Palazzo Mazzetti – Asti, Corso Alfieri
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20 gennaio – 20 maggio 2018
“Come
si uccide una città intera? A poco a poco, smontandola. Tagliando le vene delle
strade ad una ad una, schiacciando sotto le macerie i luoghi di incontro, le
piazze, le moschee, i caffè, fino ad inaridirli”
Così il giornalista Domenico
Quirico sintetizza il senso della sua nuova mostra che Palazzo Mazzetti
inaugura venerdì 19 gennaio alle ore 18, e che sarà aperta al pubblico dal 20
gennaio al 20 maggio 2018.
Unica
in Italia, la mostra ripercorre i cinque anni di guerra che hanno coinvolto
Aleppo dal 2011 al 2016.Attraverso un allestimento multimediale, il
visitatore viene immerso nella realtà della città siriana e dei suoi abitanti,
rappresentati dalle voci di attori che narrano momenti di drammatica
quotidianità. Lo studente, il cecchino, il maestro di scuola,
la giovane donna, la famiglia di migranti: incontri che il visitatore vive
percorrendo spazi di città ricreati con installazioni, gigantografie e video.
Come sostiene Quirico “Non è attraverso piantine, avanzate, ritirate,
comunicati, annunci, che si può raccontare e capire Aleppo; non puoi toccare le
parole se non gli viene data una forma umana.”
Il percorso espositivo diventa esperienza diretta: il
visitatore prende coscienza del baratro in cui è caduta Aleppo, una città
millenaria il cui centro storico era stato proclamato dall’Unesco Patrimonio
dell’Umanità. Una città moderna, motore economico della Siria, con una
popolazione di quasi due milioni di abitanti che nel 2011 aveva abbracciato i
venti di rinnovamento della cosiddetta Primavera Araba. Istanze democratiche
degenerate in una brutale guerra civile, in cui ogni cittadino è stato
costretto - suo malgrado - a schierarsi contro altri concittadini.
“Apparteniamo
al popolo di coloro che la guerra ha sorpreso in un luogo, ci ha come
pietrificati a una linea del fronte, a una piega della battaglia: siamo
diventati automaticamente gente di Bashar o ribelli, senza che nessuno ci abbia
mai chiesto il parere, una adesione, una scelta ideologica.”
Dopo un’introduzione che illustra il contesto
storico-politico nel quale si sono svolti i fatti, la
mostra concentra l’attenzione su quanto la guerra abbia modificato
drasticamente la vita degli abitanti, nelle abitudini quotidiane
di cittadini del terzo millennio, nel significato dei rapporti umani, degli
affetti, dell’esistenza stessa. Nelle dieci sezioni della
mostra il visitatore incontra personaggi diversi e ascolta la loro
testimonianza; attraversa gli ambienti vivendo di persona il
senso di disagio, pericolo e inquietudine che le diverse installazioni
intendono ricreare. Come la simulazione del bombardamento,
vissuto dall’interno di un’aula scolastica, nella quale sono gli stessi
visitatori a sedere nei banchi e a subire la violenta emozione dell’attacco da
parte delle forze governative.
La
Fondazione Palazzo Mazzetti che, grazie alla sua offerta culturale è da anni un
riferimento per le scuole del Piemonte, per l'occasione propone esercitazioni
didattiche che stimolino gli studenti a guardare ai fatti di attualità con
occhio diverso e a sperimentare forme di scrittura giornalistica.
In
quest’ottica è stato adottato quale complemento alla mostra,
l’ultimo libro scritto da Domenico Quirico, Succede ad Aleppo,
edito da Laterza a ottobre 2017.
L'allestimento
è stato progettato da Federico Bollarino, che con Domenico Quirico aveva già
realizzato la mostra Dal nostro inviato al fronte ospitata a Palazzo
Mazzetti nel 2015.
La
mostra Aleppo. Come è stata uccisa una città è promossa da Fondazione
Palazzo Mazzetti, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e Città di Asti, con il
patrocinio del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale,
Regione Piemonte, Provincia di Asti, Associazione per il Patrimonio dei
Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato.
Fondazione Palazzo Mazzetti – Asti, Corso Alfieri
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