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lunedì 30 novembre 2020

Wine Enthusiast sceglie ancora il Nizza DOCG per la sua Top 100: Il Cipressi 2017 di Michele Chiarlo guadagna la 35esima posizione


Dopo aver conquistato il primo posto degli Enthusiast 100 nel 2018, il Nizza Cipressi di Michele Chiarlo torna nell’Olimpo dei migliori vini degustati dai critici dell’autorevole rivista americana Wine Enthusiast.

Un traguardo importante sia per l’azienda, oggi sinonimo di vini piemontesi di qualità, sia per la giovane DOCG, che in pochi anni è già entrata nel gotha dei grandi vini d’Italia.

Il Nizza DOCG Cipressi si è aggiudicato la posizione numero 35 nella classifica dei Top 100 Enthusiast distinguendosi tra gli oltre 25.000 vini degustati e recensiti dagli editors del magazine che per il 2020 hanno inserito nella classifica 16 etichette italiane, di cui il Cipressi è unico rappresentante della sua denominazione e dei vini a base barbera.

Questo traguardo ci riempie di soddisfazione e gratitudine.- dichiara Stefano Chiarlo, alla guida della Michele Chiarlo insieme al fratello Alberto e al padre Michele –Gratitudine per le persone che collaborano con noi, condividendo la nostra visione, anche in anni difficili come questo, e non in ultimo verso mio padre, Michele Chiarlo, che con le sue intuizioni ha reso possibili traguardi che potevano sembrare irraggiungibili. Proprio il suo sogno di valorizzare il vitigno barbera, ci ha portato oggi a diventare orgogliosi rappresentanti di questa varietà e di una giovane denominazione d’eccellenza, il Nizza DOCG. Un grazie speciale inoltre va a Kerin 0’Keefe,l’Italian editor della prestigiosa rivista, per aver compreso i nostri vini e la nostra filosofia produttiva”.

                                   Stefano, Michele e Alberto Chiarlo

Michele Chiarlo si appresta così a chiudere il 2020 orgoglioso di essere stato incluso per ben 7 volte all’interno delle prestigiose Top 100 di Wine Enthusiast e Wine Spectator e di far parte delle 200 migliori cantine d’Italia per Opera Wine 2021, evento-degustazione nato nel 2012 dalla collaborazione tra Veronafiere, Vinitaly e Wine Spectator, sempre con il Nizza Cipressi 2017.

Nizza DOCG Cipressi 2017

Un vino 100% barbera prodotto a partire dai vigneti meglio esposti del podere La Court, nel comune di Castelnuovo Calcea, caratterizzati dalla presenza dellesabbie astiane, suoli costituiti da marne argilloso-calcaree di origine sedimentaria marina, con buona presenza di limo e sabbia ricco di microelementi in particolare magnesio.

Figlio di una delle annate più calde e siccitose negli ultimi anni, la precoce vendemmia 2017, ha richiesto attente operazioni agronomiche in vigna per preservare l’eleganza del frutto, l’acidità e le note di freschezza tipiche della Barbera. Il risultato è un vino molto equilibrato che impressiona per la sua fresca morbidezza e rotondità che, date le caratteristiche dell’annata, non era facile avere e che lascia intravvedere appieno il notevole potenziale dei vigneti Cipressi della Tenuta La Court.



martedì 24 novembre 2020

Viti Centenarie: eleganza e corpo in profondi riflessi rubini Un progetto dedicato alla Barbera racchiuso nella nuova etichetta della Barbera d’Asti Superiore di Ferraris Agricola


Viti Centenarie 2017 Barbera d’Asti DOCG esce sul mercato nelle prossime settimane. Un’annata importante per la prima vendemmia dell’ultima nata in casa Ferraris. Un unico vitigno, quello della Barbera, mille espressioni diverse caratterizzate e racchiuse in un progetto che parte dalla vigna e cresce in eccellenza a Montegrosso d’Asti dove si trova la più recente acquisizione di Ferraris Agricola. Si tratta dei sei ettari di vigneto Cà Mongròss: un podere a corpo unico in una delle zone di produzione più vocate a questo vitigno. È da questi vigneti che nasce la nuova etichetta della Barbera Viti Centenarie.

«Posso possedere questi vigneti ma non le loro anime -racconta con orgoglio Luca Ferraris, a guida dell’azienda di famiglia dal 2001.Ed è solo lavorando una materia prima generata da terreni estremamente vocati a questo tipo di vitigno, che si può ottenere un risultato di grande pregio, dove l’anima stessa del vino possa esprimersi al vertice della sua denominazione.»

Un vino che trova identità nella sua terra

Da proprietari a custodi della terra diventandone responsabili e possibilmente con l’intento di lasciarla migliore di come la si è trovata. Una missione, senza dubbio, ma anche un processo, citando quello del divenire aristotelico: prendersi cura di un ambiente lungo tutto il percorso che porta la natura (in potenza) a diventare vino (in atto). Nasce così il progetto legato alla Barbera d’Asti che ne individua in Cà Mongròss e nel territorio di Montegrosso d’Asti la massima espressione qualitativa.

