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venerdì 29 maggio 2020

L’estate del turismo lento, sostenibile e sicuro. La grande occasione dell’Italia del vino tra borghi, vigne e cantine



Presentato il XVI Rapporto sull’enoturismo nel Belpaese. Nel 2019: + 7% di visitatori, passati da 14 a 15 milioni; e + 6% di giro d’affari, passato da 2,5 a 2,65 miliardi di euro

Nel 2020, inevitabilmente, si sconteranno gli effetti del Covid-19, ma si lavora con grande impegno perché sia una temporanea battuta d’arresto. Si studia la ripartenza con nuove modalità – anche per Calici di Stelle, in programma ad agosto – ma il futuro passa attraverso nuovi servizi, anche virtuali, e un’accessibilità ai territori ampia e di qualità, con sentieri, piste ciclabili, itinerari culturali-enogastronomici e una nuova alleanza tra pubblico e privato.
Il presidente Floriano Zambon: “Estendere e rendere più incisive la detraibilità o almeno la deducibilità della spesa turistica delle famiglie. Ma soprattutto prevedere nuovi fondiper riqualificare i territori e per la promozione. Ruolo strategico delle istituzioni locali per il rilancio: l’enoturismo è patrimonio economico, sostenibile e culturale”

Nuovi fondi per riqualificare l’accessibilità ai territori, rendendoli più fruibili e sicuri, con finanziamenti certi e tempestivi. Ma anche una più incisiva detraibilità o almeno deducibilità della spesa turistica – ed enoturistica – per il 2020 estesa ancheal 2021 e un riconoscimento concreto al ruolo guida dell’enoturismo per la ripartenza e la rinascita dell’Italia “minore” dei borghi e delle campagne, dove s’intrecciano le offerte d’esperienza e tempo libero di migliaia di Comuni, a partire dalle 460 Città del Vino, la più importante e numerosa rete di Città d’Identitànel nostro Paese. 

L’Associazione Nazionale Città del Vino fondata a Siena nel 1987, che ieri ha presentato in webinar il “XVI Rapporto sul Turismo del Vino in Italia”, è il naturale candidato ad accompagnare una nuova alleanza pubblico-privata tra istituzioni locali, cantine e sistema ricettivo perla ripresa di un comparto che valeva nel 2019 oltre 2,65 miliardi di euro e 15 milioni di enoturisti. E che nel 2020 subirà una forte battuta d’arresto, anche se l’estate con la riscoperta della campagna e dei borghi minori, più congeniali alla nuova vacanza “protetta”, potrebbe risvegliare l’interesse per tantissimi italiani verso una forma di turismo ancora a molti sconosciuta, tra vigne, degustazioni all’aperto e piazze bellissime e non affollate.
 

“Va bene lo sviluppo di servizi e contenuti virtuali che la rete digitale ci può offrire, come tutti abbiamo visto in questi mesi, ma parallelamente dobbiamo lavorare su una nuova accessibilità dei territori: ambienti concreti e reali che vanno resi più fruibili e sicuri - ha dichiarato il presidentedi Città del Vino,Floriano Zambon -. Questo comporta lanecessità di riqualificare e creare nuovi sentieri, piste ciclabili, percorsi enoturistici, segnaletica,itinerari ed esperienze culturali, ma anche infrastrutture di servizio e connessioni digitali adeguate ai territori più rurali e svantaggiati dal digital divide. Nell’immediato le cantine si stanno organizzando per superare la fase di ripartenza, ma per il futuro non possiamo pensare che lo sviluppo enoturistico ricada soltanto sulle spalle e sulle risorse dei produttori. Anche le istituzioni locali devono essere messe in condizioni d’esercitare il loro ruolo oggi più strategico che mai per lo sviluppo di un turismo del vino ancora più intelligente, sostenibile e rassicurante, che raccolga le nuove sfide e vada nella direzione della nuova agenda economica, più rispettosa dell’ambiente e delle comunità. L’attuale crisi economica e i limiti della globalizzazione saranno superati con il ruolo forte degli Stati e dei governi. Allo stesso modo – conclude Zambon – lo sviluppo locale, anche enoturistico, vedrà un impegno più forte e incisivo delle istituzioni dei territori, dalle Regioni fino ai Comuni”.

