Venerdì 15 maggio alle ore 17,30, presso lo Spazio San
Giovanni di Asti (via Natta 36) sarà inaugurata la mostra “Secondo Pia primo
fotografo della Sindone”, allestita in occasione della solenne Ostensione
del Sacro Telo iniziata a Torino il 19 aprile scorso.
La mostra racconterà, attraverso le fotografie e le
attrezzature dell’epoca, la vita e l’opera dell’avvocato Secondo Pia che per
primo, nel 1898, ottenne il permesso di realizzare la fotoriproduzione della
Sindone dal re Umberto I. Sarà proprio la fotografia del Sacro Telo donata
nell’ottobre 1918 dalla famiglia Pia alla chiesa parrocchiale di Mombarone, il
pezzo pricipale della mostra.
Secondo Giuseppe Felice Pia, nato nel 1855 da una
importante famiglia astigiana, avvocato di professione, scelse la fotografia
come passione. Mosse i primi passi in
un’epoca non facile per chi doveva destreggiarsi tra prodotti chimici e lastre
da preparare al momento, in laboratori itineranti. Spinto dall’amore per la
storia dell’arte riprese nel corso della sua vita monumenti noti e sconosciuti
del territorio, realizzando così una vasta campagna fotografica del patrimonio
culturale piemontese. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino conserva oltre 13.000 fotografie
scattate da Pia che permettono di ricostruire la storia urbanistica e
architettonica del Piemonte.
Ma ciò che ha consegnato la figura di Secondo Pia alla
Storia è sicuramente quella fotografia della Sindone che rivelò per la prima
volta la sua natura di negativo fotografico. Correva l’anno 1898: in occasione
del matrimonio del principe Vittorio Emanuele III di Savoia con la principessa
Elena di Montenegro si stabilisce di esporre solennemente la sacra reliquia,
come era consuetudine di casa Savoia nei grandi avvenimenti e nei giubilei, alla
venerazione dei fedeli. Proprio in questo contesto nasce l’idea, patrocinata
dal barone Antonio Manno, di fotografare la Sindone. Il re Umberto I,
nonostante alcune perplessità iniziali, concede il permesso e viene scelto per
questo prestigioso incarico l’avvocato Secondo Pia, valente fotografo che aveva
già dato prova di grande maestria senza essere un professionista. Pia riassume
dunque in sé due prerogative fondamentali: capacità e disinteresse.
Per realizzare l’impresa veramente “titanica”
(ricordiamo che la Sindone misura in lunghezza 4,37 m. e in altezza e 1,10 m.)
viene costruito appositamente un apparecchio fotografico particolare, capace di
montare una lastra “gigante” di formato 50x60. Dopo un primo tentativo fallito,
la sera del 28 maggio 1898 Pia riesce finalmente nel compito assegnatogli
nonostante tutta una serie di problemi tecnici. Alla luce di due fari
elettrici, novità assoluta per l’epoca, espone due lastre 50x60, una con posa
di 14 minuti e l’altra con posa di 20 minuti. Appena terminata l’opera porta
immediatamente le lastre in camera oscura per il fissaggio. Il nipote di un
aiutante del Pia, che lo attendeva fuori della camera oscura, racconta così
l’evento: «Sulla soglia della camera oscura era il Pia. Con le mani stringeva
la grande lastra ancora gocciolante di fissativo. Fattoglisi incontro mio nonno
fu colpito dalla strana espressione del suo volto. Abbassò gli occhi sulla
lastra e vide. In piedi, uno di fronte all’altro, i due non riuscivano a
staccare lo sguardo da quell’immagine negativa meravigliosa che per loro
esperienza fotografica doveva essere in negativo e invece... Fu il Pia a
rompere per primo il silenzio: Varda, Carlin, se sossì a l’è nen un miràcol!»
(Guarda, Carlino, se questo non è un miracolo). Secondo Pia è il primo uomo
della storia che dopo 19 secoli contempla il Sacro Volto del Signore in
“positivo”.
La mostra, organizzata dal Museo Diocesano San
Giovanni e curata dal sig. Mario Franco, resterà aperta al pubblico da venerdì
15 maggio a domenica 28 giugno 2015 con il seguente orario: venerdì ore 15-18,
sabato e domenica 9,30-13; 15-18.
RECAPITI
facebook.com/museodiocesanoasti – twitter.com/MUDIAsti
gli appunti originali di Secondo Pia per la realizzazione della storica fotografia
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