«Grazie a Viti Centenarie e al progetto legato a questo vino, continua Luca Ferraris -vedo la possibilità di contribuire a rilanciare una zona individuata nei Colli Astiani, già di per sé importante Menzione Geografica Aggiuntiva, che tuttavia merita più attenzione e son certo possa dare grandi risultati, in termini di qualità della Barbera d’Asti Superiore»

Conoscere a fondo ciò che abbiamo innanzi, la materia prima che la natura stessa ci dona: viti centenarie, appunto, che non rimangono entità a sé stanti, separate dal loro contesto ma in continuo dialogo tra passato e presente con le persone che ne bevono il frutto. La Barbera Viti Centenarie vuole dunque essere anche il racconto, la narrazione, anno dopo anno, di un vino in continuo divenire.

Tra Terra e vigneto: l’annata 2017

I vigneti da cui nasce Viti Centenarie hanno tutti posizione sud, come previsto dal disciplinare. Un vigneto che è stato piantato nel 1916, dunque più che centenario: grappoli spargoli e rari per natura con una resa di 50 quintali/ettaro.

Terreni particolarmente bianchi che conferiscono al frutto grande struttura.

L’annata 2017 è stata un’annata molto calda e siccitosa, non particolarmente complessa da gestire in vigneto, quanto difficile in cantina dove si è lavorato a cesello di vini con grande potenza, cercando di preservarne l’eleganza e la freschezza dei profumi.

La fermentazione malolattica avviene in tonneaux di rovere francese da 500 litri, così come l’invecchiamento, per 24 mesi, a cui segue l’affinamento di 12 mesi in bottiglia.

Elegante, viva, corposa: questo il ritratto di Viti Centenariechesi presenta come Barbera d’Asti Superiore nella sua prima annata di produzione, 2017 e verrà prodotta solo nelle annate migliori, arrivando dal 2020 a riportare in etichetta la MGA Barbera d’Asti Superiore Colli Astiani.

 

 

SCHEDA TECNICA

 


Ferraris Agricola è Luca Ferraris, un vigneron del Monferrato a guida dell’azienda di famiglia costruita e fatta crescere con determinazione nel nome della sua grande passione per il Ruchè. 34 ettari di vigneti di proprietà il cui nucleo originario nasce nel comune di Castagnole Monferrato per poi ampliarsi con altre due importanti acquisizioni: Vigna del Parroco e Cà Mongròss a Montegrosso d’Asti. 250mila le bottiglie prodotte di cui più della metà rappresentate dal Ruchè, distribuite nei principali mercati internazionali.

Oggi Ferraris è l’indubbio punto di riferimento del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG nel mondo, fiore all’occhiello di una denominazione riscoperta, frutto di quell’orgoglio contadino che ha ridisegnato le colline del Monferrato






giovedì 19 novembre 2020

Importante contributo del Consorzio in un progetto di crescita che è sviluppo del territorio Effetto Barbera d’Asti DOCG:+28% in valore in cinque anni

 


 Una nuova ricerca Qualivita, promossa dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato,fotografa il valore della DOCG, le azioni promotrici del Consorzio e l’impatto sul territorio

Una storia antichissima quella della Barbera d’Asti DOCG che si proietta nel futuro grazie a valori produttivi ed economici importanti e in crescita e alle buone pratiche messe in atto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato: questo in sintesi è ciò che emerge da una nuova ricerca della Fondazione Qualivita.

Prima fra le Barbera del Piemonte per i volumi certificati, la Barbera d’Asti DOGC nel 2019 ha visto attestare a 21 mln € il valore della sua produzione certificata sfusa, a fronte di 164 mila hl di prodotto a denominazione, frutto del lavoro di oltre 3.000 operatori(circa il 30% di quelli piemontesi),disposti in 167 comuni tra le province di Asti e Alessandria. Risultati importanti e in crescita: il valore della produzione certificata sfusa della Barbera d’Asti DOCG è cresciuto del +28% nel corso ultimi 5 anni, quasi dieci punti in più del valore relativo a tutta la produzione a denominazione d’origine del Piemonte.

Questa crescita del valore ha due principali motivazioni: una buona progressione dei prezzi e una buona tenuta dei mercati sia nazionali che esteri.Sul prezzo in particolare si assiste ad una variazione di +44% per la Barbera d’Asti DOCG, considerando la media dei prezzi media 2010-2014 e quella 2015-2019, a fronte di unincremento dei prezzi dei vini DOC-DOCG italiani del +27%.

