brindisi di rito in occasione dell'incontro |
A
prima vista, quella del 2016 potrebbe sembrare una vendemmia tardiva, confrontandola
con le ultime 4-5 annate. A un’analisi più attenta, però, le stime si fanno più
ponderate e ci si rende conto che il 2016 è un anno dai ritmi normali.
È
stata questa una delle considerazioni ricorrenti scaturite giovedì 25 agosto
scorso al tradizionale “Pranzo dei viticoltori conferenti” che la Toso di
Cossano Belbo ha celebrato alla Cascata di Verduno. Anche stavolta c’è stata
una nutrita partecipazioni dei produttori delle uve – in primis Moscato e
Brachetto, ma anche Dolcetto e Barbera – per le migliori produzioni di Casa
Toso. Oltre 150 persone hanno affollato la grande sala del ristorante, per un’occasione
di festa e relax prima di una vendemmia che si presenta interessante dal punto
di vista qualitativo, ma con qualche ombra sui mercati e nella gestione del settore.
Nella vigna c’è qualità
Il
filo conduttore dell’incontro si è legato strettamente alla qualità
dell’annata. È generale la convinzione che sarà una vendemmia di qualità, con
uve sane, aromaticamente ricche e di buona struttura in zuccheri e acidità. Non
è stato facile assecondare l’andamento climatico dei mesi fin qui trascorsi: un
inverno insolitamente mite e con scarse precipitazioni, in particolare nevose,
ha lasciato il posto a una primavera incostante, con frequenti piogge e rari periodi
di caldo. In particolate, è mancato il tradizionale calore precoce di maggio,
che di solito annuncia l’estate.
La
stagione estiva si è poi sviluppata all’insegna dell’alternanza: pochi giorni
di caldo, con il costante incremento delle temperature, poi la brusca interruzione
di un temporale piuttosto intenso.
Come
al solito, sarà il clima degli ultimi 15-20 giorni prima della raccolta a
trasformare un raccolto promettente in una produzione di grande qualità.
Sui
tralci c’è una buona quantità di uva, ma senza esagerazioni. Se il clima sarà
ancora orientato al secco anche nell’ultimo periodo, la resa per ettaro e
quella dell’uva in vino saranno limitate.
Nel segno della novità
Stavolta,
l’incontro tra i viticoltori e i quadri dirigenti della Toso si è aperto con
una novità che ha destato parecchio interesse. All’arrivo in ristorante, ogni ospite
è stato accolto con un calice di un nuovo spumante: un prodotto top secret, curiosamente aromatico, a
ricordare magari il quadro olfattivo del Moscato, ma con uno stile nuovo che
aveva in sé un qualcosa di stimolante. E, poi, in bocca era tendenzialmente secco
e si proponeva per accompagnare tutte le portate di un pasto.
Allo
svelare dell’arcano, i commenti si sprecavano: i tecnici della Toso da alcuni
mesi stanno sperimentando la produzione di uno spumante a base di Moscato
tendenzialmente secco. Un “Asti secco” per semplificare. Come si potrà
denominare al momento non si sa, ma è certo che va incontro alle tendenze del
consumo e del mercato.
Inconsapevoli
di ciò che avevano nel calice, i viticoltori hanno espresso commenti
favorevoli. Oltre ogni più lusinghiera aspettativa.
C’è
stato chi come Francesco Cresta da Cessole che, con il calice sotto il naso, si
aspettava in bocca un vino dolce. Altri invece pensavano il contrario.
C’era
chi (Mauro e Dante Bianco di Castagnole Lanze, Gabriellla Vaccaneo di Castiglione
Tinella, Federico Culazzo da Vesime e Lorenzo Calissano da Rocchetta Belbo)
l’ha collegato con il mondo Prosecco, ma sottolineando subito che questo
prodotto, pur sperimentale, aveva qualcosa in più dello spumante veneto.
E,
poi, c’è stato chi come Lorenzo Calissano di Rocchetta Belbo ha messo avanti un
moto di orgoglio piemontese, rimarcando come non bisogna avere paura della
concorrenza di altri territori. “Anzi – ha sentenziato – accettando la
concorrenza, dobbiamo lavorare sodo per far sì che da fuori debbano riconoscere
quanto sono bravi e illuminati questi piemontesi.”
In
un periodo di sfiducia strisciante, crediamo che sia giusto concludere con una
speranza così.
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