La
super Barbera punta ad arrivare ad un milione di bottiglie nel prossimo futuro
Un
bel regalo di Natale per l’Associazione Produttori che da tempo ha attuato e
porta avanti un progetto rivolto alla qualità e selezione della Barbera, un
vino che ha una grande importanza storica ed economica nell’enologia piemontese
e meritava una denominazione specifica nata per rafforzarne l’immagine in
Italia e nel mondo.
l
nuovo Nizza docg. è nato
ufficialmente il 20 dicembre in base a
quanto deciso dall’assemblea dei soci
del Consorzio dei Vini d’Asti e Monferrato, che ha approvato all’unanimità il rinnovato
disciplinare della super Barbera che, dal 2000, viene prodotta in 18 comuni del
Sud Astigiano, attorno alla città di Nizza Monferrato.
Come evidenziano i dati che riportiamo di seguito, è una produzione di non elevata quantità, ma che fin dall’inizio punta a far conoscere meglio il rapporto vino/territorio di una zona da tutti e da sempre riconosciuta d’eccellenza per la coltivazione di questo vitigno.
“Dopo undici anni di intenso lavoro – commentano Lorenzo Giordano e Gianluca Morino, presidenti rispettivamente di Consorzio e Associazione Produttori del Nizza – oggi si realizza un sogno: ora il Nizza può diventare davvero la punta di diamante della produzione di Barbera del Piemonte. E’ un nome breve, facile da ricordare ed è legato a un territorio. In più è un progetto condiviso da tutti che può diventare un’opportunità unica per l’area di produzione della Barbera. Oggi si producono circa 200 mila bottiglie in 44 aziende vitivinicole, ma l’ambizione è di arrivare a un milione entro il 2015”.
Scommessa lanciata.e che sembra attuabile, vista la coesione e l’impegno comune degli associati, che comprendono piccole aziende agricole ma anche Cantine più grandi in grado di sviluppare ulteriormente la produzione in questo segmento. E’ anche importante sottolineare che attualmente già un 46% della produzione del “Nizza” prende le strade dell’export e questo lascia spazio ad ulteriori progressi, per quei mercati che ricercano rossi di qualità superiore alla media.
Come evidenziano i dati che riportiamo di seguito, è una produzione di non elevata quantità, ma che fin dall’inizio punta a far conoscere meglio il rapporto vino/territorio di una zona da tutti e da sempre riconosciuta d’eccellenza per la coltivazione di questo vitigno.
“Dopo undici anni di intenso lavoro – commentano Lorenzo Giordano e Gianluca Morino, presidenti rispettivamente di Consorzio e Associazione Produttori del Nizza – oggi si realizza un sogno: ora il Nizza può diventare davvero la punta di diamante della produzione di Barbera del Piemonte. E’ un nome breve, facile da ricordare ed è legato a un territorio. In più è un progetto condiviso da tutti che può diventare un’opportunità unica per l’area di produzione della Barbera. Oggi si producono circa 200 mila bottiglie in 44 aziende vitivinicole, ma l’ambizione è di arrivare a un milione entro il 2015”.
Scommessa lanciata.e che sembra attuabile, vista la coesione e l’impegno comune degli associati, che comprendono piccole aziende agricole ma anche Cantine più grandi in grado di sviluppare ulteriormente la produzione in questo segmento. E’ anche importante sottolineare che attualmente già un 46% della produzione del “Nizza” prende le strade dell’export e questo lascia spazio ad ulteriori progressi, per quei mercati che ricercano rossi di qualità superiore alla media.
Positive
le novità introdotte nel disciplinare. Il nuovo Nizza sarà 100% Barbera. Non è
consentito l’arricchimento del grado alcolico nelle annate dichiarate
sfavorevoli: nelle annate difficili non
si produrrà “Nizza”.
Inoltre nasce un Nizza riserva che deve essere affinato in cantina almeno 30 mesi (minimo 12 mesi in botti di legno).
“Si è chiuso un percorso di confronto, discussione e crescita che è iniziato negli Anni 90, poi consolidato il 19 novembre 2002 con la nascita dell’Associazione Produttori del Nizza – ribadiscono Giordano e Morino – “un grande merito va a Michele Chiarlo, primo presidente che è riuscito ad aggregare il gruppo, all’enologo Giuliano Noé, padre del disciplinare e a Sandro Gioanola, che è stato tra i primi a credere nel Nizza. Vogliamo ricordare anche Tullio Mussa, che fu direttore dell’ex Bottega del vino di Nizza, ora Enoteca regionale. E’ anche grazie a lui se oggi il Nizza ha raggiunto l’obiettivo dell’eccellenza e se può puntare alto”.
Inoltre nasce un Nizza riserva che deve essere affinato in cantina almeno 30 mesi (minimo 12 mesi in botti di legno).
“Si è chiuso un percorso di confronto, discussione e crescita che è iniziato negli Anni 90, poi consolidato il 19 novembre 2002 con la nascita dell’Associazione Produttori del Nizza – ribadiscono Giordano e Morino – “un grande merito va a Michele Chiarlo, primo presidente che è riuscito ad aggregare il gruppo, all’enologo Giuliano Noé, padre del disciplinare e a Sandro Gioanola, che è stato tra i primi a credere nel Nizza. Vogliamo ricordare anche Tullio Mussa, che fu direttore dell’ex Bottega del vino di Nizza, ora Enoteca regionale. E’ anche grazie a lui se oggi il Nizza ha raggiunto l’obiettivo dell’eccellenza e se può puntare alto”.
Novità
importanti anche sul fronte della
tappatura: se per la denominazione Nizza, come per le sottozone e la menzione
vigna, resta l’obbligo del sughero, viene invece liberalizzata la chiusura
delle bottiglie di Barbera d’Asti docg (il disciplinare esclude solo il tappo a
corona). “La scelta di poter utilizzare
tappi alternativi al sughero – dice Stefano
Chiarlo, produttore vinicolo - è
un’apertura verso nuovi mercati come quelli del Sud Est Asiatico, dove il tappo
in sughero rappresenta un ostacolo al
consumo. Non tutti i popoli hanno dimestichezza ad usare il cavatappi. Inoltre
tappi più moderni portano vantaggi per nuove occasioni di consumo a bicchiere
nei bar e locali per giovani, facilitando la chiusura della bottiglia e quindi
la conservazione del vino”. Stesso discorso per il Ruché di Castagnole
Monferrato, il cui nuovo disciplinare esclude solo la possibilità di utilizzare
i tappi sintetici e tappo a corona.
I vini monferrini in sostanza guardano sempre più e si adeguano al mercato mondiale e alle sue richieste, la competizione è notevole ma le potenzialità per raccogliere buoni risultati non mancano.
I vini monferrini in sostanza guardano sempre più e si adeguano al mercato mondiale e alle sue richieste, la competizione è notevole ma le potenzialità per raccogliere buoni risultati non mancano.
La produzione del Nizza
in numeri:
160 ettari- 18 Comuni
- 200 mila bottiglie
- 44 aziende vinicole
- 46% export (Germania, Svizzera,
Usa, Cina, Olanda, Danimarca)
- 2000 primo anno di produzione
- 19 novembre 2002 nasce
l’associazione Produttori del Nizza
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