Oltre a fotografare i valori produttivi ed economici, la ricerca ha evidenziato le buone pratiche di questo percorso di crescita della DOCG e del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. Lo ha fatto valutando 4 pilastri fondamentali: la comunità, cioè il capitale sociale produttivo; il valore, cioè il capitale sociale di mercato; le azioni per il futuro, sintesi prospettica del capitale sociale produttivo e di mercato; l’identità, attraverso la condivisione di valore, cioè il capitale sociale am­bientale. Oltre 300 le aziende socie del Consorzio nel 2019, raddoppiate rispetto al 2014 a conferma del ruolo di aggregatore di interessi riconosciuto al Consorzio negli ultimi anni. Questo patrimonio relazionale, che combina le risorse e le competenze dei soci, permette di rendere più efficace ed efficiente la co-produzione di valore e lo sviluppo comune per costruire un vantaggio competitivo sostenibile e una conoscenza condivisa.

Tra le buone pratiche realizzate dal Consorzio di tutela per crescere il valore e costruire il futuro: il progetto Barbera 2.0 condotto con l’Università degli Studi di Torino con lo scopo di creare un’innovativa mappa sensoriale della Barbera d’Asti DOCG attraverso l’analisi delle aree di produzione e delle caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali del vino e l’azione legale internazionale per la registrazione della Barbera d’Asti DOCG nel mercato cinese a tutela dei veri produttori.

Una survey online somministrata ai referenti dei Comuni dell’areale di produzione ha dato poi voce agli stakeholder del territorio interrogati sul legame della Barbera d’Asti DOCG e il suo indotto. Ben il 46% dei rispondenti trova che vi sia una relazione molto forte tra la DOCG e il territorio, riconosciuta anche dai turisti (58%), confermando così la denominazione come simbolo di un territorio. Proprio il turismo, si rileva strategico per la Barbera d’Asti DOCG: per il 58% dei rispondenti l’aumento dei flussi turistici è infatti il principale impatto che essa ha sul territorio. I dati sui flussi turistici mostrano con evidenza questo aumento: negli ultimi 5 anni nella provincia di Asti gli arrivi sono aumentati del +28% e le presenze del +15% (dati Istat, variazione 2019 su 2014).Una crescita che porta con sé lo sviluppo di altri settori, dai servizi alle infrastrutture, fino alle ricadute benefiche su tutto il tessuto territoriale.


«Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato - ha dichiarato Filippo Mobrici, presidente del Consorzio di Tutela della Barbera, Vini d'Asti e del Monferrato -  con le sue 13 denomina­zioni (4 DOCG, Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato, Terre Alfieri e 9 DOC, Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Lo­azzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato, Piemonte), può essere considerato il cuore unitario di un territorio unico e ricco di unicità enologiche, paesaggistiche e cultu­rali, dal 2014 Patrimonio dell’Umanità Unesco. Uno scenario che rappresenta circa il 30% della superficie vitata a D.O. del Piemonte, dove convergono lavoro, cultura e occupazione. Nasce da questa consapevolezza la volontà di investire in un progetto di ricerca che, a cominciare dalla Barbera d’Asti Docg, prodotto di massima identità in termini economici e di immagini, arrivi a tracciare un quadro analitico circostanziato del Monferrato del vino; un lavoro che metta in evidenza le attività e i numeri del Consorzio e le prospettive dei nostri vini, importanti e blasonati ambasciatori del made in Italy nel mondo». 

«La nuova ricerca, realizzata dalla Fondazione Qualivita per il Consorzio di Tutela della Barbera, Vini d'Asti e del Monferrato conferma come, anche in un momento di crisi come questo, i Consorzi di tutela siano strumenti di organizzazione e sviluppo che permettono di trovare soluzioni di crescita significative per tutto il territorio- ha affermato Mauro Rosati, Direttore Generale di Fondazione Qualivita. Per analizzare questi processi abbiamo elaborato un modello di ricerca originale, basato su dati primari e secondari, indirizzato a cercare sia i dati economici che le altre dimensioni valoriali delle filiere legate alla zona di origine; turismo, sviluppo rurale, coesione sociale, sostenibilità ambientale sono solo alcuni degli ambiti in cui la Barbera d’Asti DOCG ed in generale tutte le Indicazioni Geografiche più evolute riescono ad affermare dinamiche positive per i produttori e per un intero territorio».

 

CONSORZIO BARBERA D’ASTI E VINI DEL MONFERRATO

Fondato nel 1946, il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ha il compito di tutelare e promuovere le sue denominazioni per garantire la loro diffusione e la loro immagine sui mercati nazionali e internazionali, anche attraverso appositi marchi distintivi. Cuore unitario di un territorio Patrimonio dell’Umanità Unesco, il Consorzio rappresenta il punto di riferimento di una filiera vitivinicola che esprime, con i suoi prodotti, la storia e il valore di una regione unica al mondo. Il supporto fornito alle aziende è mirato a garantire un alto profilo produttivo e qualitativo, ma anche a legare assieme le diverse anime di un territorio a massima vocazione vinicola per promuovere in modo unitario e uniforme tutto il Monferrato.

