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mercoledì 16 dicembre 2020

AIRALI - L’Alta Langa Docg secondo Tenuta Carretta

Airali Brut e Airali Pas Dosé sono gli ultimi due vini che vanno ad arricchire, con la denominazione Alta Langa DOCG, la gamma di Tenuta Carretta, storica azienda vitivinicola con sede a Piobesi d’Alba

Due Metodo Classico che provengono da vigneti ubicati nel comune di Cissone, in Alta Langa. Un’area, a quasi 700 metri sul livello del mare, caratterizzata da meravigliose estensioni boschive, noccioleti e pascoli, dove Tenuta Carretta possiede circa 15 ettari di cui 7,5 di vigneti dedicati a pinot nero, varietà che, ormai da secoli, si è acclimatata al terroir delle Langhe e viene impiegata anche per la produzione di spumanti a denominazione Alta Langa.

SUOLI E CLIMA DELL’ALTA LANGA

I vigneti di Tenuta Carretta si trovano a Cissone, sul versante detto Airali (lo stesso che dà il nome alle due etichette). I suoli sono di origine marina sedimentaria, originatisi nel Miocene da antichi fondali marini, esattamente come quelli della Bassa Langa. Ma qui prevalgono marne calcareo limose, con argille non preponderanti e uno scheletro pietroso. È la cosiddetta Pietra di Langa, la cui origine è da ricercarsi in frane sottomarine che andavano a sovrapporre strati di sabbia a fondali fangosi, finché, l’incredibile pressione degli oceani ancestrali compattava il tutto, creando lastre di arenaria (ovvero granelli di sabbia) cementate dai carbonati presenti nell’acqua.

Questo terreno “pietroso”, unito al clima più freddo dell’Alta Langa - spazzata dai venti provenienti dalle Alpi e dall’Appennino Ligure - costituisce il micro terroir ideale per vitigni che amano i climi rigidi e danno il massimo in condizioni “estreme”. Su tutti, il pinot nero, che regala alle sue uve freschezza e acidità adatte alla produzione di grandi vini spumanti.

GLI ALTA LANGA DI TENUTA CARRETTA

Airali Brut e Airali PasDosé sono i due Alta Langa di Tenuta Carretta, ottenuti, come previsto da disciplinare, con il Metodo Classico, ovvero attraverso una serie di lavorazioni manuali che portano il vino base (in questo caso 100% Pinot Nero) a una rifermentazione in bottiglia. Dopo che le uve sono state vinificate e avviate alla fermentazione (a temperatura rigorosamente controllata di 22°C), nell’aprile successivo alla vendemmia il vino è stato messo in bottiglia, con i lieviti, per la presa di spuma e posto ad affinare in catasta (anche detta pupitre). All’atto del degorgément è stata aggiunta la liqueur d’expedition che, per la tipologia Pas Dosé, si limita a una ricolmatura della bottiglia con lo stesso vino.

L’Airali Brut, a cui viene aggiunto il liquer, presenta intensi sentori di crosta di pane, frutti in guscio, fichi secchi e miele. In bocca è morbido e sapido, piacevole ed equilibrato, di ottima struttura. Il Pas Dosè, pur mantenendo un profilo aromatico simile al Brut, la stessa eleganza e struttura, in bocca si presenta leggermente più secco, di spiccata acidità e freschezza.

 

Entrambi gli Airali Alta Langa Docg di Tenuta Carretta sono ideali come aperitivo e si abbinano perfettamente a tutti i piatti a base di pesce, risotti e formaggi freschi.

 

LA NASCITA DEL METODO CLASSICO PIEMONTESE 

Le particolari caratteristiche della zona geografica nota come Alta Langa erano risultate così congeniali alla produzione di vini spumanti che, nel 1990 la Regione Piemonte fu spinta a dare vita al “Progetto Spumante” con l’intenzione di identificare un’area, all’interno del proprio territorio, atta a produrre vini Metodo Classico di qualità. Vini cioè ottenuti secondo il metodo artigianale detto anche champenoise, “inventato” (così vuole la leggenda) da quel Dom Perignon che ha fatto le fortune di quella parte dell’enologia francese. Il Piemonte, tuttavia, non era certo nuovo allo spumante. Proprio a seguito di un viaggio nelle terre dello Champagne, verso la metà del XIX secolo nasceva a Canelli, per opera di Carlo Gancia, il primo Metodo Classico italiano, realizzato utilizzando uve moscato. Da allora la tradizione rimase sempre viva. Fino agli anni ’90, però, non si erano mai verificati con una sperimentazione seria i presupposti ecologici e ambientali per dare identità qualitativa – e nome – a questa tradizione secolare.

A Bossolasco, dopo circa 10 anni di viticoltura e di vinificazioni sperimentali, il 1° maggio 1999 il “Progetto Spumante” (che intanto aveva cambiato nome in Tradizione Spumante, finanziato e gestito dall’associazione Case Storiche Piemontesi) poté brindare con le prime bollicine del “nuovo” Metodo Classico piemontese. Restava ancora da decidere il nome che, dopo qualche incertezza onomastica (tra le proposte, oltre a Piemonte Metodo Classico, anche Canelli e Alba), fu battezzato Alta Langa.

Nome azzeccato, a pensarci bene. Caratteristica fondamentale di questo Metodo Classico è l’altitudine dei vigneti, che deve essere superiore al “minimo sindacale” dei 250 metri. E la zona di origine, a grandi linee, comprende davvero i territori dell’Alta Langa geografica, albese e astigiana soprattutto, con le dovute concessioni ai ripidi versanti del Basso Monferrato alessandrino, sempre e comunque in zone certificate come adatte alla coltivazione dei vitigni pinot nero e chardonnay.

 

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