Chiusi i
battenti del 54° Vinitaly di Verona si tenta un bilancio della partecipazione
alla fiera internazionale del vino più importante d’Italia
Lo spazio
allestito da Regione Piemonte e Piemonte Land of Wine, al centro del Padiglione
10, che raccoglieva gran parte delle Cantine e dei Consorzi vinicoli
piemontesi, mai come quest’anno è stata meta e punto di raccolta per enti e
istituzioni, associazioni e consorzi per la presentazione di progetti e
iniziative, di nuove campagne di comunicazione e di nuove manifestazioni che
hanno il vino come fulcro.
Difficile dare
contezza precisa dei visitatori che hanno avuto accesso allo spazio di Piemonte
Land of Wine, non è tuttavia lontano dal vero indicarli nell’ordine delle
migliaia di presenze, come centinaia sono stati i brindisi, curati con
professionalità dai sommelier
della delegazione Ais Alessandria al desk dell’area istituzionale.
Già nei primi
giorni di Vinitaly il vicepresidente di Piemonte Land of Wine, Filippo Mobrici (foto),
anche presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, aveva
ribadito più volte che la partecipazione al Vinitaly era stata richiesta dalle
stesse Cantine vinicole e che la Fiera di Verona resta un appuntamento
importante per la presentazione e le relazioni del vino piemontese. Inoltre sia
Mobrici sia l’altro vicepresidente di Piemonte Land of Wine, Paolo Ricagno, che
è al timone anche del Consorzio Vini d’Acqui, avevano ribadito la necessità per
il mondo del vino piemontese di parlare con una voce sola e di portare avanti
progetti unitari per il bene di tutta
la filiera e di
tutti i territori.
Ora, conclusa la
54ª edizione della Fiera scaligera, Mobrici traccia un bilancio della
manifestazione e dice: «Nel complesso il mio giudizio non può che essere
ottimo. Le aziende hanno buoni report dalle relazioni che hanno avuto in Fiera.
Ci aspettavamo un Vinitaly strano, è vero, invece gli operatori ci sono stati; le aziende, animando un Vinitaly post
pandemia hanno
interpretato al meglio la voglia di fare e costruire del comparto. Certo ci sarà
pure chi non è completamente soddisfatto, chi ha deciso di non venire più e
chi, d’altra parte, non vede l’ora di tornare a Verona per il 55° Vinitaly.
Dipende molto dalle strategie e scelte aziendali. Tuttavia noi, come Piemonte
Land of Wine, dobbiamo guardare alla visione complessiva della Fiera e questa è
certamente stata fruttuosa sotto tutti gli aspetti».
Mobrici parla
anche dell’impegno di Piemonte Land of Wine: «Ci siamo preparati per questo
evento e tutto è andato per il meglio. Abbiamo passato l’esame a pieni volti.
Devo, per questo, dire grazie a tutto lo staff di Piemonte Land of Wine, di Unioncamere Piemonte e della Regione Piemonte che hanno lavorato
ottimamente e in sinergia perfetta».
Quindi un
accenno all’unità del mondo del vino piemontese: «Essere uniti, nelle nostre diversità, è un imperativo a cui dobbiamo tendere. È e sarà sempre la
nostra forza. Dare l’impressione di essere disuniti non è produttivo per
nessuno. Il Piemonte, con tutti i suoi territori, da quelli più blasonati a
quelli più emergenti, è una grande regione vinicola a livello mondiale e deve
essere un brand da spendere in tutto il mondo con la forza di un mosaico dove
ogni tessera è importante, preziosa e fondamentale per offrire il meraviglioso
e unico disegno del vino del Piemonte».
Infine la
chiusura sul futuro: «Gli auspici sono almeno due: che la Fiera di Verona
aumenti, come ha già fatto quest’anno, gli sforzi per portare a Vinitaly sempre
più operatori stranieri, perché sono quelli che fanno mettere le ali al vino
italiano; e che il vino piemontese continui a tracciare la sua strada per un
univoco progetto di sviluppo con la consapevolezza nelle proprie enormi
potenzialità alimentate da una sessantina di doc e docg, un fatto che non che
non ha pari in tutto il mondo. Per questo credo che il prossimo Vinitaly andrà anche
meglio di questo».
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