 

FONDAZIONE QUALIVITA

La Fondazione Qualivita è un’organizzazione culturale e scientifica nata nel 2000 e impegnata nello sviluppo di sistemi di conoscenza per le produzioni agroalimentari a Indicazione Geografica con attività editoriali, di comunicazione, ricerca, formazione e networking. È stata riconosciuta dal Ministero delle politiche agricole italiano come soggetto di elevata capacità tecnico-scientifica nell’ambito del settore delle produzioni DOP, IGP, STG.

 

 

martedì 17 novembre 2020

Il Monferrato del vino resiste Imbottigliato e giacenze tengono, ma serve normalità

 


Mercato e consumi continuano a incassare colpi durissimi dalle restrizioni legate all’emergenza sanitaria. Ma dal Monferrato del vino arriva qualche segnale di luce, a dimostrazione di un comparto che, nonostante tutto, reagisce alle limitazioni

 

I dati raccolti dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, alla data 31 ottobre 2020, registrano una di diminuzione considerevole delle giacenze (- 34.684 ettolitri rispetto al 31 ottobre 2019), con la Barbera d’Asti in testa a – 16.768 ettolitri. Parametri molto incoraggianti che scongiurano l’eccesso di offerta e dunque di speculazioni. In sostanza, il vino viene consumato malgrado il sostanziale blocco dei canali Horeca, che rappresenta certamente il principale spazio di commercializzazione.

 

Bene anche i dati sull’imbottigliamento. Qui i numeri del 2020 (31 ottobre) sono addirittura i più alti dell’ultimo triennio, con un + 1% sulla stessa data del 2019. Spiccano i numeri complessivi del Piemonte Doc in generale (+ 9,3%, pari a un incremento di 2.643.001 bottiglie) e del Piemonte Barbera in particolare (+ 13,2%, pari a un incremento di 2.117.920 bottiglie). Da sottolineare, a questo proposito, la transizione nelle versioni bag-in-box, una soluzione pratica e domestica che continua a riscuotere molto interesse in tempi di lockdown. Mantengono segno positivo Docg come il Ruchè e il Nizza, mentre l’Albugnano arriva a un incremento percentuale oltre il 10%.

 

Piccole e medie aziende, come anche buona parte delle cantine sociali, sono ormai attrezzate per consegnare il prodotto a domicilio, un’operazione che ha due implicazioni sostanziali: la prima è quella di consentire al consumatore di non uscire di casa, senza tuttavia dover rinunciare al piacere del vino; la seconda è quella di consolidare una fidelizzazione che permette agli imprenditori di fronteggiare le molte difficoltà di questi mesi legate al mercato e alla diffusione delle proprie etichette.

 


«Questi numeri ci confortano – commenta Filippo Mobrici, Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato Si tratta di dati che dimostrano la buona tenuta delle nostre aziende e delle nostre denominazioni. È un segnale che arriva in un momento di criticità globale e che, proprio per questo, ci da grandi speranze per il futuro, quando l’incubo della crisi sanitaria sarà finito e potremo riprendere le nostre normali attività. A cominciare da quelle legate alla ristorazione, che rimane il canale principale per la promozione e la valorizzazione dei nostri vini».



 

venerdì 13 novembre 2020

"La bàgna cauda – dalla storia alla tavola" Gianluigi Bera racconta e realizza un piatto principe della cucina piemontese tradizionale che verrà pubblicato da domenica 15 novembre. Con link in anteprima al trailer youtube.

 


L' ARchivio TEatralità POpolare della casa degli alfieri, sta sviluppando dallo scorso anno una nuova sezione del progetto "Banco delle Memorie" che era stato ideato e condotto dal 2003 da Luciano Nattino: un percorso ininterrotto di attività e di interviste, ricerche, documentari per testimoniare e valorizzare quel patrimonio di cultura immateriale costituito dai ricordi personali, dalle tradizioni, dagli eventi legati alla provincia di Asti, alla sua storia, al suo territorio e ai suoi beni artistici, paesaggistici, gastronomici.

Il tutto con l’intento di fissare, attraverso la videoregistrazione, gli aspetti più significativi di tale patrimonio.

Si tratta di un canale Youtube con oltre trentamila visualizzazioni ed in costante aggiornamento, che contiene già oltre settanta documenti video in doppia versione (trailer ed integrale), con sintesi, descrizioni, approfondimenti e parole chiave utili alla ricerca per i pionieri della rete in continuo dialogo con i social network.

Dal 2020 il "Banco delle Memorie" è parte del nuovo sito internet di ARchivio TEatralità POpolare (www.archivioteatralita.it) sviluppato da Visualgrafika, con una specifica sezione.