Impossibile non considerare l’enoturismo come volano di benessere e rinascita dei territori “minori” del Belpaese. Un comparto che nel 2019 è cresciuto del 7% in termini di presenze, arrivate a 15milioni (erano 14 nel 2018), e di giro d’affari con un +6% che fa crescere il “fatturato” a 2,65 miliardi di euro (erano 2,5 nel 2018); questi in sintesi i dati economici del XVI Rapporto sul Turismo del Vino in Italia curato da Città del Vino in collaborazione con lo staff del Corso di “Wine Business” dell’Università di Salerno, presentato ieri in diretta web dal professor Giuseppe Festa, coordinatore dell’Osservatorio sul Turismo del Vino, in una sessione online che ha visto gli interventi - oltre che del presidente Floriano Zambon - di Donatella Cinelli Colombini, Presidente Nazionale “Donne del Vino”; di Roberto Cipresso, winemaker e commissario del Concorso Enologico Internazionale Città del Vino; e dei coordinatori delle Città del Vino di Veneto, Piemonte e Sicilia, rispettivamente Benedetto De Pizzol, Stefano Vercelloni e Corrado Bonfanti.

Il XVI Rapporto – I Comuni Città del Vino


“Lo studio dimostra ancora una volta lo standard più elevato di qualità delle Città del Vino nell’accoglienza enoturistica – ha commentato il presidente Floriano Zambon – e questo favorisce la ripresa, finita la fase d’emergenza, perché siamo avvantaggiati da condizioni ambientali, strutturali e di lunga esperienza che ben si adattano alla rinnovata idea diun turismo lento, piacevole, sicuro e di prossimità. C’è ancora molto da fare sui territori ma siamo già in linea con questo trend di sostenibilità ambientale, economica e sociale, valori e obiettivi che sono anche nell’agenda europea”. 
Dall’analisi del Rapporto emerge che il 2019 è stato l’anno con le performance più elevate per il turismo del vino in Italia, un dato ricavato con interviste tra 80 Comuni (il 18,22% delle Città del Vino) e 92 cantine. 
La fotografia sui territori ha registrato il protagonismo dei sindaci e degli amministratori nell’animazione enoturistica. Ad esempio il 40% dei Comuni intervistati (32 su 80) applica la tassa di soggiorno e reinveste le entrate in comunicazione e servizi per il turismo. Quello di Alba (Cn) li destina alla promozione di eventi, in particolare la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba; quello di Avola in Sicilia per l’attivazione di un servizio di bus turistico; Aymavilles in Val d’Aosta per la manutenzione della rete escursionistica; Conegliano (Tv) per il restauro del castello; Piombino (Li) per l’ufficio IAT dedicato al turismo; Noto (Rg) per gli eventi estivi Effetto Noto; e tanti altri Comuni Città del Vino.
Comuni che nell’86% dei casi hanno realizzato uno o più progetti per promuovere l’attrattività enoturistica del territorio e/o migliorare i servizi offerti. Ad esempio ad Annone Veneto con nuove piste ciclabili e azioni di sistema sul turismo lento; ad Avio con il Palio della Botte “Uve e Dintorni”; a Caluso in Piemonte con Divino Canavese e la Festa dell’Uva Erbaluce; a Castel Ritaldi in Umbria con la manifestazione“Fiabe saporite”; a Donnas (Aosta) conil recupero di vigneti, resi in parte fruibili ai disabili, tramite un finanziamento europeo sul progetto “RoutedesVignoblesAlpins”. E tanti altri eventi e manifestazioni enoturistiche in tutta Italia.

Senza dimenticare l’evento più enoturistico dell’estate,Calici di Stelle, organizzato da Città del Vino in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino (in oltre 150 piazze e borghi italiani) e che il prossimo agosto potrà essere riproposto con una formula nuova in linea con le prescrizioni di distanziamento fisico tra le persone. 


Il giudizio dei Comuni è positivo inoltre sulle carte dei vini di territorio proposte da ristoranti ed enoteche: lo fa il 95% degli esercizi con una presenza di etichette locali del 65%. Reputa invece insufficiente la qualità delle infrastrutture di collegamento (5,91 punti) e ha al suo attivo un ufficio turistico di promozione locale solo in 6 casi su 10, che a sua volta misura arrivi e presenze solo in 3 casi su 10.

