A Torino l’incontro fra le viticolture estreme
delle diverse aree di produzione in Europa
Gaudio (Cervim): «Territori legati al tema del
paesaggio». Celi (Viticoltori Valle d’Aosta): «lavorare compatti per
sensibilizzare le istituzioni»
Esperienze “eroiche” sempre più a braccetto in Italia ed in Europa,
per condividere gli esempi virtuosi e le problematiche comuni. E’ in sintesi quanto è emerso dal doppio appuntamento - che si è tenuto a Torino in occasione del Salone del Gusto -, organizzato da Arev-Assemblea Regioni Europee Viticole, con la collaborazione del Cervim.
Si è parlato di viticoltura estrema, della produzione di vini in vigne a forte
pendenza, montagna e piccole isole, con le esperienze europee, della viticoltura come Patrimonio dell’Umanità confrontando le Regioni europee.
«I territori della viticoltura eroica – ha sottolineato il presidente Cervim,
Roberto Gaudio – sono legati in modo indissolubile al tema fondamentale del paesaggio. I territori in cui sono presenti le aziende Cervim, sono delle “isole della biodiversità viticola“, vere perle enologiche, che, corrono però il rischio di scomparire a causa degli alti costi di produzione; dal momento che la coltivazione di un vigneto in queste zone costa dieci volte di più di un vigneto in pianura. La viticoltura eroica rappresenta quindi una “sentinella” nei territori impervi, e per questo eroici, dove si producono comunque vere e proprie eccellenze enologiche. Mettere le esperienze italiane ed europee a confronto sta già portando a risultati importanti».
Durante l’incontro è stata ribadita da più parti l’opportunità di avere
una sinergia e collaborazione costante fra l’Arev ed il Cervim. Fra gli interventi quelli dei produttori, che sono i veri protagonisti della viticoltura eroica, e che hanno raccontato le loro esperienze dirette: vignaioli delle vette estreme come delle isole, italiani e di altri paesi a vocazione vitivinicola.
«E’ stato
un confronto importante quello tra diverse esperienze di viticolture eroiche –
ha aggiunto Stefano Celi, presidente
Vival (Associazione Viticoltori della Valle d’Aosta) -. Abbiamo portato l’esperienza
valdostana e confrontandola con altre realtà, si è evidenziato come le
problematiche siano piuttosto simili, la difficoltà di coltivazione, la quasi
assenza di meccanizzazione, siano tutti aspetti che producono molte più ore
lavoro e necessariamente aumentano i costi, senza contare un difficile ricambio
generazionale che in molte zone è davvero preoccupante. Per questo – ha detto -
dobbiamo lavorare compatti per sensibilizzare le istituzione ad una maggior
tutela delle nostre aree e del nostro lavoro che è importantissimo per la
salvaguardia dell’ambiente – ha concluso Celi -; per questo siamo aiutati da
organismi come il Cervim e l’Arev che portano le istanze della nostra
viticoltura nelle sedi opportune».
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