Dallo scorso anno,  grazie ad un nuovo progetto per la Regione Piemonte per la valorizzazione del patrimonio culturale e immateriale piemontese, si sta sviluppando la nuova sezione "La tavola d’antan - tramandare i saperi, tramandare i sapori".

Questa sezione è dedicata al cibo, elemento cardine della cultura materiale di ogni popolazione.

Commenta Patrizia Camatel, che con Massimo Barbero sta sviluppando questo lavoro: "Citando il noto e forse abusato aforisma del filosofo L. Feuerbach: “l’uomo è ciò che mangia”, possiamo aggiungere che il cibo, la sua produzione o il reperimento, la sua preparazione, rivestono ruoli simbolici che vanno ben al di là della mera dimensione materiale e di soddisfacimento di un bisogno fisiologico, ed hanno evidenti implicazioni con la struttura sociale, col pensiero, con la mitologia, insomma con la cultura immateriale.

Ecco perché “tramandare i saperi” e “tramandare i sapori” ci sembrano concetti intimamente legati, che implicano la condivisione fra generazioni e l’apprendimento sul campo, attraverso la parola, i gesti, i sensi. Qui si intende esplorare il tema grazie alle interviste a testimoni che intorno a questo argomento hanno un punto di vista privilegiato: produttori, cuochi professionisti e amatoriali, cultori ed esperti della cucina tradizionale, che attraverso la loro esperienza personale o professionale possano contribuire alla trasmissione dei saperi e dei sapori tradizionali alle nuove generazioni.

Oggi, almeno nei paesi occidentali, le tecnologie hanno semplificato notevolmente i processi di produzione, talora snaturandoli del tutto, e così il nostro tempo, lungi dal rendere certo e prevedibile l’approvvigionamento di cibo, ci espone a nuove sfide: come rispettare e salvaguardare la terra che ci dà sostentamento, come nutrire una popolazione mondiale in continua crescita, come evitare lo spreco. Forse qualche buona pratica non va inventata ex novo, ma recuperata dal passato."

Nei prossimi giorni, a novembre ed in dicembre, vari saranno i nuovi video che verranno pubblicati e che sono stati preparati negli ultimi mesi dallo staff, con la regia video del videomaker Diego Diaz.

In particolare, con la collaborazione della rivista Astigiani in occasione del prossimo "Bagna Cauda Day" (con la nuova formula "Sporta a ca’") e della Cia - Agricoltori Italiani di Asti, alcuni di essi avranno come tema la bagna càuda, un piatto principe della cucina piemontese tradizionale.


Ce lo racconterà in primis
Gianluigi Bera  (foto sopra) , profondo ed appassionato conoscitore di storia, tradizioni e cultura materiale del suo territorio d’appartenenza, l’Astesana.

Nella sua cucina, durante la preparazione del piatto con la sua famiglia, Bera accompagnerà alla scoperta delle origini aristocratiche della bagna càuda, degli ingredienti che la compongono e che l’accompagnano, delle varie versioni esistenti della ricetta. Curiosità, aneddoti, fonti letterarie arricchiscono la narrazione, talora sfatando miti e credenze che poco hanno a che fare con la storia. E non mancherà il momento della convivialità a tavola, fondamento di questo piatto che è anche e soprattutto un "rito" di condivisione.


Questo video verrà pubblicato da domenica 15 novembre

E poi vedremo e ascolteremo il racconto di alcuni produttori astigiani degli ortaggi che accompagnano di solito questo piatto: il cardo gobbo di Nizza Monferrato raccontato dal cardarolo Vittorio Quaglia e peperoni ed altre verdure di stagione coltivate da Marco Pomato, intervistati nei loro orti.

Verrà inoltre ripresa la video intervista all'indimenticato Mario Delpui, lo storico acciugaio di Asti scomparso lo scorso anno.

Il progetto "Banco delle Memorie" ha avuto il sostegno determinante della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dell'Unione Colli DiVini nel Cuore del Monferrato ed è in collegamento ad altre realtà regionali che si occupano di memoria popolare, tra tradizione ed innovazione, attraverso a linguaggi visivi.

 

La bagna càuda – dalla storia alla tavola
Gianluigi Bera racconta e realizza un piatto principe della cucina piemontese tradizionale

Gianluigi Bera, produttore vitivinicolo di Canelli (AT), discendente da generazioni di viticoltori, è anche un profondo ed appassionato conoscitore di storia, tradizioni e cultura materiale del suo territorio d’appartenenza, l’Astesana (territorio definitosi nel XVI sec., formato dai Comuni “satelliti” di Asti in senso politico ed economico, non sovrapponibile esattamente con i confini dell’attuale Provincia).

In questo video il testimone è ripreso mentre prepara la tradizionale bagna càuda con la sua famiglia. La serata conviviale si trasforma in una ghiotta – in tutti i sensi – occasione per scoprire le origini e la storia di una preparazione fondamentale della cucina piemontese. Un piatto divenuto così identitario da essere espatriato a seguito dei nostri emigranti e di essere tutt’ora gustato dalle comunità piemontesi disseminate nel mondo.

