle nostre colline. I presupposti per continuare ci sono tutti e questo è un piccolo augurio che ci facciamo da soli anche perché il progetto di promozione Rob-In (prodotti enogastronomici e territorio), con a capofila il Consorzio di Tutela del formaggio Robiola di Roccaverano DOP, ha consentito di essere operativi con più eventi: degustazioni, escursioni, momenti di confronto sempre con la Robiola di Roccaverano al centro dell’attenzione.


 

E venne Natale...Giovedì 23 dicembre saremo anche noi al Festival Urbano di Gastronomia di Alessandria e lo faremo con grande piacere visto che ad invitarci è stata Silvia Paoli della Pasticceria Mamu di Alessandria, nominata Cavaliere della Robiola per aver aiutato il nostro Consorzio durante il lockdown organizzando il primo gruppo d’acquisto al quale tanti altri ne sono seguiti.

 

E venne Natale...Ci saremo e ci siamo stati. Il 23 e 24 ottobre la Robiola è stato uno dei prodotti tipici protagonisti di Gusta Cherasco Live una kermesse gastronomica che ha registrato la partecipazione di migliaia di visitatori. Il 12 e 13 novembre siamo stati presenti alla quarta edizione di Fattore Comune a Sori e a Recco in provincia di Genova. A volerci il Consorzio della Focaccia di Recco col formaggio IGP che ancora una volta ha organizzato la due giorni dedicata ad alcuni prodotti a riconoscimento europeo DOP e IGP, che hanno nella loro dicitura il nome del comune di appartenenza: Robiola di ROCCAVERANO.

 

E venne Natale...e venne la Città del Formaggio. Auguri con la notizia più evidente di questo fine viaggio. Roccaverano diventa Città del Formaggio. Infatti, grazie alla segnalazione della Delegazione di Asti, l'Onaf Nazionale intende insignire il Comune di Roccaverano del titolo di “Città del Formaggio 2022”.

Riportiamo di seguito un piccolo passaggio, a firma Onaf dedicato al Comune, del lungo elenco delle motivazioni che consentiranno di ricevere la pregiata nomina.

“ROCCAVERANO è la piccola capitale della Langa Astigiana, il paese più alto, il più rappresentativo, il più esteso, quello che giustifica l'essenza montana dell'intero territorio. Nessun paese della Langa astigiana è ricco di opere d'arte come Roccaverano, che può vantare, tra le altre cose, una delle più belle e armoniose piazze del Piemonte. L'insieme monumentale di castello e torre, unitamente alla parrocchiale bramantesca, costituisce il cuore del paese, la sintesi della sua storia e delle sue vicende.”

E poi ancora un breve passaggio sul formaggio sempre a firma Onaf.

“La Robiola di Roccaverano DOP è un formaggio storico, le sue origini risalgono alle popolazioni Liguri che abitavano queste vallate e che producevano un formaggio con le stesse tecniche utilizzate oggi ottenendo un prodotto molto simile a quello che tutti conosciamo.”

Un riconoscimento importante e inaspettato che dobbiamo onorare al meglio, motivo per cui vi invitiamo a seguirci tramite i nostri canali social perché stiamo già pensando a come agire in merito. Sicuramente nel 2022 proporremo ancora nuove iniziative di valorizzazione del territorio e del nostro inconfondibile prodotto caseario.



 

  

 

  

lunedì 13 dicembre 2021

VINO COME MATERIA DI STUDIO NEGLI ISTITUTI TURISTICI E ALBERGHIERI ITALIANI: PARTE ANCHE DAL PIEMONTE UN PROGETTO PILOTA NAZIONALE DELLE DONNE DEL VINO


SI SPERIMENTERÀ L’INSEGNAMENTO CON GLI STUDENTI DELLA SCUOLA ALBERGHIERA DI AGLIANO TERME (AT) E DELL’ENOLOGICA DI ALBA (CN). LE PRIME LEZIONI A GENNAIO 2022