Il quadro delle cantine
Il XVI Rapporto ha analizzato anche un campione di 92 cantine italiane. Le aziendehanno dichiarato una media di presenze nel 2019 di circa 3.700 enoturisti e un fatturato in cantina legato a vendite dirette e degustazioni di 132mila euro.  Pressoché tutte (95-96%) fanno vendita diretta, degustazioni e visite alla struttura; il 22% accoglie “braccia” turistiche anche per la vendemmia; il 20% ha un servizio di ristorazione; il 19% un museo del vino o una galleria d’arte interna alla cantina; il 13% offre pernottamento; il 48% apre gli spazi al parcheggio dei camperisti e dei turisti enplein air; l’80% ha cantine accessibili ai disabili; il 40% ha vigneti aperti agli stessi disabili; l’86% ha anche  sale degustazione accessibili; ma è molto meno accessibile il vigneto (42%) o il pernottamento (11%). Nell’ambito dei servizi di ristorazione va segnalato invece che il 24% dei ristoranti delle cantine offre cucina vegetariana/vegana. 

Tutte cantine comunque ben presenti sul web con siti (96%), sui social network (95%), sui portali turistici (52%), con possibilità di prenotazioni telematiche (64%) e app per dispositivi mobili (26%). Gli enoturisti arrivano in cantina attraverso internet nel 24% dei casi; tramite passaparola (21%); tour operator (16%); pubbliche relazioni (16%); col marketing diretto nel 9% dei casi e con la pubblicità (stampa radio e tv) solo nel 5% dei casi.

Comunque nel 2019 nella percezione del 54,35% dei produttori che hanno risposto al questionario del XVI Rapporto sul Turismo del Vino il flusso delle presenze enoturistiche in azienda è aumentato, mentre nella percezione del 23,91% dei rispondenti è perlomeno rimasto stabile.Il valore medio di tale aumento è stato calcolato pari al 23,54%. Mentre il fatturato enoturistico sarebbe aumentato per il 60% delle cantine e il valore medio di tale aumento sarebbe stato di quasi il 21%.


Il turista del vino italiano
Il XVI Rapporto ha analizzato anche un campione di enoturisti di età media di 48 anni. Il 45% ha dichiarato di visitare e trascorrere un periodo di vacanza nei territori del vino almeno una volta l’anno; il 30% più di una volta l’anno; il 9% almeno una volta al mese. Ed è un turista del vino prevalentemente “regionale” poiché il 30% rientra normalmente a casa a fine giornata e il 23% rientra sempre a casa. Nel 60% dei casi i turisti hanno anche dichiarato infatti di visitare più frequentemente le cantine della regione di residenza. Per l’escursionista giornaliero la spesa si traduce mediamente in 80 euro tra acquisti e degustazioni; mentre per chi pernotta la spesa giornaliera lievita mediamente a 155 euro.
Infine anche quest’anno la Toscana si conferma la regione enoturistica percepita come più attrattiva; a seguire il Piemonte, il Trentino Alto-Adige e il Veneto al Nord e la Campania al Sud.







venerdì 22 maggio 2020

Barbaresco Marcarini 2017 La vendemmia precoce di un vino senza tempo




Il Barbaresco Marcarini è una delle più alte espressioni dello stile produttivo della cantina Pertinace.Uno stile classico ed elegante frutto di una grande attenzione ai vigneti, che per la MGA Marcarini vengono curati personalmente da un unico socio conferitore e di processi di vinificazione e invecchiamento rispettosi del frutto e dei tempi del vino, secondo la più autentica tradizione piemontese.

Le uve destinate alla produzione del Barbaresco Marcarini provengono dall’omonima MGA, situata nel comune di Treiso, dove la cantina cooperativa Pertinace può contare su una superficie vitata di3,60 ettari.I terreni che caratterizzano questa MGA alternano marne a strati sabbiosi, che permettono alle radici di svilupparsi in profondità e che contribuiscono  a donare al Barbaresco profumi intensi e complessi.  Le viti qui crescono su alte e vertiginose pendenze, che  garantiscono un’ottima esposizione magenerano serie difficoltà nella lavorazione del vigneto, cherichiede tutta l’esperienza di chi tra quei filari è nato e cresciuto.