Basandosi su approfonditi studi di documenti e testimonianze, Bera ci accompagna alla scoperta delle origini aristocratiche della bagna càuda, degli ingredienti che la compongono e che l’accompagnano, delle varie versioni esistenti della ricetta. Curiosità, aneddoti, fonti letterarie arricchiscono la narrazione, talora sfatando miti e credenze che poco hanno a che fare con la storia.

Gianluigi offre infine tutte le istruzioni necessarie per chi volesse cimentarsi con la realizzazione della bagna càuda tradizionale, e sottolinea che l’ingrediente più importante è la convivialità: la bagna càuda è un rito di condivisione, e pertanto deve essere messa in tavola in un unico tegame in cui tutti i commensali, parenti e amici, intingono i propri pezzi di cardo, verdure, pane. Un banchetto all’insegna della lentezza, del tempo per parlare, guardarsi negli occhi, celebrare l’agape fraterna.


trailer:

https://youtu.be/Mh7R-3Mk6Bc 




giovedì 12 novembre 2020

COOPERAZIONE E COVID: AUMENTO DEL 10% DI CONFERIMENTI NELLE CANTINE SOCIALI INIZIATIVA DI VIGNAIOLI PIEMONTESI E DELLE ORGANIZZAZIONI PROFESSIONALI AGRICOLE NEL CUNEESE PER SOSTENERE I VITICOLTORI MESSI IN DIFFICOLTÀ DALL’EMERGENZA PANDEMIA

 


La vendemmia 2020 ha visto un incremento di nuovi soci nelle cantine cooperative del Cuneese con un potenziale produttivo che, in termini di ettari, prevede una crescita fino al 10%. È questo il bilancio dell’iniziativa lanciata daVignaioli Piemontesi, associazione capofila delle cantine cooperative cuneesi, in accordo con le organizzazioni professionali agricole del territorio Coldiretti, Confagricoltura e Cia per tutelare e sostenere l’economia vitivinicola della provincia di Cuneo.

Un’intesa tra gli attori del comparto si è resa necessaria per far fronte alle difficoltà legate all’emergenza da Covid-19, che ha avuto ripercussioni negative anche sulla filiera vitivinicola cuneese, con riduzioni degli ordini e un notevole calo dell’export verso altri Paesi.

A seguito della concertazione con i propri associati, quindi, la Vignaioli Piemontesi e le cantine cooperative del cuneese hanno dato la disponibilità ad accogliere nuovi soci, e a intervenire direttamente per il ritiro delle uve che sarebbero rimaste invendute a causa della crisi dovuta all’emergenza.

Una soluzione resa possibile derogando ai termini di ingresso stabiliti negli Statuti delle cantine disponibili, al fine di evitare disagi e tensioni nel caso il raccolto di qualche viticoltore non trovasse collocazione sul mercato e per dare un sostegno concreto al tessuto sociale in cui operano le cooperative stesse.

«Serviva un segnale di sostegno forte al comparto vinicolo – dicono Giulio Porzio e Davide Viglino, presidente e direttore di Vignaioli Piemontesi – con il nostro appello ai produttori fornitori delle uve, nessuno si è trovato nelle condizioni di dover collocare urgentemente le uve, svendendole. Solo come Vignaioli Piemontesi abbiamo ritirato più di 500 quintali di uva: dolcetto, arneis, ma anche nebbiolo. La 2020 è stata una vendemmia eccezionale non solo dal punto di vista della qualità ma anche dal lato umano ed economico. Attendiamo di conoscere i mercuriali della Camera di Commercio di Cuneo con le rilevazioni ufficiali dei prezzi delle uve».

                                                                           Giulio Porzio

Intanto, sul suo sito www.vignaioli.it, Vignaioli Piemontesi segnala tutte le sue Enoteche e le cantine associate (sono 39 in tutto il Piemonte) che fanno consegne a domicilio di vino in bottiglia e in bag-in-box, in modo che si possa fare acquisti scegliendo responsabilmente la cantina più vicina alla propria abitazione e si possa dare una mano a un comparto che ha sostenuto i viticoltori in momento difficile.



mercoledì 11 novembre 2020

E’ Barolo la Città Italiana del Vino 2021

 


Una sfida culturale e ambientale per la prima “Capitale della Cultura Enologica” del Belpaese. Un nuovo concorso tra Città del Vino con uno sguardo al domani e alla ripresa economica ed enoturistica, duramente colpita dal Covid 19: per tutto l’anno mostre d’arte contemporanea nelle cantine, gemellaggi internazionali, convention, seminari e tanto altro. Con il Patrocinio del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali

 

Il riconoscimento di “Città Italiana del Vino 2021” è stata assegnato, sabato 7 novembre, a Barolo (Cuneo). Insieme al Comune delle Langhe gareggiavano per il titolo i territori di Bianco (Rc), Duino Aurisina (Ts), Montepulciano (Si), Montespertoli (Fi), Taurasi (Av) e Tollo (Ch). A Duino Aurisina e Montepulciano, la commissione ha riconosciutoperò una menzione speciale per la validità del progetto culturale che sostenuto le rispettive candidature.

