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mercoledì 7 settembre 2011

Tablet al posto del menu al ristorante. Ma è proprio necessario?


Domenica 4 settembre è stata inaugurata a Cocconato, nella sede storica dell'azienda vitivinicola Bava,  l’interessante mostra “Cent’anni di Menu. Il vino nel menu d’autore dalla lista cibaria al tablet”. L’esposizione, patrocinata dall’Accademia Italiana della Cucina e coordinata da Marianna Natale, rimarrà visitabile per tutto il mese di settembre, per informazioni telefonare allo 0141 907083.
Nel corso del dibattito sollecitato dal giornalista Sergio Miravalle,  con gli ospiti dell’inaugurazione, si è arrivati all’argomento di attualità: l’arrivo che si sta diffondendo sempre più nella ristorazione del “tablet” ovvero di un menu elettronico che applica le tecnologie di ultima generazione, sul quale si possono visualizzare in foto i piatti proposti, avere tutte le informazioni possibili ed immaginabili, compresi filmati sullo chèf e preparazione e naturalmente “girare” direttamente l’ordinazione alla cucina. Lo stesso aggeggio multimediale serve infine a presentare il conto. Una “rivoluzione” che chi ha i capelli bianchi come il sottoscritto  ed è abituato  da sempre ad un dialogo con i camerieri, ascoltando spesso i loro consigli, farà sicuramente fatica ad accettare. E’ stato giustamente  anche fatto rilevare che consegnare ai clienti questi “tablet” sottopone l’organizzazione del servizio al rischio concreto che molti di essi si mettano a “navigare” nelle informazioni proposte e finiscano per annullare l’ipotetico vantaggio di sveltire le operazioni della “vecchia” comanda, con tanto di notes sul quale scrivere l’ordinazione. E’ vero che in molte pizzerie è già diffuso da tempo un taccuino elettronico azionato dal cameriere, ma a confronto del tablet è già preistoria.
Personalmente  sono tra coloro che, per ragioni anagrafiche, si è trovato  non più giovanissimo, per necessità di lavoro  in primis ma anche per curiosità intellettuale, a confrontarsi con la rapidissima rivoluzione tecnico-elettronica ancora in atto  ed imparare prima a "manovrare" un computer e poi a cimentarsi con Internet. Tutte innovazioni, sia chiaro, che hanno cambiato ed agevolato notevolmente il mio lavoro di giornalista, che era iniziato negli anni '70  mandando fogli dattiloscritti ai giornali, poi inviandoli per fax che sembrava già un progresso incredibile e che ora è destinato al museo per arrivare ai giorni nostri in cui si invia in tempo reale a chi si desidera articoli e fotografie in tutto il mondo o si aggiorna questo blog. Questo per dire che non sono affatto contrario alle innovazioni, però a tutto c'è un limite ed io lo pongo nel pericolo ormai evidente di abolire quasi totalmente i rapporti diretti con gli altri esseri umani...e scusate se è poco. Il rischio di passare gran parte del proprio tempo "dialogando" con uno schermo è ormai palese, ma per cortesia lasciateci  liberi di fare domande a voce ed ascoltare risposte almeno al ristorante.
Già malsopporto tutti coloro che non riescono a fare meno per un paio d'ore del telefonino quando sono a tavola e  dopo squilli vari con suonerie  spesso ridicole, rendono note le loro conversazioni quasi sempre banali a tutti gli astanti, ora si rischia di entrare in un locale e vedere armeggiare "tablet" alla mano tutti gli avventori che impegnati nel cimento ovviamente non parleranno. E' proprio necessario?  E' anche venuto fuori nel dibattito che negli Stati Uniti ci sono locali che hanno già "incorporati" nei tavoli video, foto e menu da "sfogliare" passando un dito sullo schermo. Una sorta di "gioco" che probabilmente le giovani generazioni apprezzeranno molto, sperando che imparino anche a conoscere la differenza tra un fast-food  e la cucina di qualità.
In ogni caso. fin che ci sarà un ristorante che mi consegna il vecchio menu cartaceo ed in cui potrò chiedere informazioni al cameriere e poi congratularmi  di persona col cuoco/a se avrà soddisfatto il mio palato, frequenterò quello.

                                Roberto Bava presenta alcuni menu in mostra presso la cantina



 

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