Annata positiva: in crescita fatturato, bottiglie e bag-in-box. Perla rossa, un
irripetibile barbera da uve stramature. Qualche preoccupazione per la scarsa
produzione dell’ultima vendemmia
Se si parla di Barbera, in tutte le sue declinazioni, la Cantina di Vinchio e Vaglio Serra, nel Sud Astigiano, rappresenta da decenni un punto di riferimento per questo importante rosso che qui trova punte di eccellenza sia per le versioni più strutturate e affinate in botte, sia per quelle giovani e spigliate, di "pronta beva" per usare un termine passato un pò di moda ma che tutto sommato rende l'dea....Bene ha fatto, a nostro avviso, a lasciar perdere da quest'anno il Novello, vino giustamente passato di moda, che non ci ha mai convinto, anche quando, come in questo caso, era prodotto da ottime cantine. Interessante leggere le impressioni che abbiamo ricevuto e che pubblichiamo di seguito.
Il
battesimo di Arengo 2012 si è avuto nei giorni scorsi all’enopolio di regione
San Pancrazio, tra Vinchio e Vaglio Serra, durante un incontro informale tra i
rappresentanti dell’informazione ed i vertici della Cantina, il presidente
Lorenzo Giordano, l’enologo Giuliano Noè, il direttore Ernestino Laiolo e
l’export manager Emiliano Morando (nella foto). Un momento di riflessione e di discussione
sui recenti risultati della Cantina e sul futuro dell’enologia del sud
Astigiano che ha toccato i temi più diversi, dalla diffusione sempre più
marcata dei bag-in-box alle oggettive difficoltà economiche di questi anni,
dalla costante crescita dell’export, con conseguente necessità di avere “brand”
più facilmente riconoscibile all’estero, alla minaccia ormai cronica della
Flavescenza dorata.
Per
quanto riguarda il recente passato, i “numeri” di Vinchio e Vaglio tendono
tutti al segno più. A Luglio 2012 (i bilanci delle cantine sociali hanno
cadenza “vendemmiale”), il fatturato è stato di 8milioni e 400mila euro, di cui
6 più di sei in Italia e 2,2 all’estero (+26%). Fuori dall’Italia, il mercato più
fedele resta la Danimarca ,
seguita da Svizzera e Stati Uniti, ma è in Asia che si stanno aprendo nuove
interessantissime opportunità di commercializzazione. Il numero delle bottiglie
vendute ha superato quota 1milione e 700 mila unità, mentre i bag-in-box (nelle
tipologie da 3, 5 e 10
litri ) sono stati 267.637, pari ad oltre 13mila
ettolitri di vino (+18%). Nuovi prodotti sono stati infine immessi al consumo
come il Bianco “Ulisse” da uve Arneis e Favorita (bag-in-box), il Piemonte
rosso doc da un blend di uve Barbera, Dolcetto, Freisa, Merlot e Cabernet e
l’irripetibile, secondo l’opinione di Giuliano Noè, e fascinosissimo ”Perla
Rossa”, da uve Barbera stramature.
Minor
euforia si deve registrare sul fronte della produzione che nel 2012 è stata di
30.018 quintali di uva pari a 21.107 ettolitri di vino, con una drastica riduzione
(-25%) rispetto al 2011 che a sua volta aveva già registrato un meno 13%
rispetto all’anno precedente.
“Una
situazione – ha ricordato Ernestino Laiolo – che non può non preoccuparci in
quanto rischiamo di esaurire le scorte in un momento in cui la richiesta dei
nostri vini è in crescita”. “Uno degli impegni prioritari di questi mesi – ha
aggiunto Lorenzo Giordano – è proprio quello di favorire l’ingresso di nuovi
conferitori che abbiano lo stesso principio produttivo della nostra cooperativa:
controllo di qualità prima di tutto nel vigneto e poi in cantina”.
A
proposito di qualità è da segnalare che ”Vinchio e Vaglio”, nel solco di una
lunga tradizione di rispetto dell’ambiente, ha appena concluso l’installazione
di un impianto fotovoltaico da 200 kw e nelle prossime settimane avrà a
disposizione anche un nuovissimo impianto di fitodepurazione delle acque
reflue.
“Guardiamo
avanti malgrado la crisi – ha concluso Giordano – e credo che il 2013 sarà un
banco di prova importante per verificare le nostre capacità di tenuta: non è il
caso di farsi troppe illusioni su un’ulteriore crescita della
commercializzazione, ma il nostro impegno sarà quello di mantenere il livello
attuale nelle aree dove abbiamo già una buona diffusione e aprire, ove
possibile, nuove teste di ponte dove invece erano finora assenti”.
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