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martedì 25 febbraio 2014

ARCHEORICETTE; PARTE L'INDAGINE SUL MENU DELL'ULTIMA CENA


                              L'ultima cena nell'interpretazione dell'artista astigiano Erio Grosso 

   DA TORINO A GERUSALEMME DUE ARCHEOLOGI E UNA GIORNALISTA
  


Prendi due archeologi specializzati nel cibo antico che ricostruiscono le abitudini alimentari di duemila anni fa in Palestina e una giornalista e fotografa che assembla il quadro delle usanze alimentari di oggi per farle incontrare con quelle del passato.

Questi gli ingredienti di un viaggio tra cibi e abitudini alimentari lungo millenni, attraverso un percorso che va a toccare luoghi simbolo del mondo antico come Tel Aviv, Tiberiade, Beit she'an, Nazareth, Cesarea, Haifa, Jiaffa, Gerusalemme. Un viaggio a tappe, alla scoperta di sapori autentici, con un continuo parallelismo tra le tendenze e le tipicità gastronomiche di oggi con quelle di duemila anni fa. Qui si colloca l'indagine sul Menu dell'Ultima Cena che prende forma nel progetto di divulgazione scientifica Archeoricette, di cui è ideatore l'archeologo torinese Generoso Urciuoli. Il progetto si prefigge, utilizzando il cibo quale filtro interpretativo, di ricostruire le abitudini alimentari delle antiche civiltà oggetto d'indagine, dimostrando l'esistenza dell'arte culinaria ben prima del Medioevo e riproponendo spesso, quale risultato pratico delle indagini condotte, ricette antiche, in alcuni casi vere, cioè tramandate dalle fonti, in altri casi ricostruite con l'analisi del contesto.

Protagonisti di questa indagine in Palestina saranno piatti come Sabich, Shakshouka, Chamin o Rugelach, ma anche la ricerca di un loro omologo antico. Cibo povero e cibo per le mense nobili; cibo rituale e cibo quotidiano. Non a caso il viaggio e la ricerca storico-archologica si concluderanno a Gerusalemme nel mese di aprile per ricostruire, in modo minuzioso e avvolto da un alone di mistero, I(L) Menu dell'Ultima Cena.

Archeoricette unisce l'approccio archeologico ai filtri antropologici, mettendoli a confronto con le attuali acquisizioni della scienza della nutrizione e persegue le proprie finalità divulgative utilizzando canali di comunicazione diversi: dai social ai blog, dai tour enogastronomici alle conferenze, dalle Archeoricette a Tavola (incontri accompagnati da una cena) alle pubblicazioni, tra cui Archeoricette per i tipi di Feltrinelli e, appunto, Indovina chi venne a cena?, edizioni Sottosopra.

Archeoricette propone la ricostruzione dell'arte culinaria appartenente a ciascuna civiltà oggetto di indagine. L'arte culinaria e gastronomica diventa un modello per tentare di illustrare, aldilà degli stereotipi o della conoscenza fornita dalla vulgata, una visione attendibile e coerente del mondo antico (mesopotamico, egizio, hittita, miceneo, minoico, persiano etrusco...) in merito al cibo. Vengono raccolti i dati forniti dalle diverse branche dell'archeologia e viene formulata l'ipotesi che l'arte culinaria e gastronomica esistesse già con una sua struttura all'interno della quale ogni elemento definisce il proprio significato, con la possibilità di analizzarlo e riconoscerlo.

Utilizzando un concetto caro a Massimo Montanari, ossia quello della grammatica del cibo e delle regole a essa sottese, il progetto Archeoricette: analizza le abitudini alimentari di civiltà che si sono sviluppate in un vasto arco temporaneo dal 3000 a.C al 600 d.C; verifica l'applicabilità delle "regole grammaticali"; dimostra l'esistenza (anche in assenza di testi che lo documentino) dell'arte della cucina anche ben prima del Medioevo.

Ogni singolo alimento viene interpretato come uno strato archeologico: da solo poco indicativo, ma affascinante se contestualizzato, non solo dal punto di vista delle coordinate cronologiche ma anche di quelle geografiche. Il cibo è a tutti gli effetti un manufatto, materia che ha subito una manipolazione, anche solo con la raccolta. L'alimento è al centro di un processo complesso che si realizza con molteplici azioni: conservazione, stoccaggio, trasporto, trasformazione, consumo e commercio, per citarne alcune; quindi il cibo è cultura materiale.

Con questa premessa, l'archeologia della produzione diventa il primo dei "materiali" con cui sono state realizzate le fondazioni di Archeoricette. E qui si va a inserire la ricerca legata al Menù dell'Ultima Cena che si fonda su alcune certezze: Gesù e i suoi erano Ebrei, si consideravano Ebrei (forse i veri Ebrei) e seguivano la tradizione; il Cristianesimo è l'unica religione monoteista che non ha divieti alimentari (l'astensione dalla carne in alcuni giorni non può essere considerato un divieto); il quadro alimentare variegato e ricco di Gerusalemme del I sec. a.C.

Ma esistono anche dei dubbi legati all'Ultima Cena: come ben si sa, il popolo eletto di Israele usò il cibo come elemento di differenziazione introducendo le prescrizioni alimentari per distinguersi dagli altri popoli del Vicino Oriente; Gesù e i suoi compirono un atto rivoluzionario riportando il cibo al suo valore di identità culturale universale abbattendole le prescrizioni esistenti? Su quella tavola che cena fu servita?

Proprio per rispondere a quest'ultima domanda il team di Archeoricette (Generoso Urciuoli, Marta Berogno e Sarah Scaparone) realizzerà questo viaggio d'indagine archeo-enogastronomico che parte da Tel Aviv per arrivare a Gerusalemme, dove il cibo è il protagonista principale.
Per sostenere la ricerca è stata aperta una pagina per il crowdfundig
http://www.indiegogo.com/projects/ultima-cena, ma l'attività legata al Menu dell'Ultima Cena si può seguire anche sui social attraverso l'hastag #ultimacena o direttamente sul sito www.archeoricette.com
 
 

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