All’azienda Pasquale Pelissero. Madre e figlio eredi
di una famiglia contadina di Langa che coltivano vigne da oltre un secolo.
Siamo a Neive, sulle colline che restituiscono una delle espressioni migliori
del nebbiolo: il Barbaresco. È uno dei quattro comuni dove si può
produrre questa denominazione. L’azienda Pelissero ha oggi più di cento
vendemmie. Acquistarono la cascina Giuseppe e Giovanni Pelissero, nonno e pro
zio di Ornella. Con papà Pasquale avvenne la svolta: fu lui nel 1971 a
imbottigliare la prima bottiglia di Barbaresco Cascina Crosa e a investire
negli anni in terra e vigne. Nel 2007 tocca a Ornella raccogliere l’eredità
dopo la scomparsa del padre. Oggi la Pasquale Pelissero sono otto ettari di
vigne a corpo unico attorno alla cascina. Dal cortile si ascoltano lo scoccare
delle ore del campanile di Neive. Facendo pochi passi si è tra i filari del cru
San Giuliano, una delle 66 Menzioni Geografiche Aggiuntive consentite dal disciplinare
del Barbaresco.
A Vinitaly 2024 debutta il Barbaresco del centenario vendemmia 2021: sono 8 mila bottiglie di
Barbaresco Bricco San Giuliano e 4 mila di Barbaresco Cascina Crosa. Saranno
contrassegnate da un bollino.
L’azienda Pasquale Pelissero è al Padiglione
10 Piemonte stand i3.
LA STORIA DELLA FAMIGLIA PELISSERO
La storia della famiglia Pelissero inizia
il 5 gennaio 1921, quando i due fratelli Giuseppe e Giovanni Pelissero
stipulano l’atto di acquisto di Cascina Crosa. È una storica cascina
di Neive, da sempre proprietà nobiliare e residenza di campagna dei Conti
Cocito. Ci sono già due ettari di vigneti piantati intorno all’azienda. I
fratelli Pelissero curano la campagna, la stalla, le vigne e conferiscono le
uve alla cantina sociale di Neive. Giuseppe è contadino e falegname. Sposa
donna Aurelia Cesarina, da cui ha dieci figli: nove femmine e un solo maschio,
Pasquale, che nasce il 24 settembre 1939, sotto il segno della Bilancia.
Giuseppe muore nel 1956 a causa di un grave incidente sul lavoro. Sono tempi in
cui Piemonte vige ancora la regola dove l’azienda passa in eredità solo per
parte maschile. Pasquale ha 17 anni e tocca a lui: prende in mano l’azienda.
Accanto a lui mamma Aurelia e la sorella più piccola Rosa, che all’epoca ha 15
anni. I due giovani sono smarriti davanti al tanto lavoro: devono portare
avanti da soli campi, vigne e stalla. Nonna Aurelia vende le uova al mercato
per arrotondare e poter comprare le scarpe ai figli. È ancora la
Langa della malora. Un giorno mentre portano l’uva alla cantina sociale, al
rondò di Neive comincia a grandinare: l’uva è salva ma il carro si riempie di
grandine. Siamo negli Anni 60 e inizia a svilupparsi l’industria anche qui.
Tanti contadini s’impiegano nelle fabbriche che danno un lavoro e uno stipendio
sicuri, non come quelle «botteghe a cielo aperto» che sono le vigne.
Anche Pasquale è tentato, cerca un lavoro e lo trova in una delle aziende più
prestigiose di Langa, la Ferrero. Ma quella non è la sua vita e infine, dopo
pochi anni, torna nella sua vigna. Negli Anni 70 Pasquale inizia a
imbottigliare il Barbaresco e inizia la storia dell’autonomia dell’azienda. In
cantina ci sta poco. È solito asserire: «Quando curi tanto e
bene la tua vigna, in cantina hai poco da fare». È un bell’uomo, elegante,
un «contadino gentiluomo»: si veste bene anche quando va in
vigna. È un tratto tipico di chi ha nel segno la Bilancia. Negli
anni, con tanto lavoro e tanti sacrifici, mette insieme la
proprietà. È del 1971 la prima bottiglia di Barbaresco Cascina Crosa.
Nel 1970 si sposa con Gregorina Isabella e ha tre figlie: Ornella è la
primogenita. La sorte per lei ha scelto la vigna: nasce il 5 novembre 1971
mentre la mamma sta vendemmiando. Il destino è segnato: sarà lei a prendere in
mano le redini dell’azienda paterna.
