Mercato e consumi continuano a incassare colpi durissimi dalle restrizioni legate all’emergenza sanitaria. Ma dal Monferrato del vino arriva qualche segnale di luce, a dimostrazione di un comparto che, nonostante tutto, reagisce alle limitazioni
I dati raccolti dal Consorzio
Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, alla data 31 ottobre 2020,
registrano una di diminuzione considerevole delle giacenze (- 34.684
ettolitri rispetto al 31 ottobre 2019), con la Barbera d’Asti in testa a –
16.768 ettolitri. Parametri molto incoraggianti che scongiurano l’eccesso di
offerta e dunque di speculazioni. In sostanza, il vino viene consumato malgrado
il sostanziale blocco dei canali Horeca, che rappresenta certamente il
principale spazio di commercializzazione.
Bene anche i dati
sull’imbottigliamento. Qui i numeri del 2020 (31 ottobre) sono addirittura i
più alti dell’ultimo triennio, con un + 1% sulla stessa data del 2019.
Spiccano i numeri complessivi del Piemonte Doc in generale (+ 9,3%, pari a un
incremento di 2.643.001 bottiglie) e del Piemonte Barbera in particolare (+
13,2%, pari a un incremento di 2.117.920 bottiglie). Da sottolineare, a questo
proposito, la transizione nelle versioni bag-in-box, una soluzione pratica e
domestica che continua a riscuotere molto interesse in tempi di lockdown.
Mantengono segno positivo Docg come il Ruchè e il Nizza, mentre l’Albugnano
arriva a un incremento percentuale oltre il 10%.
Piccole e medie aziende, come anche
buona parte delle cantine sociali, sono ormai attrezzate per consegnare il
prodotto a domicilio, un’operazione che ha due implicazioni sostanziali: la
prima è quella di consentire al consumatore di non uscire di casa, senza
tuttavia dover rinunciare al piacere del vino; la seconda è quella di
consolidare una fidelizzazione che permette agli imprenditori di fronteggiare
le molte difficoltà di questi mesi legate al mercato e alla diffusione delle
proprie etichette.
«Questi numeri ci confortano – commenta Filippo Mobrici, Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato –Si tratta di dati che dimostrano la buona tenuta delle nostre aziende e delle nostre denominazioni. È un segnale che arriva in un momento di criticità globale e che, proprio per questo, ci da grandi speranze per il futuro, quando l’incubo della crisi sanitaria sarà finito e potremo riprendere le nostre normali attività. A cominciare da quelle legate alla ristorazione, che rimane il canale principale per la promozione e la valorizzazione dei nostri vini».
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