LA CONVENTION NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE GUIDATA DA DANIELA MASTROBERARDINO È STATA OSPITATA TRA LE COLLINE DEL GAVI, TIMORASSO, MOSCATO E NEBBIOLI DELL’ALTO PIEMONTE. PRESENTATI I DATI DI UN SONDAGGIO SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Più di cento Donne del Vino da tutta
Italia hanno raccolto l’invito a scoprire le meraviglie dell’Altro Piemonte per
la loro Convention nazionale: cinque giorni a scoprire le colline del Gavi, del
Timorasso e del Moscato, per poi puntare verso Nord tra le vigne del Nebbiolo
di Ghemme, Gattinara e Boca. Produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e
giornaliste sono arrivate da tutta Italia per partecipare a questo appuntamento
annuale organizzato dall’Associazione di enologia al femminile più grande del
mondo (ad oggi 1070 associate) che promuove la cultura del vino e il ruolo
delle donne nella filiera produttiva vitivinicola. Nata nel 1988,
l’Associazione Le Donne del Vino festeggia i 35 anni di attività. È guidata
dalla presidente irpina Daniela Mastroberardino affiancata
dalla vice vicaria alessandrina Francesca Poggio, produttrice di
Gavi. In Piemonte c’è una delegazione molto affiatata con più di cento
associate guidate da Ivana Brignolo Miroglio. Sono pochi i dati
raccolti sulle donne e il vino in Italia, ma è possibile affermare con certezza
che l’incremento del numero e del ruolo delle donne, nel comparto enologico,
abbia un effetto molto positivo. In generale, in Italia, le donne guidano il
28% delle imprese agricole con vigneto e cantina. Un rilevamento più recente ci
fornisce un’indicazione dettagliata della presenza femminile nelle imprese
italiane del vino: le donne sono l’80% degli addetti al marketing e alla
comunicazione, il 51% di chi si occupa di commerciale e il 76% di chi riceve
gli enoturisti. In vigna e in cantina la loro presenza si riduce al14%. La SAU,
Superficie Agricola Utilizzabile, a conduzione femminile è solo il 21% del
totale ma produce il 28% del PIL agricolo (Censis 2018). Il Forte di Gavi ha
ospitato un momento di riflessione e confronto su sostenibilità, vitigni
autoctoni, nuove sfide. Moderate dalla giornalista Lara Loreti,
hanno portato il loro contributo Antonella Bosso, responsabile del
Centro di ricerca viticoltura ed enologia di Asti, Silvia Guidoni,
professoressa associata al Disafa - Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali
e Alimentari dell’Università di Torino, Stevie Kim, managing
director di Vinitaly International, e Giusi Mainardi giornalista,
storica del vino e docente di Storia della Vite e del Vino. Daniela
Mastroberardino ha presentato i risultati di un sondaggio interno alle
Donne del Vino sui cambiamenti climatici e la loro influenza sulla viticoltura.
Hanno risposto 109 produttrici. Vediamo nel dettaglio i risultati.