Il programma vincitore di Barolo, che prevede vari eventi come mostre, seminari, Lectio magistralis, installazioni artistiche e tanto altro, è stato sviluppato dal Comune in collaborazione con la Barolo&Castle Foundation, che è anche il braccio esecutivo del calendario di appuntamenti della Città Italiana del Vino 2021.

“Siamo molto contenti che sia stato premiato il nostro dossier e lo sforzo di coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali e regionali, che ci supporteranno nel programma di appuntamenti ed eventi previsti per il 2021 – ha dichiarato Renata Bianco, sindaco di Barolo -. Il 2020 è stato un anno molto difficile e crediamo che questa iniziativa sia un forte messaggio di speranza e ripartenza”.

“Questo concorso tra i Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica intende mettere in risalto l'influenza della cultura del vino nella società, nel paesaggio, nella cultura e nell'economia locale – sottolinea il Presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. E’ un’occasione per promuovere modelli virtuosi di gestione del territorio e valori culturali e di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la nostra Associazione. Insignire Barolo del titolo di Città Italiana del Vino 2021 è un riconoscimento del lavoro e dell’impegno di un Comune che ha saputo valorizzare il legame del territorio con il vino e l’enoturismo, al centro di un’area, le Langhe, che è anche Patrimonio Unesco”.

 

Barolo &Castles Foundation e in particolare ilWiMu-Museo del Vino di Barolo (gestito dalla Fondazione) sono gli organi tecnici che supervisioneranno un articolato programma d’iniziative che mette a sistema tanti enti e istituzioni locali: l’Unione dei Comuni "Colline di Langa e del Barolo", l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, la Strada del Barolo e grandi vini di Langa, l’Enoteca Regionale del Barolo, Slow Food, ma anche Artissima, la Film Commission Torino Piemonte, Opera Barolo, l’Associazione Culturale Castello di Perno, la Fondazione Bottari Lattes; il tutto con il sostegno della Regione Piemonte. 

Complessivamente sono previste 24 grandi iniziative nell’ambito del programma di “Barolo Città Italiana del Vino 2021”. Tra queste, per i temi della “memoria” e della “comunità”, la Hall of Fame, cioè la cerimonia d’ingresso nel Museo del Vino delle grandi personalità del vino italiano. Inoltre gemellaggi internazionali tra realtà museali e territori del vino; iniziative di avvicinamento tra campagne e città; la Convention d’Autunno delle Città del Vino; ma anche mostre d’arte contemporanea in alcune cantine del Barolo, in collaborazione con Artissima, la principale fiera italiana di settore. 
E naturalmente, se la situazione sanitaria lo consentirà, grandi degustazioni di Barolo. Il programma sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito internet ufficiale, in fase di realizzazione.

 

“Il tema di fondo della candidaturaè un grande viaggio tra tradizione e modernità, che racchiude l'anima stessa del Barolo, un vino dalla storia antica che ha saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo – spiega Tiziano Gaia, referente della Fondazione Barolo&Castle e del comitato tecnico scientifico del WiMu Museo del Vino -. Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso riti e feste tradizionali, stagionalità e recupero della memoria dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. In questo lavoro di ricerca e approfondimento saremo accompagnati da antropologi e storici, ma non mancheranno i tributi ai grandi scrittori del territorio, Pavese e Fenoglio su tutti, intorno ai quali costruire un percorso di valorizzazione dei luoghi raccontati nelle loro opere, nelle quali il vino e la cultura contadina avevano un'importanza centrale”.

“È stato difficile giungere alla scelta finale – conclude il presidente di Città del Vino,Floriano Zambon – a conferma della validità dei dossier presentati dai sette Comuni. Abbiamo comunque colto gli obiettivi che avevamo con l’avvio di questa prima edizione: mettere in risalto la cultura enologica ed enoturistica di un territorio, la sua influenza nella società e nell'economia locale; inoltre vogliamo promuovere quelle buone pratiche che valorizzano la biodiversità, la tutela dell’ambiente e che possano portare benefici permanenti in termini di servizi, infrastrutture, eventi”.

Secondo lo spirito per cui è stato ideato dall’Associazione Città del Vino il concorso della “Città Italiana del Vino” tra i progetti e i territori deve fareda stimolo per le comunità locali, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, delle categorie sociali ed economiche e del volontariato, con uno sguardo oltre i propri confini, consolidando legami con altri territori vitivinicoli italiani.