Le Donne del Vino vorrebbero introdurre il vino fra le materie di studio degli Istituti Turistici e Alberghieri di tutta Italia. Il Piemonte è una regione pilota, insieme a Sicilia ed Emilia Romagna.
Partirà già a gennaio 2022 la sperimentazione del Progetto D-Vino in due istituti:A.F.P. Colline Astigiane di Agliano Terme (Asti) e della Scuola Enologica di Alba (Cuneo). Se funzionerà, la sperimentazione si allargherà in tutta Italia nell’annualità 2022/2023. Poi, tutti auspicano che la necessità della formazione sul vino diventi largamente diffusa e centinaia di Istituti Alberghieri e Turistici introducano tale insegnamento. Il progetto, in Piemonte coordinato dalla sommelier e docente Roberta Lanero, è stato presentato recentemente all’Alberghiero di Agliano.

«Il progetto – ha spiegato Lanero - nasce dal desiderio di mettere in contatto gli studenti delle scuole superiori con il mondo del vino attraverso le esperienze che le socie mettono a loro disposizione. Far conoscere la filiera produttiva e le professioni per creare maggiori prospettive occupazionali sono gli obiettivi del progetto in un contesto scolastico dove, purtroppo, non tutti gli istituti annoverano nei loro programmi lo studio dell’enogastronomia quando i flussi turistici a questa legata sono in continua crescita».
«L'agenzia formativa delle Colline Astigiane è orgogliosa di ospitare nella sede di Agliano Terme, l'evento Progetto D-Vino, interessante opportunità di crescita e confronto per i nostri ragazzi delle classi quarte, futuri operatori del turismo enogastronomico» ha detto il direttore della scuola Davide Rosa.

Presente l’assessore regionale all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte, Marco Protopapa: «Le Donne del vino dimostrano anche in questa occasione la sensibilità propria dell’associazione nel diffondere la conoscenza del patrimonio vitivinicolo attraverso un nuovo progetto che coinvolge il mondo dell’istruzione. Ritengo infatti che promuovere la cultura del vino tra coloro che diventeranno i futuri operatori dell’incoming sia un valore aggiunto all’interno dei programmi di studio. Abbiamo bisogno di professionisti appassionati e preparati per promuovere e valorizzare le nostre produzioni di qualità e sono lieto che l’iniziativa lanciata da Donne del Vino coinvolga fin da subito il Piemonte considerando che tra i giovani è cresciuto l’interesse per le materie agronomiche ed enogastronomiche legate all’ospitalità territoriale, come ho potuto personalmente constatare».

Anche l’assessore regionale all'Istruzione, Lavoro, Formazione professionale e Diritto allo Studio Universitario Elena Chiorino dà la sua approvazione all’iniziativa: «Ritengo davvero interessante e condivisibile l’iniziativa promossa dall’Associazione Donne del Vino di introdurre, presso gli istituti alberghieri, l’insegnamento della cultura del vino, materia intesa come l’arte, la religione e la musica e altri pilastri che fanno parte della nostra cultura italiana. Un elemento di sapere nel bagaglio di formazione della scuola: perché il vino è uno degli elementi identitari del nostro Paese. Porre le fondamenta per formare figure professionali in grado di approcciarsi al meglio al mondo del lavoro è tra le azioni prioritarie che sto conducendo come Assessore e con questa iniziativa ritengo che i nostri giovani potranno avere una marcia in più tra cantine, ristoranti o distretti turistici sempre alla ricerca di personale qualificato in grado di saper comunicare i vari aspetti del vino. Un’iniziativa che ritengo meritevole anche perché, indirettamente, si sostengono tutte quelle imprese che hanno dimostrato, soprattutto durante la pandemia, di saper coniugare tradizione e innovazione con prodotti artigiani di alta qualità che sfidano i confini nazionali e con il valore aggiunto del grande cuore di chi realizza. Quel "Made in Italy" che non è soltanto un brand, o un modo di dire, ma che rappresenta l'eccellenza dei prodotti artigianali italiani nel mondo: un immenso patrimonio da valorizzare, proteggere e trasmettere attraverso i nostri giovani».

