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lunedì 16 maggio 2016

PROFESSIONE REPORTER - AD ASTI GRANDI FOTOGRAFI DA SABATO 28 MAGGIO AL 1° OTTOBRE

 

La Fondazione Giov-Anna Piras inaugurerà il 28 Maggio ad Asti, negli spazi di Via Brofferio, la mostra Professione Reporter, a cura di Flavio Piras e Alessandro Carrer. L'intento del progetto è di
riflettere, attraverso una struttura ampia e articolata, sulla grande varietà di approcci fotografici che hanno caratterizzato gli anni d'oro del fotogiornalismo internazionale del ventesimo secolo,
offrendone una visione singolare e atipica sotto diversi aspetti:
 
in un unico spazio verranno presentati lavori di quaranta fotografi, da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, fondatori della storica Magnum Photos, a Larry Borrows e Nick Ut, da Marc Riboud, e David Seymour, a Joseph Koudelka e Sebastiao Salgado, da Tina Modotti a Margaret Bourke-White, da Walker Evans a
Robert Frank, con la possibilità di scoprire, per alcuni, scatti emblematici ma poco noti, e con l'occasione di approfondire, per altri, sguardi e filosofie attraverso sezioni monografiche dedicate.
È opinione diffusa che il reportage costituisca la vocazione per eccellenza della fotografia stessa. La fotografia documentaria ha (e ha avuto, nel corso della propria storia) la capacità e il privilegio di
mostrare il mezzo, lo strumento, ovvero la fotocamera, “al massimo della sua forza e radicalità”.
Pur avendo connessioni esplicite con lo spazio e con il pubblico, il genere del reportage è anche “una delle forme più intime della pratica fotografica” (Graham Clarke) e presuppone un nodo diretto e immediato tra lettore e soggetto, sostenuto da un preciso mandato di registrazione e denuncia: la fotocamera produce una coscienza e manifesta, parafrasando Franco Vaccari, un “inconscio etico-morale”.

Se poi ci si allontana dal presente dello scatto, dalla “scheggia di storia e realtà” che la fotografia ha saputo (o provato) a fermare, il valore documentario della testimonianza si diluisce progressivamente nell'oceano del tempo così che, anni dopo, bruciata la notizia, rimane la grandezza o la bellezza dello scatto fotografico in sé, ancora più denso della sua connaturata ambiguità.
 
L'arbitrio del fotografo si mescola inesorabilmente all'istante fotografato, e la storia del soggetto tende a perdersi in quella dell'osservatore, fino a produrre rituali del tutto nuovi. Alla fine
resta l'immagine, e il potere che essa è in grado di esercitare sull'osservatore.

www.fondazionegiovannipiras.com



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