Nel Barolo il profumo di coscia di donna al
mattino? Nel Botticino l'odore di selciato dopo il temporale? Un vino
bianco con una nota di crisalide estiva? Un Verduzzo con il sentore di
verza? Non sono che alcune della cinquantina di espressioni raccolte
recentemente da 17 persone che calcano corsi e serate di degustazione del
vino.
La comunicazione delle
percezioni olfattive, si sa, è analogica e fa per lo più ricorso alla
memoria episodica, ma dobbiamo ammettere che da parte dei relatori che
conducono le degustazioni la voglia di stupire si mescola alla passione per
il vino originando una letteratura non poco divertente.
Se il profilo olfattivo è a
volte comunicato con riferimenti tanto dettagliati da risultare improbabili
- vogliamo ricordare il trifoglio lodigiano di secondo taglio, la rosa
bulgara cresciuta sulla riva sinistra del Danubio, il pepe del Madagascar e
la vaniglia di Tahiti - non mancano relatori che si spingono in campi a
loro ignoti evidenziando lacune degne di nota: il rilevamento di
acetaldeide insatura, un Prosecco fatto con uve Durello, la volpe che passa
nel vigneto durante la pioggia lasciando il sentore di foxi, le rose in
cima al filare per dare il floreale al vino.
Con certi relatori non
manca neppure la vena poetica, peccato che ci sia solo la vena. Ecco alcuni
esempi:
"Avvolgente, succoso,
si può dire cremoso."
"L'acidità giustamente
accennata, tutta avvolta in drappi di morbida suadenza di frutto."
"Una bocca piena di
nient'altro che polpa, portata dal massimo sale a una dolcezza, a una
placidità aromatica che solo la frutta matura riesce a dare."
"Vino di rango
sorprende per la densa potenza che ne distingue la consistenza, per la
suadente e fragrante intensità che unita alla pulizia enologica, consente
di sentire un aggressivo, dolce autoritratto."
"Questo vino splendido
di dura levigatezza, di fragranza gusto-aromatica che rivela integrità e
vigore tali da dare continua durevolezza alla sua espressione."
E tra i relatori c'è
ovviamente chi si spinge nella correlazione tra percezione e tecnologia di
produzione: il sentore di tappo in vini chiusi con silicone o quello
barrique anche se affinati in acciaio e vetro.
Insomma, ai corsi e agli
incontri di degustazione non si impara solo il vino, ma ci si può pure
divertire non poco. A voi è mai capitato? Scriveteci le vostre, se
sono belle saremo ben felici di pubblicarle con il vostro nome.
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