                                               

«Facciamo un appello alle associazioni di sommelier, assaggiatori, diplomati WSET, dottori in scienze gastronomiche perché preparino i docenti necessari a insegnare a centinaia di classi in ogni regione italiana» ha ricordato Ivana Brignolo Miroglio, delegata delle Donne del Vino del Piemonte.
Dopo i due anni della fase sperimentale le 950 Donne del Vino intendono rimanere nel progetto formativo solo come destinatarie delle visite didattiche perché hanno al loro interno produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, comunicatrici, esperte di marketing, e sono quindi in grado di proporre agli studenti un’esperienza diretta di tutta la filiera produttiva del vino. Nel sogno di tutti c’è una nuova generazione di manager che continui la sua formazione anche dopo il ciclo scolastico facendo della conoscenza del vino e dell’agroalimentare un punto di forza del proprio profilo professionale. 



PERCHÉ INSEGNARE IL VINO NEGLI ISTITUTI TURISTICI E ALBERGHIERI

Attualmente alcuni presidi di Scuole Alberghiere hanno già attivato i corsi sul vino mentre nessun Istituto Turistico ha insegnamenti di questo tipo. Nella realtà, invece, i futuri responsabili delle sale dei ristoranti così come i futuri manager di uffici turistici, agenzie di viaggio o alberghi hanno bisogno delle nozioni base sul vino e sui territori del vino.

Infatti il vino costituisce circa un terzo dei ricavi dei ristoranti. Sul fronte turistico vediamo che l’enogastronomia è la prima attrattiva dei viaggiatori stranieri diretti in Italia e anzi un visitatore su quattro è mosso principalmente da quella. Il 62% dei cataloghi dei tour operator contiene un’offerta enogastronomica. Ci sono circa 10.000 cantine attrezzate per la wine hospitality in costante ricerca di personale e circa altre 20.000 imprese del vino aperte al pubblico.

In un’Italia dove l’agroalimentare è sempre più importante per il turismo non è possibile continuare a insegnare solo arte, territori e geografia turistica (66 ore per 3 anni) ai futuri manager dell’incoming.

                                               studenti alla presentazione del progetto 

I VANTAGGI DELLA FORMAZIONE SUL VINO AI FUTURI MANAGER DELLA RISTORAZIONE E DEL TURISMO

Una formazione più aderente ai bisogni dei comparti produttivi in cui gli studenti si preparano a entrare avvantaggia tutti e principalmente loro aprendogli maggiori prospettive lavorative.

In generale innalza il livello dell’offerta turistica e funziona come un acceleratore per i territori del vino che hanno bisogno di personale formato nell’intera filiera che produce, commercializza e somministra il nettare di Bacco. Persone che siano in grado di accrescere la conoscenza e l’apprezzamento di vino di qualità soprattutto fra i visitatori stranieri e soprattutto relativamente alle denominazioni meno conosciute.

In ultimo ma non meno importante la formazione a cui le Donne del Vino intendono dare l’avvio, ha lo scopo di favorire il consumo responsabile fra i giovani. Intende creare degli ambasciatori della cultura enologica in grado di influenzare i coetanei in una logica di peer education. Infatti, anche se l’assaggio del vino sarà riservato solo ai maggiorenni, una parte importante della formazione sarà finalizzata al contrasto dell’abuso e del binge drinking.

 

Associazione Nazionale Le Donne del Vino

02 867577, www.ledonnedelvino.com , info@ledonnedelvino.com

 


 

 

 

giovedì 25 novembre 2021

Le Giornate del Gran Bollito Misto con il bue grasso di razza Piemontese e il cappone San Damiano Dal 5 al 30 dicembre in macellerie, agrimacellerie, ristoranti, agriturismi e gastronomie in provincia di Asti

 



Fiera del Bue Grasso e del Manzo di Nizza M. - domenica 5 dicembre 2021
Fiera di Sua Maestà il Bue Grasso di Moncalvo - mercoledì 8 dicembre 2021
Fiera Storica del Cappone di San Damiano d’Asti - domenica 12 dicembre 2021
Fiera Elogio della Bionda di Villanova d'Asti – ogni prima domenica di ottobre,
“Promotional Edition” con San Damiano il 12/12