Vendemmia 2017

L’annata 2017 è stata molto calda e ciò ha comportato una vendemmia anticipata.
Fin dai mesi invernali le temperature sono state miti. Nella stagione primaverile lo sviluppo vegetativo ha subito un’accelerazione a causa delle temperature sopra la media stagionale e alle abbondanti piogge. A partire dal mese di maggio si sono susseguite numerose giornate terse e calde, che hanno in buona misura bloccato l’insorgenza di problematiche fitosanitarie. Le temperature massime registrate durante i mesi estivi sono state sopra la media, e solo verso la fine del mese di agosto si sono presentate le tanto attese precipitazioni che hanno riequilibrato la dotazione idrica degli acini, in anticipo sui tempi dell’invaiatura.
Il mese di settembre invece ha portato temperature più fresche e significative escursioni termiche particolarmente favorevoli per lo sviluppo dei profili polifenolici nelle uve a bacca nera a ciclo vegetativo medio - lungo, come il nebbiolo. Nonostante la 2017 sia stata un’annata precoce, l’andamento climatico delle settimane precedenti alla vendemmia, con giornate calde e nottate fresche, ha permesso di ottenere un Barbaresco complesso e strutturato ma allo stesso tempo equilibrato ed armonico

Barbaresco Marcarini 2017 

Prodotto in sole 18.000 bottiglie, il Barbaresco Marcarini 2017 è un vino elegante, morbido e di grande piacevolezza.
La fermentazione del mosto, a contatto delle bucce, si prolunga per 12-15 giorni con frequenti rimontaggi ed energiche follature. Dopo  40 giorni di  cappello sommerso viene effettuata la fermentazione malolattica, che precede i 18 mesi di affinamento in botti grandi di Rovere di Slavonia.
Il Barbaresco Marcarini si presenta di un intenso rosso rubino con sfumature sui toni del granato. Al naso i profumi sono intensi e richiamano note floreali di rose essiccate e di frutta rossa matura con sentori speziati di liquirizia, pepe e cioccolato. Al palato è strutturato, pieno e avvolgente con un’acidità perfettamente bilanciata dalla morbidezza di questo Barbaresco. Il finale è lungo e sapido e richiama gli aromi frutto floreali percepibili al naso.

 Il vigneto "Marcarini"


Località Pertinace 5, Treiso, CN 
12050 Alba

Highlights info row image
0173 442238

giovedì 21 maggio 2020

La famiglia Ceretto annuncia la riapertura al pubblico delle sue cantine e dei ristoranti Piola e Piazza Duomo nel segno della responsabilità e qualità.


Pronte anche le nuove annate Barolo (2016) e Barbaresco (2017), confermando l’attenzione al territorio in termini di sostenibilità.

In un momento di grande incertezza legata all’emergenza sanitaria, il gruppo Ceretto, azienda familiare profondamente radicata in un territorio unico come le Langhe e il Roero, prosegue con responsabilità la propria attività nel settore vitivinicolo e della ristorazione, proponendo nuove formule di accoglienza, nel rispetto della sicurezza di tutti, continuando a garantire un’esperienza unica che possa coniugare autenticità, qualità e sostenibilità.

Le Langhe rappresentano un luogo ideale per quanti cercano - anche dopo l’emergenza Covid 19 - un’occasione di viaggio lento, sensoriale, legato alle bellezze del territorio e alla volontà di scoprire ciò che di bello il nostro paese può offrirci, in dialogo con la natura: un turismo in collina alla ricerca di territori ricchi di patrimoni culturali e artistici, di cui godere anche attraverso  camminate, trekking e percorsi in bicicletta.

Il gruppo Ceretto, dopo una scrupolosa riorganizzazione dei propri spazi per rispettare le attuali norme di sicurezza, annuncia la riapertura al pubblico dal 26 maggio dell’attività di ristorazione della Piola e dal 3 giugno anche di Piazza Duomo ad Alba, rivolgendosi a quanti sono desiderosi di riappropriarsi e godere delle vie, delle piazze e dei locali in tutta tranquillità, ritrovando nei sapori del vino e degli inconfondibili piatti, i valori della famiglia Ceretto: rispetto del territorio, calore e qualità.

Anche le degustazioni all’Acino, presso la Tenuta Monsordo Bernardina (foto in alto), ripartiranno il 3 giugno mettendo a disposizione degli ospiti i percorsi open air in mezzo ai vigneti oltre al classico tour della cantina, in un ambiente rigorosamente sicuro.

“Queste settimane ci hanno permesso di riconsiderare e riflettere sul nostro lavoro. Siamo prima di tutto una famiglia che porta avanti un’azienda agricola e da questa nascono tutte le altre attività, come modo naturale per raccontare il nostro territorio. Questa emergenza ci ha fatto capire che la terra va trattata con sempre maggior rispetto e consapevolezza, un percorso che abbiamo intrapreso da anni e che con sempre maggiore responsabilità porteremo avanti, preservando la bellezza e genuinità delle Langhe” afferma Roberta Ceretto.


