DOMENICA 31 MARZO A
VIARIGI (ASTI) DEGUSTAZIONE DELLO STORICO VITIGNO COLTIVATO DA CASCINA
CASTLÈT A COSTIGLIOLE D’ASTI. L’ETICHETTA SARÀ PRESENTE A VINITALY 2019
È una verticale storica di Uvalino Uceline di
Cascina Castlèt, quella in programma domenica 31 marzo, alle 12, a Uvantica, l’evento sui vitigni rari e
quasi scomparsi ospitato alla Locanda del Monacone di Viarigi (Asti). Cinque le
annate in degustazione: 2006, 2008, 2009, 2011 e 2012.
Per Mariuccia Borio, produttrice di
Costigliole d’Asti, una scommessa vinta: oggi produce circa 5 mila bottiglie di
quel vitigno oramai raro ma un tempo assai diffuso tra i filari dell’Astesana,
in Piemonte. Da anni Cascina Castlèt, crede e finanzia la ricerca universitaria
per custodire e tramandare la coltivazione di Uvalino sulle colline di Costigliole.
Una ricerca che dura da quasi 30 anni.
«L’Uvalino ha
sempre fatto parte della mia vita. Pe noi bambini, la raccolta dell’Uvalino era
una festa – racconta Mariuccia Borio - Nel 1992 impiantai il primo filare. Oggi
ho circa un ettaro e mezzo di uvalino, in due vigneti. La prima annata in
commercio fu la vendemmia 2006: uscì nel 2009. Oggi ne produco circa 5 mila
bottiglie. È un vino che deve essere apprezzato con qualche anno d’età».
grappolo di Uvalino |
Una ricerca che è
stata un importante investimento economico, ma soprattutto di credibilità.
Dalla vendemmia 1995, inizia la collaborazione con l’Istituto sperimentale per
l’Enologia di Ast. Il progetto fu presentato nel giugno 2003 in occasione del
VII International Symposium of Oenology di Arcachon, organizzato dall’Università di Bordeaux, dove vennero presentate
le più importanti ricerche europee in campo vitivinicolo.
L’iter burocratico
per rendere l’uvalino un vitigno riconosciuto e permesso è durato alcuni anni.
Il 16 luglio 2002 la Gazzetta ufficiale sentenzia la rinascita dell’uvalino che
viene inserito come varietà riconosciuta. Sul sito www.cascinacastlet.com , è
pubblicato un approfondimento.
L’UvalinoUceline
2012 si potrà anche degustare al Vinitaly
nello stand di Cascina Castlèt al Padiglione 10 Stand L3. Altri vini in
assaggio: Vespa Barbera d’Asti docg 2017 e 2018, Litina Barbera d’Asti Superiore
docg2016, PassumBarbera d’Asti Superiore docg 2016, Policarlo Monferrato Rosso 2016,
Ataj Chardonnay doc 2018, Castlètrosé 2018, Goj Barbera del Monferrato frizzante
doc 2018, Moscato d’Asti docg 2018, Avié Moscato Passito 2012.
LA
STORIA DELL’UVALINO.
Era la bottiglia più preziosa da regalare al dottore, al podestà, al
farmacista e al prete: un vino di lusso per far bella figura. Poco di scritto è
rimasto su questo vino, ma le testimonianze orali permettono di attestare la
sua presenza in Piemonte almeno dagli ultimi anni dell’Ottocento. Da
quell’epoca, risulta diffuso in tutta l’Astesana meridionale, con il cuore
nella zona di Costigliole d’Asti. Si può dire che fino a una cinquantina d’anni
fa in tale area non esistesse azienda agricola, per quanto piccola, che non
destinasse all’Uvalino almeno un paio di filari dei propri vigneti. Le
caratteristiche varietali dell’uva in questione portano a escludere che si
tratti di un vitigno forestiero importato e acclimatato in tempi recenti, o
comunque nel corso dell’Ottocento. Veniva utilizzato in purezza e passito
soltanto dalle famiglie più illustri e abbienti, e si connotava così con un
segno di distinzione. Avere qualche bottiglia di Uvalino in casa era un segno
di benessere, oggi diremmo uno status symbol.
bottiglia di "Uceline" |
IL
NOME.
L’Uvalino di Cascina Castlèt si chiama Uceline. Il nome non è scelto a caso, ma
dopo una approfondita ricerca dello storico Gianluigi Bera: con esso agli inizi
del Seicento, nella collina torinese e in Astesana, si designavano uve a
maturazione talmente tardiva da essere vendemmiate quando le viti avevano perso
tutte le foglie, al punto che gli uccelli se ne cibavano largamente.
L’ETICHETTA.
L’etichetta è stata realizzata da Giacomo Bersanetti, Sga Wine Design, che ha
firmato tutte le etichette dell’azienda.
È il volo di un piccolo stormo di uccelli che partono per terre lontane
dopo lavendemmia o tornano con la primavera dopo aver passato l’inverno nelle
terrecalde d’Africa. Le lettere del nome Uceline si animano fino a ricreare
un volo di uccelli. La soluzione quasi surreale della serigrafia, realizzata
direttamente su vetro, si esprime con il colore giallo terra delle sabbie
astesane dove cresce l’uvalino.
L’AZIENDA.
Trenta ettari di vigna che racchiudono un
sogno diventato progetto, un progetto che nasce da due idee semplici:
rispettare la natura ed essere al passo con la tecnologia. Questa è Cascina
Castlèt. Da sempre i Borio coltivano la loro proprietà con vitigni autoctoni,
quelli che più parlano della famiglia, Barbera, Moscato, Uvalino, Nebbiolo, ma
negli anni hanno scommesso anche su Cabernet Sauvignon e Chardonnay.Nascono
così i vini Cascina Castlèt, da uve risolute e con nomi coraggiosi, Passum,
Policalpo, Avié, Litina, Goj, Ataj e Uceline. Ogni nome racchiude una storia,
un racconto, un piccolo aneddoto della famiglia e del territorio.La cantina di
Cascina Castlèt ha due anime: una vecchia
cantina, interrata e al cui interno ci sono presenti grandi botti in
rovere da 34 ettolitri, e un nuovo
locale di affinamento, con barrique e tonneaux, macchine moderne e
sofisticate, linea di imbottigliamento automatizzata, acciaio. Tutto questo
vuole essere coerente con il principio che coniuga il rispetto della natura e
l’essere al passo con la tecnologia, in ogni fase di vinificazione. L’azienda
produce energia pulita con un impianto fotovoltaico e utilizza un moderno
impianto di fitodepurazione naturale delle acque reflue di cantina.I vini
vengono bevuti in tutto il molto: da New York a Tokyo, da Oslo a Sidney fino
alla Nuova Caledonia. Il posto più lontano è l’isola di Bonaire, nelle Antille
Olandesi.
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