il convegno
CAMBIAMENTO CLIMATICO: I RISULTATI DEL SONDAGGIO
Le produttrici intervistate dichiarano che
i loro vigneti prevalentemente non presentano impianti irrigui di soccorso
(51.4%). Chi ha nei propri vigneti impianti irrigui di soccorso (circa 48%) ha
dichiarato di utilizzare come fonti di irrigue quelle provenienti da pozzi
(42.31%) e dai consorzi di bonifica (32.69%). La maggior parte delle socie ha
espresso un parere positivo all’applicazione di acque di recupero per
l’irrigazione (86.1%). Il cambiamento climatico si sta manifestando attraverso
l’arrivo di piogge violente ed improvvise con grandinate anomale (19.38%),
aumento dei periodi di siccità (16.70%) e con un aumento delle temperature
medie autunno-invernali (12.78%). Le conseguenze dei cambiamenti climatici
influiscono sulla viticoltura principalmente con un sfasamento tra le fasi
della maturazione tecnologica e della maturazione fenolica/aromatica (13.20%),
ovvero sull’anticipo dell’epoca di maturazione dei grappoli (12.58%). Altri
importanti fenomeni riscontrati sono l’anticipo delle fasi fenologiche della
pianta (10.72%), diminuzione delle rese/ettaro (9.90%) e maggiore incidenza di
parassiti e fitopatie (9.07%). Per contrastare i cambiamenti climatici in
viticoltura, si ricorre alla riduzione della sfogliatura per schermare con la
vegetazione i grappoli (88.37%); alla defogliazione all’invaiatura per
ritardare la maturazione tecnologica (83.72%) e all’intensificazione della
potatura invernale (81.48%). Il cambiamento climatico complessivamente è
dannoso per la viticoltura per il 63.60%. Le richieste alle istituzioni
sono: sostegni economici concreti per migliorare l’efficienza delle reti
idriche consortili e di creare nuove reti per una distribuzione capillare e per
incentivare la ricerca e lo sviluppo. Consentire una formazione specializzata
per gli operatori del settore (imprenditori agricoli e operai) in modo da far
comprendere le esigenze del risparmio idrico e dare gli strumenti per avere una
gestione efficiente. Promuovere l’installazione di nuovi impianti irrigui ad
alta efficienza, come gli impianti di subirrigazione e impianti a bassa
portata, per ridurre le perdite per evapotraspirazione e irrigare in base alle
reali esigenze del vigneto. Favorire le consulenze agronomiche specializzate:
un suggerimento potrebbe essere quello di coinvolgere le università per creare
delle connessioni e incentivare le “consulenze junior” di studenti come
suggerito dalla FAO. Promuovere l’installazione di sistemi di monitoraggio
avanzati come capannine meteorologiche. Migliorare l’efficienza degli invasi
artificiali per la raccolta delle acque piovane. Maggiore celerità nella
gestione delle problematiche rilevate dalle aziende vitivinicole e snellimento
del processo burocratico. Maggiori controlli sulle pratiche irrigue e sui
disciplinari di produzione (soprattutto per le aree in cui non è consentita
l’irrigazione di soccorso).
RINGRAZIAMENTI
Le Donne del Vino sono state ospitate da:
Cantina Binè di Novi Ligure della socia Rosi Carlevaro, Cantine Bosca di
Canelli, guidate da Pia, Poline e Luigi Bosca, Casa Vinicola Marenco della
socia Michela Marenco con le sorelle Doretta e Patrizia a Strevi (Al); azienda
La Mesma di Tassarolo, guidata dalle sorelle Anna, Francesca e Paola Rosina;
cantina La Raia di Novi Ligure della socia Elena Passi; Cantina Vigneti Repetto
di Marina Bernardi; Cantina Travaglini di Cinzia Travaglini; Complesso
Monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo.
Si ringraziano le sommelier Piercarla
Negro, Anna Maria Palamone e Monica Garelli.
Con il patrocinio di: Direzione Regionale
Musei Piemonte – Forte di Gavi, Regione Piemonte – Consiglio Regionale
Piemonte, Comune di Gavi, Comune di Bosco Marengo, Città di Acqui Terme, Città
di Stresa, Comune di Canelli, Comune di Tortona, Comune di Tassarolo, Camera di
Commercio Alessandria Asti.
Si ringrazia: Gruppo Credem – Credem
Euromobiliare Private Banking, Consorzio Tutela del Gavi, Amici del Forte e di
Gavi, Amici di Santa Croce, Ais Piemonte, Abc della Cantina, Antonio Carraro,
Diam, Ferrero Assicurazioni, Gamba Botti, Publigaf, San Bernardo, Sinergo,
Step, Burky Agri Azienda, Spagliarisi Natalini, Ca da Lera.