Si riaprirà mantenendo l’impostazione dei menù, privilegiando la cucina piemontese e i prodotti del territorio, con proposte che saranno capaci di intercettare desideri ed esigenze attuali. I locali verranno attrezzati per rispettare il corretto distanziamento dei tavoli, potendo godere anche di un dehors all’aperto davanti a La Piola (foto a lato) , che riaprirà il 26 a cena e rimarrà poi aperta sette giorni su sette, a pranzo e cena come consuetudine (si suggerisce sempre la prenotazione). La Piola continuerà anche a garantire il servizio di delivery, attivato nelle scorse settimane, riducendolo però ai giorni di venerdì, sabato e domenica per la sera.


Piazza Duomo proseguirà la passione per il mondo vegetale a km 0 dello chef Enrico Crippa, che nella Tenuta Monsordo Bernardina, coltiva e attinge materia prima per le proposte del suo ristorante grazie ai 5 orti che hanno continuato ad essere curati anche in queste settimane di minor lavoro. Il ristorante aprirà il 3 giugno proponendo i menù degustazione (sempre su prenotazione: mercoledi, giovedì, venerdì a cena, sabato pranzo e cena, domenica a pranzo).

Infine l’attività vitivinicola ha continuato ad andare avanti sugli oltre 160 ettari di proprietà: nel mese di maggio, come di consueto, stanno uscendo le nuove annate di tutti i vini, soprattutto le attese annate 2016 dei cru di Barolo e 2017 di Barbaresco, e, se le condizioni metereologiche continueranno a venire incontro alle esigenze della produzione, si prospetta una grande vendemmia per questo 2020.


Prenotazioni:
La Piola, dal 26 maggio:  0173 442800
Piazza Duomo, dal 3 giugno: 0173 366167
Per degustazioni e visite alla Tenuta Monsordo Bernardina: 0173 285942


venerdì 15 maggio 2020

“A caccia di suoni nei territori UNESCO del Piemonte"





In questi giorni di isolamento ci siamo resi conto di come il “paesaggio sonoro” intorno a noi sia cambiato di colpo, da un giorno all'altro.
Anche a prescindere dall’emergenza sanitaria, i suoni che accompagnano le nostre giornate oggi sono decisamente diversi di quelli che si ascoltavano l'anno scorso o cinque o dieci anni fa.

Questo evento straordinario ci ha fatto riflettere e abbiamo pensato che sarebbe interessante riflettere collettivamente sul paesaggio sonoro in cui siamo immersi e al quale non dedichiamo molta attenzione. 

Il progetto “Orizzonti sonori” è stato ideato dal Club per l’UNESCO di Asti, dall’Associazione “Club di Canelli produttori di bellezza”, il Centro per l’UNESCO di Torino e, per ora, è appoggiato dal Lions Canelli e Nizza, dalla Croce Rossa Comitato di Canelli, A.S.T.R.O. ODV e da altre associazioni.

Partecipare è facile. E’ sufficiente  usare il registratore del telefono e mettersi in ascolto dei suoni che ci circondano, in qualsiasi momento del giorno e della notte, registrarli e aggiungere poche informazioni ed eventualmente un commento sulle emozioni e sensazioni che avete provato. Chi vorrà potrà tornare nello stesso posto alla stessa ora tra un mese, tra sei mesi, un anno e fare una nuova registrazione per testimoniarne il cambiamento avvenuto.

Cosa ricordiamo di un luogo, di un paesaggio? L’immagine sicuramente. Ma ci sono anche suoni, profumi, sensazioni tattili (il caldo, la brezza …), sapori (se mangiamo un frutto o ci mettiamo in bocca un filo d’erba). Tutti e cinque i sensi e non solo la vista ci mettono in relazione con l’ambiente che ci circonda, che qualche volta è naturale e il più delle volte artificiale.

Oltre ad essere divertente e interessante, registrare i “paesaggi sonori” rende coscienti  dei luoghi in cui viviamo, e fa riflettere su temi importanti come il nostro essere sulla terra, sia oggi, in tempo di isolamento sanitario, sia nei periodi "normali".