 

 

venerdì 6 novembre 2020

IL TARTUFO BIANCO D’ALBA ARRIVA NEI COCKTAIL Da Londra a Milano, le prime ricette ufficiali, grazie al progetto sviluppato in collaborazione con Giulio Cocchi

  


Il Tartufo Bianco d’Alba è tra i protagonisti indiscussi dell’autunno piemontese: l’ingrediente più intrigante e fascinoso delle tavole di questa stagione ha ormai conquistato gli chef di tutto il mondo e incontra oggi un’altra importante categoria, quella dei bartender, grazie al progetto dell’Ente Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d’Alba in collaborazione con Giulio Cocchi. Obiettivo dell’iniziativa è quello di sposare i gusti dei vini aromatizzati, in particolare del Vermouth di Torino, con il sapore inconfondibile del Tubermagnatum Pico attraverso ricette ufficialmente riconosciute da Ente Fiera e Cocchi.

 

Il progetto unisce idealmente due città piemontesi: Alba, capitale internazionale del Tartufo Bianco, e Torino, capitale del Vermouth, passando per Asti e Barolo. Due prodotti di assoluta eccellenza, il Vermouth di Torino e il Tartufo Bianco d’Alba, riuniti in un ricercato cocktail ideato dal barman MaximSchulte, 11° e ultimo Head Bartender dell’American Bar del Savoy di Londra, attualmente alla guida del Cocktail Bar al KolRestaurant di Marylebone. Nasce così, nella capitale del Regno Unito, la ricetta di Alba – Torino, un cocktail dove lo Storico Vermouth di Torino infuso con il Tartufo Bianco d’Alba si unisce al Barolo Chinato Cocchi, che nasce proprio come il Tartufo dal cuore delle Langhe, e al London Dry Gin per un risultato dai profumi e dai sapori ricchi, avvolgenti e inebrianti. È una ricetta volutamente minimalista, ma di grande efficacia e replicabile anche nei ristoranti che dispongano dei quattro ingredienti originali richiesti, con la certezza di ottenere un ottimo cocktail stagionale di alto livello.


A Milano intanto,
Guglielmo Miriello, bar manager del Ceresio 7, raccoglie l’ispirazione e propone Italian Gentleman, cocktail complesso dal profilo armonico, morbido, robusto, nel quale emergono le note lievemente amaricanti dei fiori di genzianella (nel Cocchi Americano) e della corteccia di china (nel Barolo Chinato) intrecciate sapientemente a quelle del Tartufo lamellato sul momento.

Si conferma così, ancora una volta, la versatilità sia del Tartufo che dei vini aromatizzati piemontesi di Cocchi, perfetti anche nell’abbinamento con ingredienti non canonici: spunti per realizzare nuovi cocktail e nuove proposte di cocktail “gastronomici” all’insegna della creatività e della piemontesità.

A questo link i video per la realizzazione delle ricette: https://bit.ly/34XeIQZ

Chi vorrà cimentarsi nella sfida di utilizzare il Tartufo Bianco d’Alba come ingrediente di un drink prezioso ed esclusivo, potrà inviare la sua ricetta completa di foto in alta risoluzione e/o filmato a news@cocchi.com e info@fieradeltartufo.org: le migliori proposte verranno pubblicate sui social di Giulio Cocchi e della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.

 LE RICETTE

 

ALBA – TORINO

di MaximSchulte

50 ml Storico Vermouth di Torino Cocchi infuso con lamelle di Tartufo Bianco d’Alba per 32 ore

20 ml Barolo Chinato Cocchi

10 ml London Dry Gin

Agitare e servire su ghiaccio.

Decorare con lamelle di Tartufo Bianco d’Alba

 

ITALIAN GENTLEMAN

di Guglielmo Miriello

15 ml whisky Dalmore 12 y old aromatizzato con lardo piemontese (fat wash)

15 ml Hennessy XO

25 ml Americano Cocchi

10 ml Barolo Chinato Cocchi

3 ml di bitter al cioccolato

4 grammi di lamelle di Tartufo Bianco d’Alba.

La preparazione: Scaldare dolcemente 30 gr di lardo piemontese attorno ai 60° C. Versare 300 ml di whisky Dalmore all’interno di un recipiente ermetico e aggiungere il grasso disciolto del lardo, agitare e riporre in abbattitore a -20° C. Attendere che la parte grassa si congeli. Filtrare il whisky utilizzando un passino a maglia stretta, facendo attenzione a rimuovere tutte le impurità e riporre in una bottiglia. Versare tutti gli ingredienti in un mixing-glass, aggiungere ghiaccio e miscelare per circa 15 secondi per permettere il raffreddamento e la diluizione del cocktail. Versare il contenuto in una bottiglia di servizio da 150 ml e affumicare con legno di ciliegio. Preparare il bicchiere di servizio, versare e lamellare 4 grammi circa di Tartufo Bianco d’Alba come preziosa guarnizione on the rocks.