LE DONNE DEL VINO FESTEGGIANO 35 ANNI DI
ATTIVITÀ
L’Associazione di enologia al femminile
più grande del mondo che quest’anno festeggia i 35 anni di attività. Nata nel
1988, conta oggi 1070 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie,
sommelier e giornaliste. Le Donne del Vino sono in tutte le regioni italiane
coordinate in delegazioni. L’associazione è senza scopi di lucro e promuove la
cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. Nel
2019 hanno costituito un network internazionale con 10 associazioni simili in
altre parti del mondo. Durante la IIª Convention mondiale delle Donne del Vino
ospitata al Simei Milano a novembre 2022, hanno siglato un patto internazionale
di collaborazione con le rappresentati di Amuva – Argentina, The Fabulous
Ladies’ Wine Society-Australia, 11 Frauen und ihre Weine - Austria, Chile, Wow-
Croazia, Femmes de Vin - Francia, Baia’s Wine – Georgia, Vinissima – Germania,
Women in Wine - Nuova Zelanda, Las Damas del Pisco - Perù. Le Donne del Vino
italiane promuovono indagini sul gender gap nelle cantine e sull’uso del vetro
leggero. La collaborazione con università e strutture formative ha permesso un
forte incremento dell’attività didattica in favore delle socie specialmente nei
settori del marketing e della comunicazione. Dall’anno scolastico 2021-2022 è
partita la sperimentazione del progetto D-Vino per introdurre l’insegnamento
del vino negli istituti turistici e alberghieri direttamente organizzato dalle
Donne del Vino. Le socie stanno realizzando il primo ricettario italiano che
parte dal vino o dai vitigni autoctoni per descrivere i piatti della tradizione
locale. Le azioni in favore della salvaguardia dell’identità locale e del
patrimonio storico del vigneto italiano comprendono anche le degustazioni sui
vini da “vitigni reliquia” e da “vigneti antichi”. Le Donne del Vino promuovono
il turismo del vino en plein air con il progetto Camper Friendly. Contrastano
la violenza sulle donne con raccolte di fondi, convegni e azioni di
sensibilizzazione. Maggiori notizie sono nel sito e nel blog www.ledonnedelvino.com oltre che nel
mensile D-News inserto del Corriere Vinicolo.
LE DONNE E IL VINO: DATI E CURIOSITÀ
In Italia, le donne guidano il 28% delle
imprese agricole con vigneto e/o cantina, il 24,8% delle imprese commerciali al
dettaglio di vino e il 12,5% di quelle all’ingrosso. Dirigono il 12,3% delle
cantine industriali e nel complesso il 26,5% delle 73.700 aziende italiane del
vino (2017 CRIBIS Società del gruppo Crif specializzata nel business
information).
Un rilevamento più recente (2022 Nomisma
Wine Monitor Viaggio nell’Italia del vino) ci fornisce un’indicazione più
dettagliata della presenza femminile nelle imprese italiane del vino: in vigna
e in cantina la loro presenza è del 14%, dato che corrisponde anche alle
iscritte donne di Assoenologi. Il gentil sesso cresce di numeri e di ruolo via
via che il vino si avvicina al consumatore: sono l’80% degli addetti al
marketing e alla comunicazione, il 51% di chi si occupa di commerciale e il 76%
di chi riceve gli enoturisti.
La SAU, Superficie Agricola Utilizzabile,
a conduzione femminile è solo il 21% del totale ma produce il 28% del PIL
agricolo (Censis 2018).
La superficie media delle imprese agricole
dirette da donne era di 11 ettari nel 2018.
Anche nell’impegno ambientale già nel 2016
il vigneto bio o in conversione delle donne era il 27,4% a fronte di un dato
italiano dell’11,8%.
Secondo Divinea (2021) il 66% delle
esperienze in cantina sono prenotate da donne. Dato confermato da un altro
fortissimo portale di enoturismo Winedering (2022) secondo il quale le donne
convertono il contatto in prenotazione il 14% in più degli uomini e sono il 53%
dei visitatori delle cantine.
Il turismo del vino italiano è rosa anche
per le persone che accolgono i visitatori in cantina: il 28% delle imprese
enoiche aperte al pubblico ha solo personale femminile, il 27% una prevalenza femminile
e solo il 6,1% ha uno staff tutto maschile alla wine hospitality.
Le donne sono più attente degli uomini al
packaging del vino. Le bottiglie devono presentarsi bene. Mentre gli uomini
preferiscono colori come nero, grigio e blu, le donne amano il viola, il rosso
e in genere le tinte pastello.
I Paesi dove il mercato del vino è
maggiormente in mano alle donne sono Giappone, India e in generale l’Asia.
Una curiosità: secondo un’indagine del
Professor Gabriele Micozzi della Luiss di Roma e il Live Spin Off Università
Politecnica delle Marche, l’uomo astemio appare alle donne noioso e poco
interessante rispetto a quello bevitore a cui si collega a un profilo colto,
interessante e
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