Per la gioia di tutti i gourmand tornano, per il terzo anno consecutivo, le “Giornate del Gran Bollito Misto”. Nella cornice del suggestivo territorio di Astigiano, Monferrato, Langhe e Roero, quando le caratteristiche colline patrimonio Unesco sono avvolte nella tipica nebbiolina di fine autunno, si è invogliati a cercare il calore di un piatto fumante e goloso. Il Gran Bollito Misto è un piatto regale, non solo perché la “Bela Rosin” lo preparava per il suo Re con la ricetta “risorgimentale”, ma anche per l’effettiva ricchezza che immerge i buongustai in una sorta di ozio sensoriale inebriante.
Tutto questo grazie alla sapiente tradizione degli allevatori dei bui grassi, mastodontici bovini di razza Piemontese dal mantello bianco e muggito possente che fanno del loro impressionante peso, anche oltre le 2 tonnellate, il successo delle tradizionali fiere di fine anno e anche di ristoranti e agriturismi, macellerie e agrimacellerie, e tutte le gastronomie di questi territori.

E' stata presentata la rassegna di quest’anno: le “Giornate del Gran Bollito Misto” si terranno dal 5 al 30 dicembre, con il Bue grasso di razza Piemontese e il Cappone San Damiano di razza Bionda di Villanova d’Asti (elemento imprescindibile fra i sette ammennicoli della ricetta). Motori dell’intera manifestazione: la Fiera del Bue Grasso e del Manzo di Nizza Monferrato di domenica 5 dicembre, la Fiera di Sua Maestà i Bue Grasso di Moncalvo di mercoledì 8 dicembre e la Fiera del Cappone di San Damiano d’Asti di domenica 12 dicembre. Queste rassegne zootecniche vedono l’esposizione degli animali migliori, “toelettati” per l’occasione e, nel caso dei buoi, anche protagonisti di una vera e propria sfilata a favore di pubblico e intenditori.

Alla presentazione sono intervenuti: Marco Protopapa, assessore regionale all’Agricoltura e al Cibo; Christian Orecchia, Sindaco della Città di Moncalvo; Luisella Braghero, Presidente della Fiera del bue di Moncalvo; Simone Nosenzo, Sindaco della Città di Nizza Monferrato; Arturo Cravera, assessore al Turismo e Commercio di Nizza M.; Davide Migliasso, Sindaco della Città di San Damiano d'Asti; Flavio Torchio, assessore alle Manifestazioni di San Damiano; Mauro Carbone, direttore dell’ente turismo Langhe Monferrato Roero; Tiziano Valperga direttore dell’Associazione Allevatori (A.R.A. Piemonte); Fausto Solito medico veterinario cultore delle tradizioni della filiera della carne.
L’assessore Protopapa ha ringraziato i promotori dell’iniziativa e in particolare i sindaci che hanno compreso l’utilità di fare un discorso sinergico e collaborativo nella promozione del territorio. Il sindaco Nosenzo, nell’esporre il programma della Fiera di Nizza Monferrato ha rilevato come, anche grazie alla rassegna delle Giornate del Gran Bollito Misto, ci sia un impulso a incrementare la qualità dell’offerta, sia da parte delle stesse fiere, come ad esempio la partecipazione di quest’anno dell’Istituto alberghiero per la preparazione del pranzo, sia da parte di tutta la filiera, dagli allevatori, ai ristoratori, fino ai macellai. Il sindaco Orecchia ha illustrato le numerose iniziative previste per questa 383° edizione della Fiera di Sua Maestà il Bue Grasso di Moncalvo che vede il coinvolgimento diretto dell’intera città, a cominciare dall’associazione fiera e dalla pro loco per la preparazione del bollito non stop. Il sindaco Migliasso, affiancato da un bellissimo esemplare di cappone portato da Fabio Monticone, ha ringraziato tutti gli allevatori e ha annunciato l’istituzione, anche in collaborazione con il comune di Villanova d’Asti, di un Albo degli allevatori di Cappone e di Gallina della razza Bionda.
Una delle novità di quest’anno è stata illustrata da Mauro Carbone: un percorso formativo per i “Narratori delle carni pregiate” con il coinvolgimento di alcuni giovani che sappiano illustrare l’esperienza sensoriale e le tradizioni legate al bue grasso e al cappone.
Un’altra iniziativa inedita è la proposta di istituire un Albo del Bue Grasso, con la possibilità per i consumatori di seguire il percorso di filiera di questi fantastici animali. Dopo il successo dell’anno passato sarà riproposta, con prenotazione online e in quantità limitata, la “Meat Box” con quattro tagli di bue o manzo, mezzo capone o una gallina bionda e due cotechini, in totale oltre 4 chilogrammi di carne al costo di 50 euro con una bottiglia di Barbera d’Asti Docg e un vasetto di bagnet in omaggio.

