In Italia, com’è noto anche agli alunni di prima elementare che ne sono già consolidati fans, siamo insaziabili emulatori e fruitori di tutto quanto proviene dagli Usa.
Il film del 1954 “Un americano a Roma”, memorabile interpretazione di Alberto Sordi, non faceva solo ridere, ma anche pensare, i più però purtroppo hanno solo riso.
A distanza di quasi 60 anni, non è cambiato molto, anzi, sono arrivati nel frattempo i “paninazzi” di Mc Donald’s, patatine fritte bisunte come piovesse, snack a base di grassi idrogenati spappola fegato, per non parlare di I-Phone, I-Pad ecc. senza i quali agli eredi dei Cesari sembra impossibile vivere a passo con i tempi.
Inutile protestare, la risposta è scontata: è la globalizzazione, il progresso e chi non si adegua resta indietro, destinato a rimanere un paria.
Delle tante cose assai discutibili “importate” dagli Usa, ce n’è però una che sarebbe utilissima e di non difficile attuazione, che tutti i governi non hanno mai neppure ventilato, pur tra continui proclami contro gli evasori, i commercianti che non rilasciano scontrini, artigiani e professionisti che svicolano sulla ricevuta fiscale.
Se qualsiasi cittadino potesse infatti “scaricare”, come avviene negli Usa, tutte le spese che affronta quotidianamente, si creerebbe per forza di cose un circolo virtuoso che costringerebbe tutti i “furbetti” ad uscire allo scoperto, fermo restando però che anche loro potrebbero, giustamente, detrarre le spese che fanno per produrre il loro reddito.
Uscirebbe così tanto di quel "sommerso" da poter evitare una percentuale di tassazione che in tempi di crisi non solo nazionale come questi, finisce inevitabilmente per esasperare gli animi dei vessati, che poi arrivano alla raccolta firme su Facebook per eliminare Equitalia.
Si legge poi spesso la notizia della scoperta di soggetti “ignoti al Fisco” e definiti evasori totali, in America se mai trovassero simili personaggi li sbatterebbero in galera buttando via la chiave.
Il blitz di Cortina contro i “Paperoni” ha fatto notizia, ma non risolve di sicuro il problema.
Curioso che i "media" utilizzino spesso l’accostamento con il personaggio disneyano per indicare un super ricco
Paperone nel celebre fumetto, arrivato da noi ancor prima della Seconda Guerra Mondiale, è in realtà un taccagno di rara avarizia, dalla serie che per accumulare molti soldi è decisamente importante spenderne il meno possibile, comunque sicuramente pagava le tasse.
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