ORNELLA E SIMONE, LE NUOVE GENERAZIONI
Ornella entra ufficialmente in azienda il
6 giugno 1986. Ha 15 anni ed è cresciuta correndo tra i filari. Conosce già
bene gli umori della terra e il profumo dell’uva. Le piace tanto studiare. Ha
appena finito il primo anno alla Scuola Enologica di Alba con ottimi risultati.
Sa di essere sulla strada giusta e sa che cosa vuole fare. Dei 700 studenti è
una delle pochissime donne che frequentano quella scuola molto maschile.
All’epoca c’erano meno di dieci studentesse. Pasquale è un uomo intelligente ma
ha la mentalità vecchio stampo del contadino di Langa: decide che Ornella deve
smettere di andare a scuola. «Alle donne non serve studiare» è solito
ripetere. Ornella lascia gli studi e comincia a lavorare accanto al padre:
ascolta, impara e carpisce i segreti del mestiere. È attenta a tutto
quello che lui dice e fa. Arriva l’autunno del 2007: l’uva è matura, è quasi
ora di vendemmiare. Ma succede l’imprevedibile. È il 27 settembre, da
pochi giorni ha compiuto 68 anni, Pasquale muore. La famiglia Pelissero è
scossa. Ornella si rimbocca le maniche e il giorno dopo il funerale del padre,
il 1° ottobre, incomincia a vendemmiare. Inizia così la guida femminile
nell’azienda che porta il nome del papà. Con lui, si producevano il Barbaresco
Cascina Crosa, il Langhe Favorita, il Dolcetto d’Alba, il Langhe Nebbiolo e il
Langhe Freisa. Negli anni, Ornella ha portato novità: nasce con lei il
Barbaresco che rivendica la MGA, la Menzione Geografica Aggiuntiva, San
Giuliano. Prima dalla vendemmia 2007, il Barbaresco Bricco San Giuliano, in
commercio dal 2010; poi, nel 2010, il Barbaresco Riserva Bricco San Giuliano
uscito nel 2015. Dalla vendemmia 2009, Carlo Arnulfo porta la sua esperienza
agronomica ed enologica in azienda. «Questa cascina è una bumbunera!»,
questa cascina è una bomboniera, ha esclamato il primo giorno che ha visto
Cascina Cosa. Una realtà piccola ma ben fatta, come una bomboniera. Oggi
accanto a Ornella, lavora anche il figlio Simone, classe 1999, diplomato alla
Scuola Enologica nel 2018. A giovane di casa, piace innovare in vigna e in
cantina ma «sul Barbaresco non mette ancora le mani» sentenzia mamma Ornella.
Ma ha già creato la sua novità: il Langhe Nebbiolo che porta il suo nome.
Un’etichetta che va ad affiancare l’altro Langhe Nebbiolo che porta il nome in
dialetto del nonno: Pasqualin. L’ultimo nato viene vinificato in acciaio,
l’altro fa un anno in botte. Due espressioni diverse dello stesso vitigno. Due
generazioni così lontane, così vicine.
LA MENZIONE GEOGRAFICA AGGIUNTIVA SAN
GIULIANO
La famiglia Pelissero è proprietaria di un
vigneto nella Menzione Geografica Aggiuntiva (MGA) San
Giuliano. È il «cru» che riunisce quattro generazioni della
famiglia Pelissero. La vigna fu piantata negli Anni 90 da Pasquale. Sono
quattro ettari attorno a un ciabot - una casetta in mattoni o tufo che viene
utilizzata dai contadini per ricoverare attrezzi agricoli o per ripararsi dai
temporali - con la statua di San Giuliano che dà il nome al cru o, come la
chiamano qui, la Menzione Geografica Aggiuntiva. «Non c’è documentazione certa
ma c’era già quando nacque mio nonno Giuseppe nel 1901 - racconta Ornella
Pelissero - era falegname, e fece la porta e le finestre del ciabot. Mi piace
pensare che questa vigna e questo vino siano il legame che unisce le nostre
quattro generazioni di contadini di Neive: da mio nonno a mio figlio Simone».
Qui nascono il Barbaresco Bricco San Giuliano e il Barbaresco Riserva Bricco
San Giuliano. Nel 2007 quando muore Pasquale, l’azienda produce solo il Cascina
Crosa, lo storico Barbaresco. Il Bricco San Giuliano è il vino di Ornella.