Tutti gli aggiornamenti e gli elenchi di quando e dove gustare, sui territori di riferimento delle Fiere, il Gran Bollito Misto con il bue grasso di razza Piemontese e il cappone saranno pubblicati sul sito ufficiale www.granbollitomisto.com . Sullo stesso sito internet tutti possono segnalare le proprie macellerie, agrimacellerie, ristoranti, agriturismi e gastronomie, a patto di proporre esclusivamente bue grasso o manzo di razza Piemontese e cappone San Damiano.




Le Fiere:

Fiera del Bue Grasso e del Manzo di razza Bovina Piemontese di Nizza M.
Domenica 5 dicembre 2021

Fiera di Sua Maestà il Bue Grasso di razza Bovina Piemontese di Moncalvo
Mercoledì 8 dicembre 2021

Fiera Storica del Cappone di San Damiano d’Asti
Domenica 12 dicembre 2021

Fiera Elogio della Bionda di Villanova d'Asti
già tenutasi il 3/10/21, “Promotional Edition” con San Damiano il 12/12

Programmi, menù e ulteriori informazioni su www.granbollitomisto.com

mercoledì 24 novembre 2021

NUOVO PANETTONE PERA E CIOCCOLATO: L’ALLEANZA PIEMONTESE TRA ALBERTENGO E GOBINO



LA NOVITÀ DEL NATALE 2021 DELL’AZIENDA DI TORRE SAN GIORGIO (CN) NASCE DA UNA PARTNERSHIP CON LA CIOCCOLATERIA ARTIGIANA DI TORINO. OLTRE UN MILIONE E MEZZO DI LIEVITATI ALL’ANNO, EXPORT IN 27 PAESI E NUOVI PROGETTI AGRICOLI IN ALTA LANGA

Un’alleanza «made in Piemonte», quella tra Albertengo Panettoni di Torre San Giorgio (Cn) e Guido Gobino di Torino, nata in vista del Natale 2021: è il nuovo Panettone Pera e Cioccolato creato dall’azienda cuneese in partnership con la cioccolateria artigiana torinese. Si tratta di un panettone della Selezione Piemonte, in cui sono protagoniste materie prime prodotte nella regione.

Dalla “regina” dell’Alta Langa, la Nocciola Piemonte IGP delle Langhe coltivata nella Tenuta San Giorgio Pian delle Violette, azienda agricola della famiglia Albertengo a Levice, in Alta Langa. La Tonda Gentile è riconosciuta come la migliore nocciola al mondo, e viene utilizzata sia nella glassa che nella decorazione dei Panettoni. Altra materia prima è il burro di panna ricavato da latte piemontese, trasformato da un’azienda vicinissima ad Albertengoin una filiera controllata per garantire gusto e qualità. E infine, il Moscato delle colline di Santo Stefano Belbo, dolce e aromatico, un’eccellenza vinicola piemontese.

Un’alleanza con la loro terra che si rinnova anche in importanti investimenti in Alta Langa: dal 2012, Albertengo ha avviato un progetto agricolo per produrre Nocciole Piemonte IGP delle Langhe.

