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domenica 29 gennaio 2017

ALTRE PILLOLE E SUPPOSTE - di Roberto Campagna


 
Pubblico molto volentieri le intelligenti "note" di costume (o malcostume) scritte da un mio caro amico di Arezzo, che mettono in evidenza atteggiamenti e problematiche contemporanee da non sottovalutare, il tutto con una pungente ironia di cui solo i toscani sono capaci

 

Una volta in tv e al cinema c'erano quegli eroi lì, alla Marlowe di Chandler, che a me piacevano tanto. Quei maschi sgualciti, con la barba di 3 giorni, che si svegliavano indolenziti, con qualche livido del giorno precedente, accendevano la sigaretta e uscivano di casa pronti a far fronte da soli a tutta l'amarezza del mondo.
Ora non si può più. I nuovi eroi sono belli, pimpanti e à la page, la barba, se lunga, è curata, e Dio li liberi dall'accendersi una sigaretta.
Le tendenze emulative degli spettatori impongono accortezza nel modo di proporre i personaggi. Tutto deve essere corretto. Se fumano, la gente cambia canale inorridita e la cosa non giova all'audience. Basta guardare i supereoi e le supereroine delle serie recenti.

Correttezza vuole che dopo aver menato come magli il villain di turno,l'eroina si slinguazzi con la compagna e il superoe sbaciucchi l'amico. C'è un numero di omosex impressionante nel mondo dei supereroi politicamente corretti. Boh, si vede che le mutazioni non danno solo una forza fisica sovrumana, ma hanno anche effetti collaterali sulle tendenze sessuali.
Occhio alla criptonite, se avete una visione all'antica della vostra virilità. Un'altra cosa hanno in comune i nuovi x-men: non fumano per non dare cattivo esempio ai giovani, ma cazzo quanto bevono. Non si dicono manco buongiorno senza un bicchiere in mano. Prima ancora di sedersi da qualche parte, versano qualcosa in un bicchiere.

Potenza delle mode e dei costumi sociali. La sigaretta è proibita, l'alcool no.
Emulazione per emulazione, il risultato sono i 5 ragazzi in coma etilico salvati ieri l'altro, e quelli che ho visto portare via con l'ambulanza stanotte mentre ero di turno al lavoro. Timidamente, e con le dovute cautele, il 118 locale ha detto che ormai è una piaga sociale, una guerra del fine settimana.
Timidamente perché nella città del vino non si può parlare male dell'alcool. Anzi, ormai passa il messaggio che il vino fa quasi bene.
Mi permetto di ricordare che un bicchiere di vino buono non uccide nessuno, ma nemmeno è una medicina. Non mi risulta che anche vini da 200 euro a bottiglia siano venduti in farmacia. E tutti, buoni o no, contengono un veleno noto come alcool etilico.
Un nemico subdolo e insidioso, contro il quale il nostro organismo non ha difese. Non faccio certo il moralista, tra l'altro non me lo posso manco permettere, un buon bicchiere non lo nego a nessuno e non sono mai stato uno che va a tavola come si va in un centro benessere (anzi è un atteggiamento che non sopporto proprio), ma se è sacrosanto l'invito a non imitare i fumatori, è pure sacrosanto non promuovere l'idea che si possa bere quanto si vuole solo per salvaguardare l'economia locale. Se poi volete imitare i vostri eroi negli sfregamenti omosex, no problem, cavoli vostri.
 
Roberto Campagna

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