Abbiamo messo a punto un metodo di rilevazione semplice, che abbiamo sintetizzato nella scheda che trovate qui di seguito.
Appena sarà attiva la pagina Facebook  lo faremo sapere e potrete ascoltare i paesaggi sonori, vedere le immagini, leggere i commenti
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SCHEDA

Quali strumenti usare?
Semplice, oggi tutti possediamo un telefono cellulare che è dotato di un ottimo registratore, quindi usiamo quello.

Quando farlo?
In qualsiasi momento del giorno o della notte, che ci sia un suono che ci attrae o che non ci sia un suono dominante ma solo "rumore di fondo" (questo "rumore" facilmente è ricchissimo di componenti: uccellini, un cane in lontananza, il suono di una campana, voci in lontananza, un'automobile solitaria, un'ambulanza ecc.).

Durata della registrazione
Non servono lunghe registrazioni (30 secondi, un minuto, a meno che non si stia ascoltando un evento che pensiamo sia importante registrare per l'intera suadurata).

Aggiungere una fotografia
Scattate anche una fotografia del luogo dove avete fatto la registrazione e inviatela insieme alla registrazione. 

Aggiungere qualche informazione
Per ogni registrazione indicare: autore, luogo, data, ora. Serviranno per fare una mappa degli orizzonti sonori.
Chi vuole può aggiungere un messaggio scritto o vocale con poche parole per descrivere il luogo o lo stato d'animo o le emozioni provate durante la registrazione.

Cosa fare dopo la registrazione?
Manifestate la vostra adesione inviando una E-mail a orizzonti.sonori@outlook.it
e vi sarà comunicato dove mandare audio, foto e dati con il mezzo che preferite (E-mail, WhatsApp, Messenger o Telegram)
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Ci piacerebbe che fosse dedicata una particolare attenzione ai luoghi UNESCO piemontesi:
×       Patrimoni dell’umanità UNESCO: Residenze Sabaude; Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia; Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino;Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato; Ivrea città industriale del XX secolo.
×       MAB-Man and Biosphere(L'uomo e la biosfera): Ticino, Val Grande, Verbano; Monviso; Collina Po.
×       Geoparchi Mondiali UNESCO: Geoparco Sesia Val Grande.
×       Città creativeUNESCO: Torino città creativa per il design; Alba città creativa per la gastronomia; Biella città creativa per l'artigianato.



venerdì 8 maggio 2020

Barolo Scarrone Vigna Mandorlo Riserva 2012 L’azienda vitivinicola Giacosa Fratelli presenta la sua prima “Riserva”



Debutta, dopo un affinamento di 7 anni e con una produzione di sole 3000 bottiglie, la prima Riserva di Barolo della Giacosa Fratelli, azienda vitivinicola di Neive con oltre 100 anni di storia.



Il Barolo Scarrone Vigna Mandorlo Riserva 2012 nasce da una selezione dell’omonimo vigneto situato all’interno della sottozona Scarrone del comune di Castiglione Falletto.

Qui la famiglia Giacosa possiede un appezzamento di 3 ettari che si sviluppa ai piedi del castello, con esposizione a pieno sud,in tre “turne” contigue. Le uve destinate alla produzione della Riserva sono quelle che crescono, per circa 1 ettaro,nella parte più alta della collinacon un’altitudine di 380 m slm. La cura di questo prezioso vigneto, dove risiedono viti di oltre 40 anni, si fonda su un regime sostenibile, che prevede un inerbimento permanente e una gestione del verde e della vendemmia a mano.

I terreni sono di natura argilloso-calcarea e ricchi in microelementi; geologicamente di origine marina e risalenti al Miocene inferiore (Oligocene), con marne grigio-azzurre di epoca elveziana, alternate con strati di arenaria che permette alle viti di sviluppare radici profonde, utili a prevenire lo stress idrico nelle annate siccitose. Caratteristiche che rendono la Vigna Mandorlo particolarmente adatta a produrre grandi Barolo, da qui la decisione della famiglia di realizzare una Riserva che fosse simbolo di longevità, possenza e piacevolezza.

Il Barolo Scarrone Vigna Mandorlo" è un vino che negli anni ci ha sempre regalato grandi soddisfazioni, affascinandoci per la sua capacità di essere potente, austero, complesso ed al tempo stesso piacevole, morbido e sorprendentemente sapido dichiara Maurizio Giacosa, titolare della cantina insieme al cugino Paolo -. Il modo in cui lo abbiamo visto evolvere nel tempo ci ha convinto a condividere e celebrare questo suo potenziale di invecchiamento con un’etichetta dedicata in tiratura limitata.”