«Siamo rimasti produttori tradizionali – dice la vignaiola – utilizziamo solo
botti grandi e metodi di fermentazione tradizionali».
LA FILOSOFIA: UN GRANDE VINO NASCE IN
VIGNA
I Pelissero sono una famiglia contadina di
Langa che produce con passione Barbaresco a Neive da quattro generazioni.
Ornella è cresciuta correndo tra i filari: il profumo del vino, della terra e
dell’uva sono impressi nella sua memoria di bambina. Se c’è un ricordo, sono
gli occhi di suo padre: si illuminavano quando era in vigna. Prendere in mano
la sua eredità non è stato facile. È stato un lavoro impegnativo che ha
richiesto tanto impegno. Oggi Ornella e il figlio Simone curano ogni parte di quanto
c’è da fare a Cascina Crosa. Sono impegnati in vigna, cantina, sala
degustazione, nell’accoglienza clienti, nei rapporti commerciali con l’estero.
Vanno alle fiere e si occupano degli ordini dei vini e dei contatti con i
fornitori e gli importatori. Da sempre, la filosofia è la stessa: un grande
vino nasce in vigna. Per questo, nel loro lavoro quotidiano, investono molto
tempo a curare la terra. Vinificano solo uve di loro produzione e affinano i
vini e il Barbaresco in modo tradizionale, in botti grandi di rovere francese
da 25/30 ettolitri.
LA CANTINA: VINCE LA TRADIZIONE
In cantina, i Pelissero sono
tradizionalisti. Vinificano solo uve di loro produzione e affinano i vini e il
Barbaresco in modo tradizionale, in botti grandi di rovere francese da 25/30
ettolitri. Da tempo, non utilizzano più barrique. Ornella ha fatto alcune prove
per fare un Barbaresco con passaggio in legno piccolo ma poi non la convinceva.
Le barrique vengono solo usate “di servizio”, per fare travasi. Nel 2009la
cantina è stata ristrutturata e gli spazi sono raddoppiati, in modo da poter
vinificare tutte le uve che l’azienda produce. Si producono 45 mila bottiglie
all’anno. Il 60% della produzione va all’estero. I mercati sono: Stati Uniti,
Canada, Nord Europa, Olanda, Belgio, Norvegia, Giappone, Singapore, Turchia e
Australia.
I VIGNETI: DAL CRU SAN GIULIANO AI VITIGNI
AUTOCTONI PIÙ RARI
La azienda Pasquale Pelissero sono 8
ettari di vigneti in un corpo unico attorno a Cascina Crosa. Sono stati
quasi tutti reimpiantati da Pasquale negli Anni 90.
La vigna di cui Ornella e Simone vanno più
orgogliosi è la San Giuliano. «San Giuliano» è una delle 66 Menzioni
Geografiche Aggiuntive consentite dal disciplinare del Barbaresco. Fino al 1995
era Mga «Gallina», poi fu suddivisa. Un ciabot, casettina in mattoni tipica
della Langa, domina collina e vigna. Custodisce la statua del santo che dà il
nome alla Mga. È di proprietà della Curia ed è Patrimonio Culturale. Vigna e
ciabot sono l’anello di congiunzione di quattro generazioni della famiglia. Nel
2010 sono state ristrutturato porte e finestre in legno che fece nonno Giuseppe
a inizio Novecento. Simone dice che quel luogo è magico. Ornella sostiene che
lì c’è il genius loci, l’anima dell’azienda. Ogni anno, a capofilare, lei
pianta qualche rosa color Barbaresco. Nascono qui le 8 mila bottiglie di
Barbaresco Bricco San Giuliano e le mille di Barbaresco Riserva Bricco San
Giuliano.
Altra vigna di proprietà è il Cascina
Crosa: sono 4 mila metri ed è lo storico vigneto dell’azienda. È stato piantato
65 anni fa da nonno Giuseppe ed è sotto il campanile di Neive. Dalla vigna, si
sentono battere le ore.
Curano anche un piccolo vigneto di Freisa,
poco meno di 4 mila metri, un vitigno che sta scomparendo in Langa. Era il vino
preferito da papà Pasquale. Se ne producono circa 4 mila bottiglie. La vendono
bene all’estero, soprattutto in Canada, dove stanno crescendo consumatori
curiosi interessanti ai vitigni di nicchia.
Infine, completa l’azienda una «giornata»
(misura piemontese per 3800 metri) di Favorita, anche in questo caso un vitigno
che mantiene il contatto con le radici della famiglia.
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