Un nuova cantina
vinicola, al centro di una cittadella del vino con strutture di accoglienza nel
segno delle produzioni vitivinicole, alle porte di una delle città piemontesi
simbolo dell’enologia italiana dove più di un secolo fa nacque il primo
spumante d’Italia, e un nuovo vino, un Asti Extra Dry, versione non dolce del
famoso Asti docg, che rinverdisce il primato piemontese delle prime bollicine
italiane
Del progetto, in fase di realizzazione, si è parlato lunedì 29 ottobre, all’Enoteca regionale di Canelli e dell’Astesana, in provincia di Asti
da sinistra: Barbero, Pietro Cirio, Gabusi, Mario Cirio, Dogliotti e Scaglione (foto Vittorio Ubertone per SdP) |
La nuova sede è
quella di Cantine Amerio, storica azienda canellese, oggi controllata da tre
imprenditori vinicoli, i fratelli Mario e Pietro Cirio e l’enologo Gianluca
Scaglione.
Sorgerà alle porte della città sulla strada che porta ad Asti, proprio di fianco a un complesso voluto da altri imprenditori canellesi, la famiglia Scagliola, attiva nel campo delle macchine enologiche altra eccellenza del territorio insieme alla vitivinicoltura, che prevede un albergo di charme, una vineria e un’enoteca che proporrà esclusivamente vini di produttori canellesi. È questa l’architettura della nuova cittadella del vino di Canelli.
Sorgerà alle porte della città sulla strada che porta ad Asti, proprio di fianco a un complesso voluto da altri imprenditori canellesi, la famiglia Scagliola, attiva nel campo delle macchine enologiche altra eccellenza del territorio insieme alla vitivinicoltura, che prevede un albergo di charme, una vineria e un’enoteca che proporrà esclusivamente vini di produttori canellesi. È questa l’architettura della nuova cittadella del vino di Canelli.
Ha
spiegato Pietro Cirio: « La posizione
della nuova sede, voluta e costruita da noi sulla direttrice per Asti, e
l’estrema vicinanza con strutture di accoglienza di proprietà della famiglia
Scagliola e che saranno gestite direttamente da noi, pongono la nuova sede di
Cantine Amerio al centro di un progetto unico, non solo per l’Astigiano, ma per
l’intera regione».
Sulla
stessa lunghezza d’onda il sindaco di Canelli, anche presidente della
Provincia, Marco Gabusi: «Queste scelte
imprenditoriali vanno favorite perché procedono nel solco della tradizione e
dell’innovazione utili per costruire il futuro di Canelli, delal provincia e
dell’intera regione».
È intervenuto anche il presidente del Consorzio dell’Asti, Romano Dogliotti che
ha confermato come l’Asti nella tipologia non dolce sia un’opportunità per la
filiera del moscato.
Il progetto della nuova Cantina è stato affidato allo studio di architettura
MKP di Canelli. L’architetto Alberto Barbero ha chiarito la genesi del progetto
e il rapporto tra struttura e ambiente. «Siamo
partiti dall’interpretazione delle architetture storiche legate alle cantine
vinicole ottocentesche – ha detto -.Linee
semplici ed essenziali che abbiamo abbinato a riferimenti paesaggistici e
territoriali come la collina, insieme ad accorgimenti di sostenibilità
ambientale come pannelli fotovoltaici e colonnine per la ricarica di veicoli
elettrici»
È
toccato quindi all’enologo Gianluca Scaglione svelare le caratteristiche del
nuovo Asti Extra Dry, chiamato Segreto, firmato Cantine Amerio. «A poco più di un anno dal lancio della
tipologia non dolce dell’Asti docg da uve moscato – ha detto il tecnico - ci siamo concentrati su un metodo di
vinificazione che personalmente avevo sperimentato tempo fa per la produzione
di un particolare spumante a metodo classico. Con l’uso di particolari lieviti
e accorgimenti di cantina siamo riusciti a eliminare quella nota mandorlata che
spesso tende ad emergere negli Asti Secco con un residuo dolce ancora marcato.
Anche per questo il nostro Asti non dolce abbiamo deciso di produrlo in
versione extra dry, quindi il più secco possibile».
Infine
l’appello di Pietro Cirio a favore dell’ambiente agricolo e del paesaggio: «Siamo nel cuore della zona Unesco dei paesaggi
vitivinicoli del Piemonte – ha detto l’imprenditore – e noi vignaioli dovremmo essere i primi custodi del patrimonio
paesaggistico e ambientale che ci è stato affidato. Solo così, insieme ai
nostri vini, la buona tavola e l’accoglienza inappuntabile potremo conquistare
i visitatori, italiani e stranieri, che sempre di più scelgono il nostro
territorio»
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