Quanto è successo
domenica scorsa a Castagnole Monferrato solleva qualche perplessità ed
interrogativi ai quali probabilmente sarà utile dare risposte con una certa
sollecitudine. Il rischio evidente è che si danneggi un importante indotto
enogastronomico ed il turismo autunnale che sul richiamo del tartufo basa le sue
attrattive in questo periodo
E’ vero che negli ultimi anni il
raccolto del prezioso fungo ipogeo è stato piuttosto scarso e di conseguenza le
varie Fiere dell’Astigiano non presentavano più i ricchi “piatti” di un tempo
non troppo lontano (come quello della foto sopra da me scattata alla Fiera di
Asti nel 2005).
E’ anche assodato che il pubblico,
proveniente anche in buona parte da fuori regione e dall’estero, arriva
ugualmente in zona e si “accontenta” di cercare i tartufi nei ristoranti, che
però ci risulta che spesso soddisfino le richieste (non sempre) solo su
prenotazione .
Dietro l’angolo però c’è il rischio
di disattendere le logiche attese dei turisti, che finiscono poi per riversarsi
su Alba dove il tartufo, compreso quelli nostrani, bene o male non manca mai .
In un periodo che già deve fare i conti con una crisi economica molto lunga e
pesante, sarebbero guai seri per un’economia come quella della nostra provincia
(ormai quasi ex) che non se la passa già benissimo.
Senza entrare troppo nel merito di
una questione indubbiamente complicata, trovo giusto che il tartufo reperibile
da noi abbia una tracciabilità verificabile. Tutti sapevano che buona parte del
“bianco” arrivava da altre regioni d’Italia e non solo, quasi sempre a dire il
vero di soddisfacente qualità, per far fronte alle richieste pressanti in
stagione. Sapere da dove arriva un alimento, quale esso sia, è un diritto del
consumatore e un cartellino con la provenienza è giusto venga esposto, poi
l’acquirente si regola come crede.
Ma par di capire che la “fuga” dalle Fiere di trifolao e commercianti sia motivata principalmente dalla questione fiscale e dai controlli e multe che ne derivano. Il mondo del tartufo, qui ed altrove, è sempre stato in gran parte sotterraneo come il sempre prezioso e quotato Tuber Magnatum Pico. L’autofatturazione che caratterizza il comparto a quanto pare non risolve più il problema. Forse era il caso di trovare per tempo accordi precisi tra controllati e controllori, ma probabilmente, come succede sempre in Italia, non si è passati in tempo utile dalle parole ai fatti, come è plausibile pensare converrebbe a tutti.
Ma par di capire che la “fuga” dalle Fiere di trifolao e commercianti sia motivata principalmente dalla questione fiscale e dai controlli e multe che ne derivano. Il mondo del tartufo, qui ed altrove, è sempre stato in gran parte sotterraneo come il sempre prezioso e quotato Tuber Magnatum Pico. L’autofatturazione che caratterizza il comparto a quanto pare non risolve più il problema. Forse era il caso di trovare per tempo accordi precisi tra controllati e controllori, ma probabilmente, come succede sempre in Italia, non si è passati in tempo utile dalle parole ai fatti, come è plausibile pensare converrebbe a tutti.
Forse è ancora possibile correre ai
ripari e concordare regole più precise.
Comunque una Fiera del Tartufo con
un concorso deserto di partecipanti e pochissimi venditori di quello che doveva
esserne comunque il protagonista, mette una certa tristezza……speriamo che i
prossimi appuntamenti dell’Astigiano e del capoluogo vadano meglio sotto questo aspetto, sarebbe un vero peccato il contrario.
Nessun commento:
Posta un commento