Mariuccia Borio con il noto grafico Giacomo Bersanetti |
COSTIGLIOLE
D’ASTI, CASCINA CASTLET RINNOVA L’ETICHETTA DI UCELINE CON LA FIRMA DI GIACOMO
BERSANETTI
In quelle 5 mila bottiglie c’è la volontà
di custodire un vitigno oramai raro ma un tempo assai diffuso tra i filari
dell’Astesana, in Piemonte. Da anni Cascina Castlèt, azienda agricola di
Costigliole, crede e finanzia la ricerca
universitaria per custodire e tramandare la coltivazione di Uvalino sulle colline di Costigliole d'Asti. Ora
rinnova l’immagine della bottiglia Uceline con un cambio di etichetta.
Compito affidato a Giacomo Bersanetti, SgaWine Design, che ha firmato tutte le etichette dell’azienda.
Compito affidato a Giacomo Bersanetti, SgaWine Design, che ha firmato tutte le etichette dell’azienda.
“Finora l’uvalino è stato un progetto
sperimentale e anche il packaging era provvisorio – spiega la produttrice Mariuccia Borio – adesso Uceline esce
dalla fase esperimento e deve avere l’abito giusto per raccontarsi e raccontare
la sua storia e il suo paesaggio”.
La nuova immagine della bottiglia, realizzata
tramite serigrafia diretta su vetro, scaturisce direttamente dal nome del vino.
Il colore è un giallo terra, quello delle sabbie astesanedove cresce l’uvalino.
Il nome del vino non è scelto a caso: gli acini, essendo gli ultimi a maturare
e a essere raccolti nel tardo autunno, vengono becchettati dagli uccellini. Da
qui il nome Uceline.
“Si tratta di un’idea semplice e
memorizzabile – spiega Giacomo
Bersanetti– per rendere la bottiglia di Uceline distintiva e molto
comunicativa attraverso una soluzione un po’ surreale,
abbiamo animato le lettere del nome, simulando il volo di un piccolo stormo di
uccelli”.
L’Uceline è un vino che deve essere
apprezzato con qualche anno d’età: è appena uscita di cantina l’annata 2011.
LA STORIA DELL’UVALINO. Era la bottiglia più preziosa da regalare al
dottore, al podestà, al farmacista e al prete: un vino di lusso per far bella
figura.Poco di scritto è rimasto su questo vino, ma le testimonianze orali
permettono di attestare la sua presenza in Piemonte almeno dagli ultimi anni
dell’Ottocento.Da quell’epoca, risulta diffuso in tutta l’Astesana meridionale,
con il cuore nella zona di Costigliole d’Asti.Si può dire che fino a una
cinquantina d’anni fa in tale area non esistesse azienda agricola, per quanto
piccola, che non destinasse all’Uvalino almeno un paio di filari dei propri
vigneti. Le caratteristiche varietali dell’uva in questione portano a escludere
che si tratti di un vitigno “forestiero” importato e acclimatato in tempi
recenti, o comunque nel corso dell’Ottocento.Veniva utilizzato in purezza e
passito soltanto dalle famiglie più illustri e abbienti, e si connotava così
con un segno di distinzione.Avere qualche bottiglia di Uvalino in casa era un
segno di benessere, oggi diremmo uno status symbol.
L’AZIENDA. Cascina
Castlèt ha 30 ettari di vigna. I vitigni coltivati sono: Barbera, Moscato, una
piccola parte di Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Uvalino. Da anni Mariuccia
Borio crede e scommette sulla terra e sulla ricerca, prima sui passiti, poi
sull’Uvalino, un’uva antica e rara. I vini vengono bevuti in 15 Paesi esteri:
l’export rappresenta l'80% della produzione. L’azienda produce energia pulita
con un impianto fotovoltaico e utilizza un moderno impianto di fitodepurazione
naturale delle acque reflue di cantina.
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