«Nove anni fa abbiamo cominciato a mettere insieme i terreni e a sistemare l’area a corpo unico che oggi è la nostra Tenuta San Giorgio Pian delle Violette a Levice – dicono Livia e Massimo Albertengo, titolari dell’azienda con mamma Caterina - 14 ettari tutti impiantati a nocciole. Sono 7 mila piante, di cui la metà entrate in produzione nel 2019. L’obiettivo è di utilizzare solo la nocciola prodotta nella nostra azienda per glassaree decorare i nostri lievitati».

Il Panettone Pera e Cioccolato, ricco di morbidi pezzi di pera e gocce di cioccolato Guido Gobino, ricoperto con glassa e decorato con nocciole intere, va ad aggiungersi agli altri tre prodotti realizzati con materie prime piemontesi che completano la Selezione Piemonte: il Panettone Gran Moscato, glassato, decorato con nocciole intere senza scorze di agrumi; il Panettone Classico Glassato, decorato con nocciole intere, uvetta e canditi; e il Panettone Classico senza glassa con uvetta e canditi.


                                                   
Oltre trent’anni di Panettone ai vini

Albertengo nasce in Piemonte, una terra di grandi vini e di forte cultura enologica: misurarsi con ricette che esaltano questo ingrediente e questa tradizione straordinaria è stato un passo importante e allo stesso tempo una sfida. Così alla fine degli anni ‘80, sollecitati da clienti e amici, la famiglia Albertengo ha iniziato a utilizzare il vino come ingrediente del Panettone. Sono stati pionieri: i primi esperimenti sono stati fatti con il Moscato d’Asti, a cui si sono aggiunti i passiti di Moscato, il passito di Pantelleria, la grappa, i distillati e, ultimi, il Brachetto d’Acqui e il vin santo. All’impasto non vengono aggiunti solo vini dolci: funzionano anche unioni meno convenzionali, come quelle con Fiano, Torcolato e Albana. La produzione di panettoni al vino ha raggiunto dimensioni importanti: quasi un quarto della produzione Albertengo. Sono disponibili in tutti i formati, da 100 grammi a 20 chili.

Moscato Passito: specialità nata dall’unione tra il dolce e pregiato Moscato Passito dei Vignaioli di Santo Stefano Belbo e il soffice impasto del Panettone Albertengo. Ricco di morbida uvetta, ricoperto con glassa e decorato con mandorle.

Brachetto d’Acqui: una grande specialità nata dall’incontro tra il dolce e profumato Brachetto d’Acqui Docg Giulio Cocchi e il soffice impasto del Panettone Albertengo.

Vin Santo: una grande specialità nata dall’incontro tra l’intenso e aromatico Vin Santo Santa Cristina Valdichiana Toscana e il soffice impasto del Panettone Albertengo.

                                                    il panettone Albertengo da 20 kg


ALBERTENGO PANETTONI E COLOMBE|LA STORIA

Maestri dell’arte bianca già dalla fine dell’Ottocento, gli Albertengo sfornavano pane fresco ogni mattina per gli abitanti di Torre San Giorgio, in provincia di Cuneo, in un’antica panetteria ai piedi del Monviso.

Negli anni Cinquanta del secolo scorso Domenico Albertengo, che aveva ereditato il mestiere dai suoi nonni, intuì che era arrivato il momento di aggiungere qualcosa di nuovo alla produzione di famiglia e iniziò a preparare i suoi primi panettoni e colombe alla piemontese: nel soffice impasto dei lievitati Albertengo, la grande conoscenza dell’arte della panificazione, dei segreti della lievitazione naturale e dell’importanza di materie prime di qualità rappresentarono fin da subito le chiavi di un successo straordinario; i riconoscimenti non si fecero attendere.