“Questa Riserva è nata in un’annata particolarmente felice per la varietà nebbiolo – prosegue l’enologo Giuseppe Zatti, che dal 2004 collabora con Giacosa Fratelli -. Calda ma con l’alternarsi di precipitazioni che hanno permesso di non anticipare la vendemmia, portando le uve a una perfetta maturazione all’inizio di ottobre. Il nebbiolo ha così beneficiato delle escursioni termiche notturne, preziose per lo sviluppo delle sue caratteristiche varietali”

La vinificazione ha visto una fermentazione in acciaio, a cappello sommerso, una macerazione sulle bucce per 55 giorni e un affinamento in botti grandi da 60 ettolitri per un periodo di 4 anni.

Dopo 7 anni di affinamento il Barolo Scarrone Vigna Mandorlo si presenta di un rosso granato intenso, con aromi floreali che aprono a note eteree. La sua importante componente tannica converge verso una trama vellutata donandogli struttura e piacevolezza. Le note sapide della sua giovinezza fuse con i sentori speziati e balsamici gli conferiscono complessità, finezza ed eleganza

Il lancio sul mercato del Barolo Scarrone Vigna Mandorlo Riserva 2012 è previsto per il mese di maggio e lo vedrà debuttare con una nuova veste grafica.

Vista l’importanza di questo vino per la nostra azienda – dichiarano Alessandro e Mauro figli di Maurizio e Chiara Giacosa -, abbiamo deciso di ideare un’etichetta dedicata e diversa dalle altre che simboleggiasse il concetto di evoluzione nel tempo. Abbiamo ripreso l’etichetta realizzata da nostro nonno negli anni 50, in cui lo stemma della nostra famiglia si accompagnava al logo della città di Neive, dove ancora oggi sorge la nostra sede aziendale, rendendolo più attuale. Un modo per celebrare le nostre radici e quella tradizione famigliare che continuano ad essere fonte d’ispirazione per la nostra generazione e per i nostri progetti.”




giovedì 7 maggio 2020

Sicilia Mon Amour: solo vini monovitigno per PietraCava (di Fabrizio Salce)




Tra le bellezze paesaggistiche e territoriali della nostra Italia le isole, maggiori e minori, sono indubbiamente gioielli che offrono ai visitatori spettacoli naturali di rara bellezza. Visioni che solcano in cuore, si annidano nella mente regalando emozioni uniche e indimenticabili.

Una di queste terre emerse dal mare è la Sicilia, la perla del Mediterraneo, il piccolo, grande continente, l’isola che colpisce, stordisce e rapisce al primo sguardo.

Non vi parlo della Sicilia di Pirandello, di Sascia o di Camilleri, vi parlo della mia Sicilia, quella che ho conosciuto, visto, sentito, respirato e vissuto. Volti e voci, colori e profumi, contrasti e certezze. L’isola che ho amato e ancora amo con le sue coste a tratti frastagliate e rocciose, dorate e sabbiose in altri, mentre le calde acque baciate dal sole sono tra le più limpide, trasparenti e cristalline del Mediterraneo. 
Le armoniose e dolci curve di un territorio che cambia in continuazione fino ad apparire in movimento. L’uomo anch’esso diverso nei secoli per cultura, tradizione e religione che ha modellato l’isola rendendola patrimonio di storia vissuta e tramandata. I Templi Greci, il Barocco, i segni dei passaggi arabo, normanno e spagnolo, le grandi chiese cristiane e il nuovo che avanza.

Questa terra l’ho conosciuta attraverso la sua gente, il lavoro di uomini e donne, attraverso i sapori dei prodotti tipici, delle ricette tradizionali, del mondo del vino. Un mondo che negli ultimi decenni ha saputo con grande intelligenza mutare, evolversi, passare dalla quantità produttiva in vigna e in cantina all’alta qualità dei suoi vini: espressione unica di una terra magica.
Ho avuto la fortuna in tutti questi anni di lavoro di conoscere decine e decine di cantine dislocate su tutte le provincie dell’isola, entrare in contatto con le differenti filosofie di lavorazione dettate dai terreni, dai vitigni, dalle esposizioni delle vigne, dai progetti agricoli e imprenditoriali dei produttori. A Butera in provincia di Caltanissetta, per esempio, alla cantina PietraCava si producono ottimi vini rigorosamente monovitigno: una filosofia di vita e di vite. Vi parlo di vitigni sia autoctoni come il nero d’Avola, il grillo, l’insolia, il moscato, il catarratto sia alloctoni come il syrah, lo chardonnay, il cabernet sauvignon, Il sauvignon blanc.

