DUE
GIORNI DI FESTA IL 30 SETTEMBRE E 1° OTTOBRE ALL’AZIENDA CASALONE VITICOLTORI DI
LU MONFERRATO (AL) CON CONCERTO, PRESENTAZIONE E DEGUSTAZIONI DEI LORO VINI MOLTO PARTICOLARI
I dieci anni dello spumante dell’antica Malvasia
Greca, un Grignolino “artistico” e la fine della Vendemmia 2018: tre ottimi
motivi per far festa all’azienda Casalone
viticoltori di Lu Monferrato (Alessandria). L’invito è in cantina domenica 30 settembre, dalle 19, per la
presentazione della nuova etichetta del Grignolino storico che riproduce il
dipinto «I Canonici di Lu» di Pietro Francesco Gualae lunedì 1° ottobre per la degustazione su invito dell’antico e raro
vitigno di Malvasia Greca nelle versioni Metodo Classico, Passito e Bianco.
I Casalone sono una famiglia di Viticoltori (nella foto in alto) che
da tre secoli, coltiva la vite nel Monferrato.
Capostipite fu Petrus Hieronymus Casalone che
arrivò a Lu nel 1734, come colono e vignaiolo dei Marchesi Millo.
Oggi l’azienda ha 10 ettari di vigneti e produce 40.000 bottiglie all’anno. È guidata da Paolo e Pier Angelo, anche se papà Ernesto, con i suoi 85 anni, continua a vigilare su lavoro e scelte dei figli. Fu proprio lui, negli Anni 80, sostenuto dalla moglie Maria Luisa Terri, a credere in quella che allora,nella tradizione monferrina, si chiamava Malvasia Greca, oggi iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Viti con denominazione Malvasia Moscata.
Oggi l’azienda ha 10 ettari di vigneti e produce 40.000 bottiglie all’anno. È guidata da Paolo e Pier Angelo, anche se papà Ernesto, con i suoi 85 anni, continua a vigilare su lavoro e scelte dei figli. Fu proprio lui, negli Anni 80, sostenuto dalla moglie Maria Luisa Terri, a credere in quella che allora,nella tradizione monferrina, si chiamava Malvasia Greca, oggi iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Viti con denominazione Malvasia Moscata.
Ernesto Casalone |
«Un nome che ricorda forse le origini del
vitigno – spiegano i Casalone –la leggenda dice che partì dal porto di una piccola
cittadina greca del Peloponneso, Monemvasia, dalla quale i Veneziani nel XIII
secolo importarono in Italia i vitigni che presero l’attuale denominazione di
Malvasie. Nostro padre ci ha scommesso in tempi in cui nessuno più vinificava
quest’uva. A metà Anni 90 abbiamo deciso di fare dei reimpianti e un restyling
dell’etichetta. Negli anni abbiamo continuato a impiantare e sperimentare
diverse vinificazioni insieme al nostro enologo Giovanni Bailo. Quest’anno
festeggiamo i dieci anni di produzione del Metodo Classico e lo facciamo con
l’uscita di un’edizione speciale di uno spumante rimasto 60 mesi sui lieviti».
I Casalone coltivano la Malvasia Moscata in un
ettaro e mezzo; un altro ettaro è appena stato impiantato. Si chiama Monvasia
nelle sue tre versioni: «È un acronimo di Monferrato e Malvasia» spiegano i due
fratelli Casalone. La Monvasia Bianca viene prodotta in 7000 bottiglie; 3000 la
Monvasia Metodo Classico e mille la Monvasia Passito.
L’anno scorso è iniziata una collaborazione con
il CNR di Torino. Il ricercatore Stefano
Raimondi racconta: «La presenza in Piemonte di uve Malvasie, presumibilmente
a bacca bianca, è attestata già dal 1468 negli statuti di Mondonio. Per la
prima descrizione completa bisogna attendere la fine dell’800: ne parlano Demaria
e Leardi riferendo anche la contrazione nell’utilizzo di questo vitigno. L’importanza
storica della Malvasia Moscata è testimoniata non solo dai numerosi
riferimenti, ma anche dalla distribuzione in ogni parte viticola della regione.
Oggi infatti se ne sono recuperate piante, di solito ceppi isolati o porzioni
di filari, nell’Alessandrino, nell’Astigiano (a nord come a sud del Tanaro),
nel Pinerolese, nel Chierese e perfino nel nord Piemonte, a indicare una
coltura diffusa e una presenza storica consistente».
A fronte di questa riduzione nella coltivazione
in Piemonte, questa Malvasia ha trovato un nuovo spazio in California, dove è
probabilmente giunta insieme a emigranti piemontesi. Qui ha conquistato un
posto di una certa importanza nella produzione di vini utilizzati come base
spumante o in taglio allo Chardonnay per innalzarne il tenore aromatico oper la
produzione di vini da dessert.
IL
GRIGNOLINO DEI CANONICI DI LU
La giornata aperta a tutti è domenica 30
settembre, dalle 19, per la presentazione della nuova etichetta del Grignolino storico che riproduce «I
Canonici di Lu», un olio su tela dipinto da Pietro Francesco Guala nel 1748.Il
quadro è stato concesso dell'Associazione Culturale San Giacomo: sarà il
presidente del Museo San Giacomo di Lu, Leo Rota, a raccontare l’incontro tra
l’arte e il Grignolino. Seguiranno alle 20, un concerto per fisarmonica classica
del maestro Gianluca Campie
rinfresco monferrino con degustazione dei vini.
«La tela – dice Rota - è una delle opere più
celebri del pittore nato a Casale Monferrato, importante figura artistica del
Settecento Piemontese: ritrae sette Canonici, appartenenti ad alcune delle più
importanti famiglie di Lu, nell’atto di scrivere una lettera a Giacomo Millo
d’Altare, datario apostolico di Papa Benedetto XIV, nella quale esprimono il
loro ringraziamento per averli agevolati nel ricevere nel 1748 il permesso e il
privilegio da parte della Santa Sede di indossare la cappa magna e il rocchetto».
«Sarà l’etichetta di un’edizione limitata e
preziosa – spiega l’enologo Giovanni Bailo - di un Grignolino in purezza
affinato in botti di rovere per 24 mesi, il cui colore rosso vermiglio riporta
la memoria alla cappa magna dei Canonici, testimoni di una antica liturgia».
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