Insieme a Domenico, all’epoca giovanissimo, c’era la moglie Caterina, che lo affiancava e credeva in lui e nei suoi progetti. Ancora oggi, da presidente, Caterina segue con occhio attento le scelte, la crescita dell’azienda e dei nipoti Giorgia e Amedeo, figli di Massimo e futuri eredi della Albertengo. Insieme a lei, i figli Livia e Massimo: con circa un milione e mezzo tra panettoni e colombe prodotte ogni anno, Albertengo sa riunire la sapienza della pasticceria artigianale ai metodi di lavorazione e alla garanzia di qualità di una grande azienda moderna.
Lo slogan aziendale è: «I Piemontesi sono fatti di un’altra pasta!».

 


domenica 14 novembre 2021

CIA sulla Nocciola Piemonte “Per difendere la qualità è decisiva l’alleanza con il mondo della ricerca”



 Venerdì scorso presentate a Nizza Monferrato le novità per la corilicoltura

 Le ricerche del CNR e dell’Università Cattolica di Piacenza

Aziende innovative: il Vivaio Roveta con le prime piante di nocciolo con Dna certificato
Economia circolare: dagli scarti della nocciola risorse preziose per la cosmetica e la nutrizione
Il presidente nazionale Dino Scanavino: “Dal Pnrr una spinta alla tracciabilità di filiera”
 

***Il Premio Agrestino 2021 al giornalista Paolo Monticone***

 

 

La Nocciola è una grande risorsa per l’agricoltura piemontese, per difenderla e valorizzarla è sempre più importante l’alleanza tra i corilicoltori, il mondo della ricerca e l’Università. Il convegno promosso da Cia Agricoltori Italiani di Asti – venerdì 12 novembre al Foro Boario di Nizza Monferrato – ha confermato quanto questa relazione possa essere virtuosa e promettente per consentire alle aziende di stringere un patto sempre più forte con il consumatore finale. Certificare la Tonda Gentile dal campo alla tavola sta diventando un obiettivo raggiungibile grazie ai passi avanti fatti dalla ricerca e in parte già applicati ad alcuni processi produttivi. E’ il caso del Vivaio Roveta di Bubbio, dove sono state prodotte le prime 4000 piante di Tonda Gentile Trilobata con DNA certificato. Diego Breviario, esperto dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR di Milano, ha spiegato come - grazie al contributo dell’azienda astigiana che ha sostenuto interamente i costi del progetto - sia stata sviluppata la metodologia “FoodCode” per il Nocciolo. Il metodo assegna un profilo di DNA semplice e distintivo, leggibile da cellulare tramite codice QR.


La ricercatrice Francesca Scandellari di Tointech srl ha presentato il progetto “CoRyTeVa” - realizzato in collaborazione con Università di Torino e Università Cattolica del Sacro Cuore e finanziato dalla Regione Piemonte-  che punta a individuare i “marcatori” della nocciola. “L’assunto di base – spiega la studiosa – è che nocciole prodotte in zone diverse abbiano una “firma isotopica” diversa che si ottiene analizzando le varianti naturali degli elementi chimici”. Se i risultati preliminari saranno confermati, le aziende avranno un’arma in più per garantire al consumatore finale che la nocciola è davvero made in Piemonte. Il professor Luigi Lucini dell’Università Cattolica di Piacenza, partendo dagli studi sui marcatori della nocciola, ha fornito indicazioni sui benefici che la Nocciola Piemonte, grazie alla presenza di vitamine, sostanze antiossidanti e anti colesterolo, ha dal punto di vista nutrizionale e della salute. Uno dei focus della giornata di studio è stata l’economia circolare applicata all’agricoltura. Poliphenolia, il laboratorio astigiano che dal 2015 applica alla cosmetica il potere benefico dei polifenoli estratti dalla vinaccia, sta studiando gli scarti della nocciola. Giorgio Iviglia, ingegnere biomedico, co-fondatore di Poliphenolia ha spiegato che le potenzialità sono molte. “Nella cuticola abbiamo grandi quantità di polifenoli, è possibile estrarre un olio ricco di sostanze benefiche come acido oleico e linoleico, trigliceridi e tocoferolo che hanno effetti positivi sui sistemi biologici. Tutti elementi che possono trovare applicazione non solo in cosmetica ma anche in campo alimentare e medicale”, conclude Iviglia.