L’azienda ha la sua ubicazione sul versante sinistro del torrente Comunelli, che alimenta l’omonimo lago, in un contesto agricolo al quale appartengono condizioni climatiche e morfologiche del terreno tali da avere un terroir, in cui i diversi vitigni si sono adattati nel tempo. 
E’ un contesto molto importante per avere nel raccolto in prima battuta e a ruota nel vino in cantina profumi e sapori unici. PietraCava è una realtà di circa 20 ettari che vinifica esclusivamente le uve di proprietà. L’azienda è attualmente in fase di conversione per il biologico mentre il metodo di coltivazione si contraddistingue per via di una concimazione organico-naturale senza utilizzo di pesticidi e diserbanti; gli anticrittogamici utilizzati sono quelli consentiti dal regime di coltivazione biologica. Una nota molto interessante è dovuta dalla composizione organica dei terreni che permette di evitare l’irrigazione.

Le uve vengono raccolte manualmente e questo consente di operare mediante una accurata scrematura dei grappoli idonei e di qualità. Per la fermentazione la cantina si avvale di vasche in acciaio inox a temperatura controllata, aggiunta di lieviti naturali e, anche per la quantità dei bisolfiti, viene rispettato il disciplinare bio.

Molti i vitigni e di conseguenza molte le etichette prodotte. Alcuni vini vengono affinati in barrique di rovere francese: un Nero d’Avola (24 mesi di legno per la riserva), il Cabernet Sauvignon (12 mesi) e anche una variante di Chardonnay che viene fatta fermentare in barrique e affinata per 3, 4 mesi. Il rosé è vinificato in bianco da uve nere nero d’Avola. 
Non mi dilungo con le notizie tecniche, non è nel mio stile, preferisco raccontare la qualità di questi vini che sanno parlare delle terra da cui provengono. Alcuni li amo in modo particolare, chi mi conosce sa bene quanto io sia un fan del Grillo ma non disdegno anche un internazionale come lo Syrah che in Sicilia assume note e sfumature decisamente uniche. 

Per gli altri altro non posso fare altro che complimentarmi con chi da anni ormai persevera con un lavoro serio e costante, impegnativo sicuramente, ma che ha saputo e saprà ancora regalare soddisfazioni.

Ho detto da anni perché era l’ormai distante 2004 quando Domenico Ortoleva con tenacia e caparbietà decise di trasformare l’azienda per renderla competitiva con i tempi e con il mercato, mettendola in condizioni di realizzare grandi vini di qualità nel rispetto della terra e del lavoro dell’uomo. 

Vi segnalo con piacere alcuni dei vini PietraCava con qualche peculiarità: il Nero d’Avola "Septimo", morbido, fresco e con una persistente tannicità; uno Syrah chiamato Óneiros morbido e rotondo in bocca lungo e gradevole. 

C’è poi Il Nelumbo un fresco e fruttato rosé di uva nero d’Avola, a ruota il Millelune vinificato con l’inzolia, sapido, fresco e minerale. Lo Chardonnay Bacc’auri un vino pieno e grasso con il finale vellutato; un altro Nero d’Avola battezzato Manaar, e il Neofos un Sauvignon Blanc dal morbido finale al palato. Il Pioggia di Luce è il mio amato Grillo con le sue note esotiche molto raffinate, Kalpis invece è un Cabernet Sauvignon che si contraddistingue per il suo retrogusto speziato. Il morbido e vellutato Chardonnay Idria e il Moscato secco Sofalè completano la mia segnalazione. 


Sono vini interessanti, piacevoli, freschi nella loro complessità, differenti tra loro in modo tale da avere una ampia gamma a disposizione. E poi c’è l’ubicazione territoriale della cantina, ovvero Butera, quella parte di Sicilia che, come per i vini, si differenzia da altre zone dell’isola, perché la Sicilia è così: apparentemente uguale ma immensamente diversa.


Fabrizio Salce

PietraCava VINI
Via Pietra Cava
Butera (CL) Italia
Tel. +0039 0934 1935592