Con il presidente Alessandro Durando, esperto corilicoltore, Cia Asti spinge l’acceleratore su innovazione e politiche di filiera che garantiscano alle aziende agricole un ritorno commisurato alla qualità del prodotto. “La corilicoltura è sempre più importante per la nostra economia, basti pensare che solo in provincia di Asti gli ettari coltivati sono più di 5700 e crescono di anno in anno – commenta Durando – dobbiamo proteggere questa produzione di qualità garantendo agli agricoltori un reddito adeguato che consenta investimenti in ricerca, tecniche di produzione all’insegna della sostenibilità, riuso degli scarti, tutele assicurative contro i danni sempre più frequenti provocati dal cambiamento climatico”.

Il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, è intervenuto sul PNRR.

L’obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è agire in un’ottica d’insieme, per costruire veri e propri “sistemi imprenditoriali territoriali” interconnessi, dove le attività produttive e le forze sociali possano fare rete per resistere meglio alle crisi. “La pandemia ha rimesso in discussione tutti i modelli di crescita. Ora la ripartenza dipende dalla capacità di interpretare il cambiamento -ha spiegato Scanavino- utilizzando le ingenti risorse a disposizione per progetti concreti e innovativi, realizzabili con tempi certi e ragionati in un’ottica più verde, digitale e resiliente, come ci chiede l’Europa con il Green Deal”.

Più in dettaglio “dovranno rientrare misure e strumenti specifici per modernizzare e digitalizzare il settore, con l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili e competitivi i produttori nazionali, avendo a disposizione tecnologie innovative a supporto delle scelte di tecniche culturali e input produttivi, razionalizzazione delle risorse, raccolta dati, tracciabilità delle filiere e blockchain, rinnovamento del parco macchine agricole”. Non meno strategica, poi, “la creazione di sistemi produttivi a vocazione territoriale, tramite un coinvolgimento attivo e condiviso tra agricoltori, artigiani, commercianti, logistica, turismo, enti locali, consumatori”.

 Il settore primario “può diventare il paradigma di un nuovo modello di sviluppo in sinergia con le altre forze economiche e sociali, sostenendo una logica di progettualità trasversali tra le varie Missioni del Piano -ha concluso il presidente di Cia-. Si tratta di un’opportunità unica per consentire all’Italia di imboccare la strada della ripresa, attraverso il rilancio dei territori dal punto di vista sociale, economico e ambientale”.

 


 
Il Premio Agrestino 2021 al giornalista Paolo Monticone

 

Paolo Monticone, giornalista esperto di temi agricoli, direttore di testate locali, per molti anni “colonna” della comunicazione per la Cia Agricoltori Italiani di Asti, ha ricevuto venerdì 12 novembre il Premio Agrestino 2021.

Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente provinciale Alessandro Durando e dal presidente nazionale Dino Scanavino al Foro Boario di Nizza, in occasione della giornata di studio sulla corilicoltura. Componente del direttivo dei Pensionati Cia e della direzione regionale di Cia Piemonte, Monticone va a impreziosire l’Albo d’oro del Premio annuale dedicato al personaggio che si sia segnalato per la sua attività di valorizzazione e promozione del mondo agricolo e dei suoi “attori”. Dal 1987 ad oggi sono state insignite personalità della politica, della cultura, della scienza, dell’imprenditoria. Nel 2020 il Premio è stato consegnato ad enti, istituzioni pubbliche, forze dell’ordine, medici, infermieri e volontari che si sono spesi con dedizione assoluta e coraggio per contrastare l’emergenza Covid.

 

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Il gruppo dei relatori: da sinistra Ernesto Roveta, Diego Breviario, Dino Scanavino, Francesca Scandellari, Luigi Lucini, Alessandro Durando, Giorgio Iviglia, Francesca Serra tecnico Cia, Marco Pippione direttore Cia
Uno scorcio della sala
Agrivan Cia, il presidente Scanavino con insegnanti e studenti dell'Istituto agrario Penna
Durando e Scanavino consegnano il Premio Agrestino 2021 al giornalista Paolo Monticone

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